vento del Nord
la Storia nel romanzo
storia di famiglia
Nora Ikstena, “Il latte della madre”
Ed. Voland, trad. Margherita
Carbonaro, pagg. 188, Euro 13,60
Mia madre aspirò una boccata di
fumo e per un istante restammo sedute accanto alla tomba di Bambi.
Ma perché ha mangiato il suo bambino, le chiesi.
Forse voleva evitare che finisse in gabbia, disse mia madre e mi
abbracciò forte.
Rileggeremo queste frasi più
avanti, in questo libro davvero molto bello della scrittrice lettone Nora
Ikstena, e le capiremo meglio. Sapremo che Bambi è il criceto della bambina e
che la gabbia di cui parla la madre non è soltanto quella della bestiola e che
la storia di queste donne, madre e figlia, è più ampia di quanto appare
all’inizio, ci introduce alla Storia dei tre minuscoli stati baltici contesi da
diverse potenze straniere.
“Non ricordo il 15 ottobre 1969”- è la
figlia a parlare. Di quel giorno d’autunno in cui è nata sa che sua madre era
scappata per cinque giorni subito dopo averla messa al mondo perché non voleva
allattarla. E’ l‘immagine portante del libro, quella del latte materno
rifiutato, del seno cercato, del latte che la bambina vomita a scuola,
dell’acqua calda come il latte, come il liquido amniotico nel ventre di una
madre- simbolo di un rapporto complesso fatto di opposti sentimenti.
“Non ricordo il 22 ottobre 1944”- adesso è
la madre a prendere la parola. In quel tremendo anno di guerra l’Armata Rossa
aveva messo in fuga i nazisti da Riga. Lei neonata era stata portata via dai
genitori, in una casa tra i boschi, e sì, lei, invece, era stata allattata al
seno perché la sua, di madre, aveva tanto latte. Poi erano arrivati dei
soldati, si erano messi ad abbattere gli alberi, avevano portato via suo padre
che protestava e sua madre, terrorizzata, l’aveva chiusa in una valigia in cui
aveva fatto dei buchi e si era nascosta in un armadio.
Da adesso le due voci si alterneranno, sovrapponendo i tempi della
narrazione, dandoci due angolazioni diverse di visione. Nella storia privata di
famiglia c’è la nonna che si risposa con un uomo, ‘il patrigno’, che sarà
sempre molto affettuoso con la figliastra e con la nipote. C’è la madre
ambiziosa e intelligente che diventa medico ginecologo, che resta incinta e
rifiuta il suo latte alla bambina perché sa che sarebbe un latte amaro, perché
lei si porta dentro il male di vivere, acuito dalla situazione politica, dalla
sensazione di essere in una prigione che diventerà poi un’immaginaria cella di
isolamento quando, per punizione, viene mandata a lavorare in un luogo
sperduto- lei che era riuscita a praticare un’inseminazione artificiale in
maniera artigianale rendendo felice una donna che credeva di essere sterile,
lei che aveva un occhio diagnostico eccezionale, che aveva un numero infinito
di donne incinte che aspettavano con pazienza di essere visitate proprio da
lei. C’è la figlia che elemosina l’affetto della madre, che è bravissima a
scuola per strappare un elogio dalla madre, che piange quando devono lasciare
Riga e i nonni per quel posto nel nulla.
Nella vita da sole, di madre e figlia,
qualcosa cambia lentamente. Non c’è più la nonna ad essere la figura forte di
casa, si invertono lentamente i ruoli, la figlia diventa a poco a poco la madre
di sua madre. Tocca alla figlia svolgere i lavori di casa, tocca a lei cercare
di strappare la madre a quel buio che la tenta, all’apatia che è rifiuto della
vita. Aumentano le ossessioni della madre che si identifica con i fantasmi che
escono dalle sue letture, la madre è il capitano Achab che lotta contro la
balena, è il Winston orwelliano stritolato dal Grande Fratello. Tanto da non
accorgersi che i tempi stanno cambiando, che Breznev non c’è più, che è
arrivata la glasnost, che la porta
della gabbia del criceto si è aperta, che sarebbe bastato aggrapparsi a quello
che aveva, al lavoro, alle sue pazienti, alla figlia, all’amica Jesi, e avrebbe
visto abbattere il muro di Berlino e la bandiera bianca e rossa sventolare di
nuovo su Riga.
Un libro incredibilmente forte, da leggere,
in cui il rapporto madre-figlia si inserisce, in una maniera ricca di
sfumature, in quello di un paese e la sua gente.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
Nora Ikstena sarà presente a Milano, a Book Pride, sabato 24 marzo
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