Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Kateřina Tučková, “L’eredità delle dee”
Ed. Keller, trad. L. Angeloni, pagg. 416, Euro 15,73
Tra la Repubblica Ceca e la Slovacchia, i Carpazi Bianchi sono una
catena montuosa speciale: è un’area naturale protetta per la varietà della sua
flora e della sua fauna- alcuni tipi di orchidea crescono solo in questa zona.
Non riusciamo ad immaginare nessun luogo più adatto per le ‘dee’ (vogliamo
chiamarle, come altrove, come sono state chiamate anche in documenti ufficiali,
‘streghe’?) per raccogliere le erbe da far seccare e con cui preparare pozioni
o, mescolandole ad altri ingredienti naturali, pomate curative. In un documento
conservato negli archivi in cui Dora, la protagonista del romanzo, fa ricerche,
viene descritta una scena stupefacente- le donne che escono in una notte di
luna piena, si inerpicano sulle montagne e raccolgono erbe, dopo essersi
spogliate ed essere rimaste interamente nude. Al di là del valore folkloristico
della scena, al di là delle motivazioni per cui le donne ritenevano necessario
non contaminare con le vesti il loro raccolto, possiamo immaginare (e
sorriderne) le facce allibite di chi le stava spiando.
Forse non lo sa, Dora Idesová, ma è l’ultima discendente di una stirpe
di ‘dee’ che si tramandano di madre in figlia i segreti dei loro rimedi. E
comunque lei né ha ricevuto il dono né le è stato insegnato alcunché. Un fatto
di sangue l’ha privata della famiglia quando era bambina- il padre in prigione,
la madre ammazzata. Lei e il fratello disabile erano stati affidati alla zia
Surmona. La quale, però, vittima di una delazione, era finita prima in prigione
e poi in manicomio. Dora era stata messa in un collegio, aveva studiato
Etnografia e aveva trovato lavoro all’Accademia delle Scienze di Brno. Era
stato per una tesi sulle dee di Zitková che Dora si era imbattuta nel dossier della
zia- erano ormai gli anni ‘90 e gli archivi della polizia segreta erano stati
aperti al pubblico. Una miniera di segreti sepolti di cui è difficile venire a
capo.
“L’eredità delle dee”, romanzo pluripremiato nella Repubblica Ceca, apre
una finestra sulla Storia di quest’angolo di Europa da un punto di vista
particolare: attraverso la ‘caccia alle streghe’- ad iniziare dal ‘600
(impossibile non ricordare “La chimera” di Sebastiano Vassalli e “Il crogiuolo”
di Arthur Miller, per citare due altre opere famose)- Kateřina Tučková ritrae gli avvenimenti del
suo paese, l’avvicendarsi dei regimi politici (e delle polizie segrete dai
metodi parimenti crudeli), i cambiamenti della società. Perché, a quanto pare,
i nazisti erano così interessati alle hexen,
alle streghe che per la gente del posto erano le ‘dee’ che riuscivano a curare
chi non era guarito con la medicina tradizionale? Certo, i loro filtri potevano
essere interpretati anche nella maniera opposta, come veleni che causavano la
morte- e c’era almeno una ‘dea’ che era nota per i suoi sortilegi malefici. Ma
chi poteva credere che bastasse gettare il malocchio per causare la morte di
qualcuno? E quei documenti che parlavano di purezza della razza ariana, che
cosa volevano dire? e, in definitiva, chi, delle ‘dee’, aveva collaborato con i
nazisti? Dora esclude che sua zia sia stata una collaboratrice. E però, chi si
è accanito contro di lei, facendola impazzire insieme ai pazzi? Di rimando in
rimando, di archivio in archivio, tra scartoffie ingiallite e spesso di
difficile comprensione, Dora scopre la storia segreta della sua famiglia.
Un romanzo non facile ma intrigante come lo sono tutti i libri che ci
incuriosiscono, svelandoci una Storia di cui non sapevamo nulla in un
susseguirsi di vicende del passato che riguardano l’intero paese di Zitková e
soprattutto l’enigmatica figura di Surmona, documentazione storica frutto delle
ricerche di Dora e storie del presente che vedono come protagonista la stessa Dora,
la bambina che ha dovuto prendersi troppo presto le responsabilità di un’adulta.
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