Voci da mondi diversi. Africa
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Ngṹgῐ wa Thiong’o, “Un chicco di grano”
Ed. Jaca Book, trad. Marco Grampa, pagg. 312, Euro 18,00
L’inizio non è facile, non lo è spesso, nei grandi libri. In quello di Ngṹgῐ wa Thiong’o la prima difficoltà è
quella di orientarsi tra i vari personaggi: siamo sconcertati dai tanti nomi,
in più non abbiamo i mezzi per capire se Mugo sia un uomo (lo è) e se Mumbi sia
una donna (lo è), confondiamo Kihika con Karanja, sospiriamo di sollievo quando
appaiono nomi inglesi come Thompson o Robson, ci vuole un po’ prima che
mettiamo a fuoco il tempo in cui si svolge l’azione. “Un chicco di grano” copre
un decennio di storia del Kenya vista da un villaggio e il tempo si sposta tra
il passato del periodo dell’Emergenza (1953, con il movimento dei ribelli Mau
Mau) e il presente del 1963- mancano quattro giorni all’Uhuru, l’Indipendenza dall’Inghilterra, e tutti e tutto, nel
passato e nel presente, convergono verso quel 12 dicembre 1963 quando Jomo
Kenyatta diventò il primo presidente del paese, dopo aver conosciuto la
prigione, accusato di comandare le fila dei guerriglieri Mau Mau.
Ci sono eroi, grandi e piccoli, veri e falsi, ci sono persone comuni che
non hanno la stoffa per fare grandi scelte coraggiose, ci sono donne che non
hanno neppure la possibilità di scegliere, ci sono gli inglesi arroganti e sprezzanti,
odiati da tutti, nel romanzo di Ngṹgῐ wa Thiong’o. La colonizzazione del Kenya è un capitolo
di storia che non fa onore agli inglesi. Per Kihika (l’eroe ucciso nei giorni
dell’Emergenza) la politica è vita. “E’ un uomo chi lascia che un altro gli
porti via la terra e la libertà? Lo schiavo ha una vita?”, chiede Kihika.
Perché questo è quello che fecero gli inglesi dai primi del ‘900. Si presero le
terre dei kikuyu utilizzando i neri per coltivarle, usando maniere brutali per
sfruttare questa manodopera a costo zero. I personaggi parlano spesso di un
‘giuramento’ e delle maniere forti usate dagli inglesi per far confessare che
avevano prestato il giuramento e avere i nomi di chi altro lo avesse fatto.
Il
movimento dei Mau Mau, sorto nel 1951, era una specie di società segreta di
tipo militare con lo scopo di contrastare il colonialismo e i membri giuravano
di ‘combattere per le terre che sono state prese dall’uomo bianco’. Anche
Gikonyo aveva prestato il giuramento ed era passato attraverso sette campi di
concentramento per sei lungi anni di prigionia. Era sopravvissuto pensando al
ritorno da sua moglie al villaggio. E però l’aveva trovata con un bambino
legato sulle spalle- chiaramente non era figlio suo. Le storie si intrecciano,
le vicende private indissolubilmente legate a quelle pubbliche, un personaggio
che si contrappone ad un altro, c’è un tradimento in amore, un tradimento nella
vita pubblica, un tradimento della lealtà dovuta ad un paese - il rivale in
amore di Gikonyo è un uomo che ha deciso di collaborare con gli inglesi per
salvarsi, e Mugo, l’uomo che tutto il villaggio esalta come un eroe perché è
intervenuto in difesa di una donna mentre questa veniva frustata, è così
integro come sembra? Chi è il traditore che ha denunciato il nascondiglio di
Kihika ricercato dagli inglesi? E’ l’uomo che sarà ucciso durante le
celebrazioni dell’Uhuru?
Se il lettore ha fatto fatica sforzandosi di capire, se ha dovuto
interrompere la lettura per cercare in internet qualche illuminazione sulla
storia del Kenya (evviva internet, evviva la curiosità), la ricompensa è, però,
grande, alla fine. Perché sentiamo che dovevamo sapere e adesso ci sembra di
non sapere abbastanza e vorremmo sapere di più.
Nessun commento:
Posta un commento