Voci da mondi diversi. Asia
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Atiq Rahimi, “Pietra di pazienza”
Ed. Einaudi, trad. Yasmina
Melaouah, pagg. 109, Euro 17,00
Sang-e-sabur: Era stato il suocero a
parlarle della sang-e-sabur, la pietra magica, la pietra nera davanti alla
quale puoi snocciolare tutte le tue lamentele e la pietra le assorbe e tutti i
tuoi dolori finiscono dentro di lei, finché un giorno tu sei finalmente libero
dalle sofferenze e la pietra va in frantumi. Ecco: il marito che giace in coma
è la ‘pietra di pazienza’ della donna che lo accudisce, la moglie che gli parla
incessantemente, lo pulisce, gli cambia la flebo.
Il romanzo “Pietra di pazienza”
dello scrittore afgano Atiq Rahimi (che attualmente vive a Parigi, dopo aver
ottenuto l’asilo politico) è un lungo monologo, “da qualche parte in
Afghanistan o altrove”, tra le quattro pareti di una stanza spoglia, con due
finestre schermate da tende con un volo di uccelli.
Viene in mente l’Inferno di
Sartre, in “Huis clos”, anche se in questa camera ci sono solo due persone.
Perché soltanto all’inizio possiamo pensare che la donna si disperi per amore,
perché soffre nel vedere il marito ridotto ad un corpo immobile e muto. In
realtà, dopo le lamentazioni, dopo la monotona ripetizione di uno dei nomi di
Allah nello sgranare del rosario, la donna ci parla di sé e di se stessa nei
rapporti con il marito, con suo padre, con i suoceri. Ci racconta che cosa
voglia dire essere donna in Afghanistan. E anche che cosa voglia dire essere
uomo che sceglie di unirsi alla Jihad, di imbracciare il fucile – chi fa la
guerra non è capace di fare l’amore.
C’è una lenta progressione nelle
rivelazioni della donna, è quasi come se il continuo silenzio del marito che è
la pietra di pazienza che accoglie i suoi sfoghi la rendesse sempre più ardita
in confessioni più audaci. E avvertiamo un astio e un leggero disprezzo nei
confronti dell’uomo. Gli rinfaccia l’aver cercato il sangue la prima notte di
nozze (e di non essersi neppure accorto che era sangue mestruale), la
goffaggine dei suoi approcci, l’averla bandita dal loro letto nei giorni
‘impuri’, l’incapacità e la mancanza di volontà di soddisfarla sessualmente,
l’ipocrisia. Quando poi inizia a parlare della zia, ripudiata perché sterile,
si apre un altro penoso capitolo sulla miseria della condizione femminile in
una società fortemente maschilista e ignorante dei meccanismi della
procreazione, tanto da considerare la donna come unica responsabile per le
mancate gravidanze.
il film tratto dal libro |
Avverrà ancora qualcosa d’altro tra quelle
quattro mura, prima che la pietra si sgretoli. Qualcosa di penoso che mette in
luce la falsità degli estremismi religiosi, qualcosa che potrebbe anche essere
considerato come un toccante atto di generosità da parte della donna- concedersi
ad un giovane armato abusato da un altro uomo barbuto- e che farà poi
risvegliare il marito. E la sua furia. Mentre fuori, per le strade, si
continuano a sentire esplosioni e spari.
“Pietra di pazienza” è un romanzo. E’ una
tragedia dei nostri tempi in forma di romanzo scarno ed essenziale. Che si
chiude con l’inquadratura sugli uccelli migratori delle tende: fugga chi può.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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