Voci da mondi diversi. Area germanica
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Jan-Philipp Sendker, “Il sussurro delle ombre”
Ed. Neri Pozza, trad. Francesco
Porzio, pagg. 379, Euro 18,00
Hong Kong. Paul Leibovitz, che vive e
lavora da trent’anni nel continente asiatico, ha perso il suo bambino, morto di
leucemia. Anche qualcosa di David è morto con suo figlio. Soprattutto non vuole
dimenticare, non vuole tirare avanti come se la morte del piccolo Justin fosse
un incidente di percorso. Si separa dalla moglie, si ritira a vivere nell’isoletta
di Lamma, lascia nell’ingresso della nuova casa la giacca a vento e gli
stivaletti di gomma del bambino. Come se potesse tornare, da un momento
all’altro. Conosce una donna, Christine, ne è attratto, ma è incapace di dare
amore a chiunque.
Poi succede qualcosa: è l’empatia
immediata verso un dolore che riconosce identico al suo che gli fa prestare
ascolto ad Elizabeth Owen, la signora americana incontrata per caso sul monte
Peak, dove era andato per l’escursione rituale in memoria di Justin? La donna è
disperata, si rivolge a lui per aiuto: suo figlio Michael si era recato a
Shenzhen, appena al di là del confine, in Cina, per incontrare il loro partner
commerciale Victor Tang, ed è scomparso.
isola di Lamma |
L’ottimo romanzo “Il sussurro delle
ombre”, dello scrittore tedesco Jan-Philipp Sendker, prende l’avvio da queste
due scomparse e dal dolore di due genitori, e le ombre che sussurrano e non
danno pace, impedendo di dimenticare, sono i ricordi- quelli privati e quelli
di un intero popolo che vorrebbe rimuovere il passato. Come se si potessero murare i ricordi. Come se si potessero cementare e
lastricare. Come se bastasse correre veloce per sfuggire alla propria ombra.
Nonostante la titubanza, Paul fa
il possibile per rintracciare Michael Owen, figlio del proprietario di
un’azienda produttrice di pezzi di ricambio automobilistici che ha spostato in
Cina l’industria. Paul è un ingenuo, ha vissuto nel suo isolamento e non sa
proprio come gira il mondo, soprattutto nella nuova Cina, in corsa verso il
capitalismo appena scoperto. E’ il suo amico David Zhang, poliziotto a
Shenzhen, ad aprirgli gli occhi- David che non ha fatto carriera perché è la
mosca bianca che non accetta regali sotto nessuna forma, che riconosce, sotto
gli apparenti rinnovamenti, gli stessi sistemi intimidatori di un tempo, e
avverte la minaccia e il pericolo che provengono non più dal potere
dell’ideologia ma da quello della ricchezza che compera tutto. Onestà,
integrità, sincerità, virtù. E’ la bella Christine a cercare di infondere in
Paul paura della Cina: suo padre è stato una vittima della rivoluzione
culturale, la sua famiglia è stata inghiottita dalla Storia degli anni del
Grande Timoniere, niente può essere radicalmente cambiato, lei non metterà più
piede in Cina.
Shenzhen |
Sendker apre il sipario sulla Cina che sta
invadendo il mercato occidentale e ci fa vedere la nuova società attraverso i
suoi personaggi. La vittima (perché si scopre presto che lo sconosciuto trovato
morto nel parco di Shenzhen è Michael Owen) credeva di essere furba e all’avanguardia,
spostando la produzione in Cina, senza neppure immaginare che, quando mai
avesse voluto sganciarsi, non gli sarebbe stato possibile. Perché David Zhang e
l’imprenditore Victor Tang sono due facce della stessa medaglia, due prodotti
della Rivoluzione Culturale che li ha spinti in due direzioni opposte. Hanno un
segreto in comune del tempo in cui erano insieme in un campo di rieducazione:
Tang aveva ucciso un monaco buddista, Zhang era stato a guardare. Il ricordo è
un’ombra che sussurra assillante all’orecchio di Zhang (che è diventato
buddista e crede nella responsabilità dei suoi atti), mentre serve solo come
arma di ricatto a Tang, che ha giurato a se stesso che non sarebbe mai stato
nel fango a prendersi gli sputi, come suo padre: sarebbe stato tra quelli che
sputavano. Tang, il nuovo cinese che ha studiato a Harvard, che parla un
inglese perfetto, che ha una grossa cultura europea, cita Balzac: “Dietro ogni
grande ricchezza c’è sempre un grande delinquente”. Potrebbero essere parole
del presidente Mao. O del presidente Hu. I delinquenti travalicano il tempo e i
confini.
Non manca nulla nel romanzo di Jan-Philipp
Sendker. Sentimenti e suspense, spietatezza e sensi di colpa, colore e analisi
socio-economica. Da leggere.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
per contattarmi: picconem@yahoo.com
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