Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
love story
il libro ritrovato
Florina Ilis, “Cinque nuvole colorate nel cielo d’Oriente”
Ed. atmosphere, trad. Mauro
Barindi, pagg. 214, Euro 16,00
Titolo originale: Cincin ori coloraţi pe cerul de
rasarit
Mi aveva affascinata il suo
potere, con il suo modo naturale di dominare gli altri soggiogandoli. All’epoca
era anche lui una marionetta, come tutti noi, quantunque per come si comportava
non desse la sensazione di avere qualcuno alle spalle. Ho capito più tardi che
siamo tutti dei burattini protagonisti di uno spettacolo in cui ciascuno recita
il proprio ruolo, ma che possiamo diventare uomini neri per le altre marionette
impegnate nel nostro stesso spettacolo o in altri addirittura, che si svolgono
all’infinito sul grande palcoscenico della vita.
Cinque personaggi per “Cinque nuvole
colorate nel cielo d’Oriente”, il nuovo romanzo della scrittrice rumena Florina
Ilis. Cinque personaggi invece della folla di bambini cenciosi e di
ragazzini-bene che si erano impadroniti del treno delle vacanze nel bellissimo
libro precedente, “La crociata dei bambini”, Tokyo come sfondo, invece di
Bucarest e della Romania, un romanzo quasi schematico come un dramma del teatro
Nō invece del
grandioso romanzo corale che ci aveva stregato. E dei cinque personaggi,
quattro sono due coppie- marito e moglie giapponesi, un rumeno che si trova in
Giappone per lavoro e una donna rumena che pure lei lavora in Giappone, come
accompagnatrice, o escort che dir si voglia- e uno è un robot di nome Qrin.
Soltanto in un paese famoso per lo sviluppo della sua tecnologia un robot
poteva diventare il personaggio di un romanzo, il sostituto moderno del
Frankestein di Mary Shelley di duecento anni fa, l’anello di collegamento tra
l’uomo e una qualche stirpe computerizzata che prenderà il suo posto in futuro,
proprio come lo scimpanzé Carlos, nell’ultimo libro di Henning Mankell, era
l’anello di congiunzione tra i nostri scimmieschi progenitori e l’uomo. A Qrin
mancano i sentimenti per essere uguale agli esseri di carne e ossa (ricordate
gli androidi di “Bladerunner” di Philip Dick?), per il resto…Qrin può anche
morire o essere ucciso.
Quattro personaggi parlano ognuno in prima persona nelle prime quattro
parti del libro. La voce di Qrin conclude la vicenda parlando, però, in terza
persona- ci pare quasi di sentire lo staccato del suono leggermente metallico
della sua voce. All’inizio Darie, l’esperto di computer venuto dalla Romania, è
convocato dalla polizia per identificare il corpo di una donna trovata morta: è
la sua connazionale Lili, con cui Darie ha avuto una relazione? Forse sì, forse
no. Lili lavorava per un’agenzia di accompagnatrici, di conseguenza non
frequentava soltanto Darie. Anzi, contravvenendo alle norme del suo contratto,
aveva un legame quasi esclusivo con Ken, marito di Kiyomi- la coppia giapponese
del romanzo. Ma Darie era innamorato di Kiyomi. Se andava a letto con Lili, era
perché Ken lo aveva spinto tra le sue braccia per allontanare da sé i sospetti
della moglie, senza immaginare che pure lei lo tradiva.
La vicenda segue i diversi intrecci d’amore
dietro i quali ci sono le nevrosi dei personaggi, i loro complessi, i legami
con la famiglia di origine, le storie delle loro vite. Pensando ancora al
teatro Nō, sembra quasi che i
quattro protagonisti indossino una maschera (l’unico che non ne ha bisogno è
Qrin) e se la scambino, prendendo uno il posto dell’altro. E i loro movimenti
sono lenti, come sul palcoscenico, come se fossero impacciati da rigide vesti
di scena- la scrittrice indugia nella descrizione degli splendidi kimono
indossati da Kiyomi, specialmente su quello, copiato da un antico modello, che
porta nell’episodio chiave del romanzo, del gioco di carte in cui si devono
completare dei versi di poesie classiche. Così c’è una certa rigidità nell’espressione
dei loro sentimenti (ci stiamo avvicinando al tempo dominato dai Qrin che non
provano nulla?), un certo qual distacco nell’esaminare le problematiche che
inducono ognuno a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro- l’infanzia
e la giovinezza in Romania per Lili e Darie, l’amore incestuoso di Ken per la
madre, la crisi di identità di Kiyomi, figlia di un giapponese e di una
inglese.
Chi, come me, ha
amato l’esuberante tumulto de “La crociata dei bambini”, non può non restare un
poco raggelato dalla perfezione statica di “Cinque nuvole colorate nel cielo
d’Oriente”. Apprezzando tuttavia l’audacia di cambiare totalmente genere, di
presentarci un paesaggio nuovo, con qualcosa di antico e qualcosa di preso in
prestito da un’altra cultura.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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