lunedì 19 giugno 2017

Daisy Goodwin, “Victoria” ed. 2017

                                           Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
    romanzo storico
    love story

Daisy Goodwin, “Victoria”
Ed. Sonzogno, trad. A. Di Luzio, pagg. 432, Euro 19,50

       Non è mai stato un personaggio attraente e simpatico, Vittoria, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e Imperatrice d’India. Forse perché l’immagine più diffusa di lei la ritrae già anziana, con i suoi eterni abiti neri- il lutto che non smise mai di portare dopo la morte dell’amatissimo consorte Principe Alberto- e tendiamo a pensare che sia sempre stata vecchia, anche perché è vero che è stata vecchia a lungo. Aveva solo 18 anni quando salì al trono nel 1837 e regnò per 63 anni. Anche lei, come la regina che tanto ammirava, Elisabetta I, diede il nome ad un’epoca- l’età vittoriana, segnata da progressi sociali ed economici ma anche caratterizzata dalla ‘prudery’ che la distingueva. Ed ecco che la biografia romanzata di Daisy Goodwin ci fa conoscere un’altra Vittoria, giovane, palpitante, appena salita sul trono, impreparata a reggere il peso della corona (figurativamente e letteralmente: la misura della corona dovette essere ridotta perché non le cadesse fin sul naso), desiderosa di dimenticare l’infanzia infelice nella reclusione di Kensington con una madre iperprotettiva e ambiziosa.

     Tutti gli occhi sono puntati su Vittoria, quando diventa regina. Tutti pronti a cogliere il minimo errore di questa ragazzina minuta, alta poco più di un metro e mezzo, con grandi occhi azzurri, che non sa niente di niente. Tutti pronti a sbalzarla dal trono, a dichiararne l’incapacità a regnare per debolezza d’intelletto (come suo zio), ad affiancarle un reggente (sua madre e il suo consigliere sarebbero felici di assumersi l’incarico). E invece lei la spunta su tutti. Con l’aiuto inestimabile del primo ministro Lord Melbourne. I problemi sono tanti- la guerra con l’Afghanistan, il movimento dei cartisti, la povertà diffusa, le condizioni poco salubri delle abitazioni londinesi nei quartieri più miseri. Vittoria ha dignità regale, ha forza di carattere, puntiglio, curiosità, la voglia di far vedere che lei sarà capace di emulare la grande regina Elisabetta I. Nessuno può manipolarla e prendere decisioni al suo posto. A volte sembra una bambina che gioca a fare la regina e a dare ordini. Per fortuna Lord M. (come lo chiama lei) è al suo fianco per suggerire, non per ordinare- ha trovato la maniera giusta per mettersi al servizio della sua sovrana.
Lord Melbourne
    Lord M., un nomignolo che rivela il legame affettuoso che a poco a poco si instaura fra la diciottenne Vittoria e il quarantenne William, visconte di Melbourne, primo Ministro ed esponente dei Whig. Il romanzo di Daisy Goodwin esplora il sentimento fra la giovane regina e il ‘suo’ Ministro, una forte attrazione reciproca più che giustificata da entrambe le parti- lei che non aveva mai avuto un padre e si sentiva protetta e guidata da quest’uomo forte, intelligente e affascinante, lui che era rimasto vedovo dopo un matrimonio burrascoso con una donna che lo aveva lasciato per correre dietro al poeta Byron e che ora vedeva in Vittoria una compagna innocente e ingenua, una fanciulla che lo guardava con occhi adoranti. Tutta la corte era testimone dell’infatuazione della regina. Bisognava trovare un marito per Vittoria, per scongiurare il peggio. E Alberto di Sassonia Coburgo, cugino di Vittoria e suo coetaneo, era il candidato ideale.

    Il seguito, la storia d’amore durata tutta la vita, con nove figli a testimoniare quella che venne definita un’ossessione tra i due sposi, è noto, più che la ‘cotta’ giovanile della regina. Il romanzo della Goodwin (da cui è stato tratto uno sceneggiato televisivo di successo) è un  libro di storia in rosa, una piacevolissima lettura per chi non cerca in queste pagine quello che non è intenzione della scrittrice scrivere. E’ un libro scritto da una donna per delle donne che ameranno leggere di una donna che è stata una grande regina, rivivendo l’atmosfera del tempo, godendo dei dettagli di abiti ed acconciature e gioielli, apprezzando i cenni storici, i riferimenti a Dickens (“Oliver Twist” era appena stato pubblicato) o a musicisti in voga, aggirandosi nei corridoi di Buckingham Palace e osservando l’inizio della costruzione del Big Ben.



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