Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Gabriella Genisi, “Dopo tanta nebbia”
Ed. Sonzogno, pagg. 201, Euro
14,00
Trasferirsi da Bari a Padova deve essere
certamente un trauma. Che Padova non era
cosa per me c’era voluto poco a capirlo. Si apre con queste parole il nuovo
romanzo di indagine di Gabriella Genisi, scrittrice barese che vive tra Bari e
Parigi. E’ il commissario Lolita Lobosco, protagonista dei suoi libri, a
parlare, appena trasferita nella città del Santo con la nomina di questore.
Precisiamo subito- Lolita (che ha fatto il liceo classico) inorridisce a
sentirsi chiamare ‘questora’. Oppure ‘commissaria’. Neppure a me piace, anche
se ho fatto il liceo scientifico, quindi per me sarà ‘il questore Lolita
Lobosco’. Che peraltro non conoscevo ancora e ho radunato un poco di
informazioni su di lei in queste pagine (Gabriella Genisi è molto brava nel
lasciare cadere qualche cenno, non troppi per non stancare chi avesse già letto
i libri precedenti della serie, abbastanza per far capire la personalità del
questore incuriosendo gli altri). Lolita è sulla quarantina, bella (ma non lo
sono tutte, le donne pugliesi?), è stata sposata, ha un amore finito alle
spalle (Giovannimio la tradiva, lei ne è ancora innamorata), ora è single, si è
abituata ad esserlo- quando ci si dedica pienamente al lavoro è difficile
conciliarlo con una vita tradizionale di coppia- e tuttavia i suoi sogni nel
cassetto sono alcuni capi di biancheria sexy, di certo non da indossare sotto
una della minigonne di jeans che ha nell’armadio (una dozzina). E’ brusca, ha
una scorza dura di protezione, ha intuito, è in gamba- non per nulla è arrivata
a Padova come questore.
E però le manca Bari, le manca il mare, le manca il cibo di Bari, le
manca la sua squadra. A questo c’è rimedio. Il suo vice, Giancarlo Caruso, la
informa che è possibile far trasferire i suoi due più stretti collaboratori a
Padova. Ecco, le cose ora vanno meglio. Per fortuna, perché la città del Santo
non è poi tanto santa. Oltre allo scandalo dei festini a luci rosse in canonica,
Lolita viene a sapere che un ragazzo è scomparso cinque mesi prima- è il nonno
di Christian, uno stimato e anziano dottore, che, affranto, la informa,
cercando il suo aiuto. Perché la polizia non ha dato importanza alla scomparsa?
Perché, con leggerezza, ha archiviato il caso pensando che Christian si fosse
allontanato volontariamente? Il nonno dice che suo nipote non lo avrebbe mai
fatto, anche se viveva in una situazione di disagio- sua madre era africana,
lui era arrivato a Padova dopo la morte dei genitori in un incidente ed era
subito diventato un bersaglio di scherzi crudeli per il colore della sua pelle.
Frequentava una scuola privata, molto elitaria, gestita dalle suore.
Con un’inquietudine sempre maggiore
proseguiamo la lettura e pensiamo al ragazzo veneto in gita scolastica a Milano
per visitare l’Expo e morto cadendo dalla finestra dell’albergo. Non se ne è
più saputo nulla. Omertà criminosa dei compagni e dei genitori di questi. Uno
scherzo finito male? Qualcosa di peggio? Droga e alcol fatti ingerire contro la
sua volontà? La scrittrice stessa accenna a questo caso quando- contro il
parere di tutti, vicequestore compreso, scontrandosi letteralmente con la madre
superiora che difende come un mastino la roccaforte della sua scuola- il questore Lolita Lobosco ispeziona le classi con
un’unità cinofila. Quello che scoprirà è doloroso e allarmante, l’indizio che
c’è del marcio nella nostra società, anche dove non ci se lo aspetta.
E poi, Dopo tanta/ nebbia/ a una/
a una/ si svelano/ le stelle (Ungaretti), Lolita riesce a tornare a Bari,
preferisce così, preferisce tornare ad essere commissario. E a Bari è appena
stata trovata morta, uccisa con furia, un’arpista bionda, molto bella. Come in
un film di Hitchkock, un giovane immobilizzato sulla sedia a rotelle forse ha
visto dalla sua finestra quello che è accaduto nella stanza della casa di
fronte alla sua. Ma non ha più parlato da quando l’incidente lo ha privato
dell’uso delle gambe. Ancora una volta la sensibilità e l’intuito aiutano
Lolita a risolvere il caso.
“Dopo tanta nebbia” mi ha fatto pensare che
la nostra letteratura ‘gialla’ ha ormai un bel numero di scrittrici- Gabriella
Genisi che ho appena scoperto, Rosa Teruzzi, Cristina Rava, Alessia Gazzola,
Mariolina Venezia. Hanno una discrezione, un garbo, un’eleganza tutta loro, le
nostre scrittrici ‘gialle’. Aggiungono una spruzzata di sentimento e di colore
rosa nelle loro storie- rilassanti e piacevolissime da leggere. Da gustare
pure, se ci mettiamo ai fornelli con le ricette del commissario Lolì in
appendice al libro.
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