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biografia
FRESCO DI LETTURA
Roberto Bertinetti, “L’isola delle donne”
Ed. Bompiani, pagg. 352, Euro
13,60
Una
visione fugace delle sabbie bianche e mare con delfini della Isla de las
Mujeres al largo del Messico, leggendo il titolo del libro di Roberto
Bertinetti, professore di inglese presso l’Università di Trieste, sostituita
subito da quella delle bianche scogliere di un’altra isola in un altro mare che
ben si merita il nome di isola delle donne- dopo aver letto il libro viene da
domandarsi che cosa nell’aria della Gran Bretagna (o, più realisticamente, nel
suo tessuto sociale) abbia fatto sì che un numero così alto di donne
straordinarie nei campi più diversi si siano imposte all’attenzione imprimendo
la loro immagine su un’intera epoca. Perché abbiamo cercato invano un fenomeno
simile in altri paesi.
L’idea del professor Bertinetti, di
tracciare dei ritratti di nove famose donne britanniche, è geniale. Le ha
scelte appartenenti a tempi diversi in modo da disegnare, insieme al loro,
anche il ritratto degli anni in cui sono vissute. E sono anche nove donne che
si muovono in ambiti differenti- la lettura procede veloce, ci appassiona
mentre vita privata e pubblica si intrecciano. La sfilata non poteva non iniziare
dalla regina Elisabetta I (da chi, se no?), esempio e modello per tutte, la
regina vergine dal polso di ferro e dai molti amanti. Dopo di lei, un’altra
grande regina che diventò anche Imperatrice d’India nel 1876,Vittoria. Due
personaggi di cui sappiamo tutto o quasi, ormai, e infatti i primi due capitoli
a loro riservati hanno un tono più scolastico, paiono quasi il compito di un
alunno diligente.
Lady Diana, al confronto, sembra una bambina indifesa. E,
a distanza di anni ormai, ci sembra veramente poco più che una bambina in
quelle foto che fecero il giro del mondo, lei fiduciosa e radiosa che credeva
di sposare il suo principe azzurro, lui che, alla domanda se fossero
innamorati, rispondeva con un cinismo raggelante per un neo-fidanzato (anche se
la domanda era stupida).
Eppure Diana, travolta dal tradimento del marito,
riuscì a crescere, a tirare fuori una volontà insospettata per non lasciarsi
annullare, diventando una paladina delle vittime, dei poveri, una sorta di
Madre Teresa versione principessa. Se cerchiamo un tratto in comune fra queste
donne, forse è proprio la forza di volontà. Lo ritroviamo nelle scrittrici che
seguono, Jane Austen, Virginia Woolf, Agatha Christie- ognuna di loro
rivoluzionaria per il suo tempo, ognuna di loro che ha lasciato un’impronta,
ognuna di loro un punto di riferimento.
E’ singolare che un paese così
tradizionalista e conservatore, che ha conosciuto solo una guerra civile nel
‘600 e un unico caso di un re, Charles I, che fu decapitato per poi mantenere
una salda monarchia fino ai giorni nostri, abbia invece, a più riprese,
impresso un’accelerata ai tempi, abbia compiuto delle mini-rivoluzioni nei
comportamenti, nella moda, nella musica.
Le due ultime figure di questa
galleria di personaggi sono le stiliste Mary Quant e Vivienne Westwood. Certo,
né l’una né l’altra proponevano abiti della classe della nostra Biki (che ha
vestito la Callas) o di Mila Schön.
Volevano altro. Erano come un grido di liberazione. Le gonne sempre più corte
di Mary Quant (anche lei sostenuta da una volontà ferrea), i suoi vestiti e
accessori dal prezzo accessibile a tutte, e, d’altro canto, le stravaganze
pazze, irridenti, oscene, lo stile che avrebbe preso il nome di ‘punk’, che ben
si accordava alla musica dei Sex Pistols e che rese famosa Vivienne Westwood,
non erano e non volevano essere grande moda. L’opposto. E misero il loro marchio
sugli anni ‘60 e ‘70, anni fervidi di novità.
Mary Quant |
Vivienne Westwood |
Ben documentato, agile e svelto, ricco di
Storia, storie ed aneddoti, questo è un libro mai noioso che si legge con
grande piacere. Forse perché ci fa rivivere il passato in maniera originale e ce lo fa sentire presente.
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