Voci da mondi diversi. America Latina
cento sfumature di giallo
love story
FRESCO DI LETTURA
Isabel Allende, “Oltre l’inverno”
Ed. Feltrinelli, trad. Elena
Liverani, pagg. 260, Euro 15,73
Imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno,
che c’era in me un’invincibile estate…l’esergo del nuovo romanzo “Oltre
all’inverno” di Isabel Allende, insieme alla sua dedica in cui ringrazia per
l’amore inaspettato, sono un anticipo di quello che ci riserba il libro: una
storia d’amore arrivato ad un’età quando non ci si aspetta più di provare
nessun sentimento esaltante. O almeno, la storia d’amore che procede a intoppi
tra la cilena Lucìa e l’americano Robert è una
delle storie del libro perché ci sono, poi, le vicende dei singoli personaggi,
di Lucìa e Robert e anche di Evelyn, una ragazza guatemalteca. E, per di più,
il filone portante del romanzo ha il colore del giallo perché i tre si trovano
a dover trasportare un cadavere nel bagagliaio di un’auto (quella del datore di
lavoro di Evelyn).
Siamo a Brooklyn, gennaio 2016, quando una
violenta tempesta di neve si abbatté sulla costa orientale degli Stati Uniti,
inaspettata dopo un mese di dicembre stranamente mite.
Robert Bowmaster, professore
universitario, ex alcolizzato, una storia famigliare tragica alle spalle, ha
affittato il gelido seminterrato della sua abitazione a Lucìa che viene dal
Cile e che ha un incarico di visiting professor nella sua stessa università.
Sono entrambi sulla sessantina, ma tanto Lucìa è socievole ed estroversa quanto
Robert è solitario, diffidente e paranoico. Un tamponamento sulla strada
ghiacciata ed Evelyn entra nelle vite di Robert e Lucìa. In fuga dal Guatemala
dove era stata vittima di bande criminali che avevano già ucciso i suoi due
fratelli, Evelyn si prende cura di un ragazzino disabile, figlio di un padre
violento che lo rifiuta e di una madre che vive nel terrore del marito. Evelyn
stava andando in farmacia, l’urto del cofano dell’automobile di Robert ha
aperto il bagagliaio dell’auto rivelando il cadavere di una donna avvolto in un
tappeto. Ecco perché Evelyn cerca l’aiuto di Robert che le ha dato il suo
biglietto da visita.
Il materiale che ha in mano Isabel Allende
è tanto ed interessante. Le storie di Lucìa e del fratello scomparso quando il
colpo militare ha messo fine al governo di Salvador Allende insieme alla storia
di Evelyn (ancora più violenta e tragica) offrono alla scrittrice la
possibilità di tracciare un quadro della sanguinosa e travagliata grande Storia
dell’America Latina. Perfino la vita passata di Robert e del suo amore
brasiliano, al di là degli avvenimenti terribili che stroncano la sua
esistenza, serve per aggiungere un tocco al quadro, colorato, questa volta, non
sempre di nero e rosso sangue.
E tuttavia il racconto è sempre distaccato,
avvertiamo costantemente la voce del narratore esterno e onnisciente, i
personaggi sono freddi, quello che è loro accaduto ci fa inorridire ma non
riusciamo a sentire la loro presenza vicino a noi. La violenza entra anche
nella casa dell’ambiguo datore di lavoro di Evelyn e, dopo aver letto le
traversie della ragazzina che si trascinava nel deserto al confine del Messico,
ci sembra paradossale che finisca per trovare rifugio proprio nell’abitazione
di chi si macchia della colpa di traffico di esseri umani. E l’amore che
allevia la solitudine di Robert e Lucìa non ci pare sufficiente per riscattare
tutta quella sofferenza di cui abbiamo letto.
Quando terminiamo il libro abbiamo l’impressione che personaggi e
storie, compresa la tessera del puzzle dell’assassinio della donna trovata nel
bagagliaio, siano stati messi in una bolla di neve, che questa sia stata
agitata per far scatenare la tempesta e che poi sia stata ricostruita la trama
incastrando i vari pezzi.
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