Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
Intervista
José Carlos Somoza è nato a La
Avana nel 1959 e si è trasferito nel 1960 con la famiglia in Spagna dove vive
tuttora. Ha studiato psichiatria, ma scrive dal 1994. Con il suo primo romanzo
"Silencio de Blanca" ha vinto, nel 1996, un importante premio
spagnolo per la letteratura erotica. Parliamo con lui de "La caverna delle
idee", il suo sesto romanzo, già tradotto in 12 lingue e appena pubblicato
in Italia dalla casa editrice Frassinelli.
Un cubano che vive a Madrid,
uno psichiatra che scrive un giallo e lo ambienta nella Grecia di Platone.
Incominciamo dal perché da Cuba si è trasferito in Spagna.
Sono nato a Cuba nel 1959 ma i miei
genitori sono emigrati in Spagna per motivi politici quando ero piccolissimo e
io non ho nessun ricordo di Cuba e nessun legame con l' isola, anche perché non
c' è più nessuno della mia famiglia che abita a Cuba.
Ha esercitato, o esercita,
come psichiatra? e come è arrivato alla scrittura e al genere giallo?
Ho esercitato pochissimo come
psichiatra, solo qualche mese. Ho incominciato a scrivere perché mi piaceva e
ho deciso che avrei tentato la fortuna scrivendo. Ce l' ho fatta e allora ho
lasciato la psichiatria per dedicarmi interamente alla scrittura.
Come è nato questo romanzo e
l' idea di ambientarlo nella Grecia classica?
Non so mai da dove vengono le mie idee
e perché. La Grecia mi ha sempre interessato ma non è certo questo il motivo.
Anche Beethoven mi interessa ma non ho mai scritto un libro su Beethoven. Non
so perché un giorno ho deciso di scrivere sulla Grecia classica. Il libro è
nato come qualcosa di diverso. Avevo inventato una trama di suspense con
protagonista Eracle Pontor, il decifratore di enigma. La storia mi piaceva, mi
sembrava interessante. Poi iniziai a pensare che, se fosse stata una storia
scritta a quell' epoca, c' era bisogno di un traduttore perchè io non so il
greco. Prese forma in me il personaggio del traduttore. Vi pensai molto
intensamente, ma per delle settimane negai la vita a questo mio personaggio.
Avevo già scritto un bel testo, se incominciavo a scrivere delle note al testo
sarebbe stata una follia. Sarebbe diventato un altro tipo di storia. Eppure
questo traduttore che non aveva nome aveva una forza incredibile, incominciò a
muoversi. Gli dicevo di andarsene e lui diceva che restava. Sembrava
incredibile, ma ho dovuto includerlo. E' finita che ho cambiato tutto il
romanzo per lui. In genere non si fa un romanzo per un personaggio: sarebbe la
dittatura della fantasia. Ho dovuto organizzare il romanzo intorno all' ultimo
arrivato e il libro è diventato qualcosa di diverso, non so se meglio o peggio.
Poi, visto il successo che ha avuto, il risultato mi ha dimostrato che il
traduttore doveva nascere.
I suoi due investigatori
assomigliano alla classica coppia di detectives della tradizione poliziesca e,
nello stesso tempo, rappresentano due diverse correnti di pensiero filosofico.
Lei riesce a dare un' attrattiva "quotidiana" alla filosofia.
E' vero che i miei due investigatori
assomigliano alla classica coppia di detectives e che rappresentano due
correnti di pensiero filosofico. Ma non credo che siano né detectives tipici né
filosofi tipici. Da una parte Eracle Pontor si sbaglia, non arriva alla verità
con la ragione, e in questo è diverso dal detective tipico. Dall' altra parte
non credo neppure che Diagora sia un buon rappresentante della filosofia: è
troppo temperamentale, troppo emotivo, impetuoso. Formano una bella coppia.
Il nome di Eracle Pontor: una
derivazione da Hércule Poirot?
In effetti la scelta del suo nome è un
ammiccamento al lettore di gialli, ma c' è un dettaglio curioso: ai tempi
platonici era esistito un filosofo membro dell' Accademia di nome Eraclide
Pontico.
Per essere un giallo ambientato
nei tempi antichi, il suo libro contiene delle tematiche molto attuali: quella
dell' assassinio rituale
Certo, è forse più attuale adesso,
nell 'epoca di fanatismo in cui viviamo. Credo che il libro voglia dire che le
cause dei grandi massacri sono emozionali, non si possono spiegare né capire
sul piano razionale.
Quella del coinvolgimento del
traduttore nel testo che traduce e del lettore in quello che legge.
Il traduttore è come una figura, una
maschera del lettore. Il modo con cui il traduttore, almeno quello del mio
romanzo, resta coinvolto nel testo è somigliante a quello del lettore. Si pone
delle domande, è sorpreso da quello che legge, dialoga col testo. E' come un
coro individuale.
Ho pensato a Italo Calvino,
leggendo "La caverna delle idee": quali sono i suoi scrittori
preferiti? e c' è un genere che predilige?
Borges |
In effetti Italo Calvino è uno dei miei
scrittori preferiti, insieme a Borges e a tutti quelli che non prendono troppo
sul serio la letteratura, che giocano con la letteratura e non credono che la
realtà possa essere plasmata dalla letteratura. Non credo nei generi. I miei
romanzi sono difficili da classificare. "La caverna delle idee" non è
un noir tipico. Penso che si debbano creare delle regole e non sottomettersi ad
esse. Se ci si incasella in un genere non si trasforma la letteratura. Quindi
penso che il punto di inizio sia rompere le regole e scrivere in libertà.
José Carlos Somoza, "La
caverna delle idee"
Ed. Frassinelli, pagg. 306, Euro
16,00
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