Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Kate Atkinson, “Tutti
i bambini perduti”
Ed. Marsilio, trad. Ada Arduini, pagg. 425, Euro 15,73
A volte Jackson pensava che il
passato non fosse soltanto un altro paese, ma un continente perduto in fondo a
un oceano sconosciuto.
Si svolge tra il passato- la metà degli anni ‘70- e il presente, il
romanzo “Tutti i bambini perduti” di Kate Atkinson, il quarto della serie con
il personaggio di Jackson Brodie di cui però a noi è arrivata solo la
traduzione di “Aspettando nuove notizie”. Come nel romanzo precedente, anche in
questo troviamo un mix di generi- romanzo poliziesco, romanzo di sentimenti e
di analisi psicologica. Con un interesse particolare per i bambini.
Che un bambino scompaia- è l’incubo di ogni genitore. Nel romanzo di
Kate Atkinson i bambini che scompaiono sono dei casi diversi. Forse, dal loro
punto di vista, è perfino un bene che vengano ‘rapiti’ da altri. ‘Certi
genitori dovrebbero essere castrati’ è la riflessione brutale di Jackson. La
piccola Courtney, 4 anni, è strattonata al seguito di una madre (nota
prostituta) urlante in un centro commerciale. Il cuore della vecchia Tilly
(attrice messa a riposo ai primi sintomi di Alzheimer) piange per lei,
‘qualcuno dovrebbe fare qualcosa’, pensa Tilly. Tracy Waterhouse, ex
poliziotta, sorvegliante del centro commerciale, fa qualcosa: offre del denaro a Kelly Cross e compra la bambina.
Sì, la compra.
Tracy, grossa e sgraziata, riempie il vuoto della sua vita con
questa bambina che non è neppure bella, neanche col vestitino da fata che sceglie
appena Tracy la porta in un reparto abiti per bambini per sostituire gli
stracci che ha addosso. E poi Tracy si ritrova a fuggire con Courtney,
inseguita da uomini che forse vogliono tutt’altro. Perché dalla lontana
Australia una donna di nome Hope si è messa in contatto con Jackson Brodie,
detective privato, ex poliziotto, ex militare, un paio di ex mogli, una figlia
adolescente e un figlio bambino di cui ha appena saputo essere il padre nel
libro precedente, perché vuole che la aiuti a sapere chi è lei veramente- è
stata adottata ma non ci sono documenti, né certificato di nascita né di
adozione. E che cosa c’entra Carol Braithwaite, trovata morta nel suo
appartamento nel 1975? Quando la polizia aveva buttato giù la porta c’era anche
un bambino in casa- era rimasto chiuso dentro, con il tanfo del cadavere della
mamma, per tre settimane. Chiuso dentro: quindi qualcuno aveva girato la chiave
dall’esterno. Una Tracy giovane era presente, avrebbe voluto prendersi cura lei
del bambino. Ma era scomparso. Perché adesso improvvisamente tutti fanno
domande su Carol?
Tracy nel filmato per la BBC |
Il Jackson Brodie dei film con la scrittrice |
La bravura e la cultura di Kate Atkinson
non si discutono. Bravura nel dipanare le varie storie, quella parallela (con
risvolti spassosissimi) di Jackson Brodie che adotta un cane proprio come Tracy
‘adotta’ la fatina dall’abito rosa, quella della anziana attrice che ha ‘perso’
un bambino, un figlio dell’amore, quando era giovane (sembra una storia
marginale, la sua, e invece avrà un ruolo importante alla fine), quella di
Carol nel 1975, anno memorabile che vide impazzare Jack lo Squartatore
(sentiamo la voce di David Peace e del suo quartetto dello Yorkshire in queste
pagine) e che segnò l’inizio di tutto nel silenzio e nella corruzione. Quanto
alla cultura della Atkinson, è l’ordito sottile di tutte le vicende, c’è e non
è appariscente, è fatta di citazioni che si inseriscono perfettamente nel
testo, a volte leggermente modificate perché si adattino meglio, a volte basta
una parola per far scattare un rimando agganciando il nostro pensiero.
Non si può incasellare con un’etichetta di
genere “Tutti i bambini perduti”. Con un umorismo squisitamente britannico che
alleggerisce la drammaticità della questione (“un bambino smarrito è la cosa più brutta che ci sia”), il romanzo
della Atkinson è una riflessione sulla responsabilità che i genitori hanno nei
confronti dei figli, sull’opportunità di lasciare un bambino in mano ad un
genitore irresponsabile piuttosto che affidarlo ad un estraneo che però è
pronto ad amarlo e a dedicarsi a lui.
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