vento del Nord
warning novel
FRESCO DI LETTURA
Maja Lunde, “La storia delle api”
Ed. Marsilio, trad. Giovanna
Paterniti, pagg. 423, Euro 18,50
Be’, un romanzo in cui le api sono
protagoniste? Sì, ed è un romanzo bellissimo. Perché, con uno stile narrativo
originale e appassionante, ci fa riflettere su qualcosa che forse sapevamo ma
su cui non abbiamo mai riflettuto e ci obbliga a fronteggiare un problema-
quello della distruzione ambientale- prospettandoci le conseguenze inevitabili
in un futuro non tanto lontano. Nel 2006, nel Nord America, è stata riscontrata
per la prima volta la Sindrome dello Spopolamento degli Alveari- intere colonie
di api sono morte. Non c’è impollinazione, senza le api. Senza le api avanza lo
spettro della fame, della mancanza di colture, della scomparsa del bestiame. La
morte delle api significa la morte degli esseri umani.
Se vi chiedete come faccia la norvegese Maja Lunde a trasformare questi
fatti in un romanzo bellissimo, addentriamoci nel libro.
Tre personaggi- William, George,
Tao. Tre luoghi- Inghilterra, Ohio negli Stati Uniti, Cina. Tre tempi- 1852,
2007, 2098. Ogni personaggio parla in prima persona, Tao è l’unica donna.
Tao è la prima ad apparire sulla scena- come uccelli troppo cresciuti ci tenevamo in
equilibrio ognuno sul proprio ramo, con un contenitore di plastica in una mano
e un pennello di piume nell’altra. Ci mettiamo un attimo a capire che cosa
stiano facendo, lei e gli altri lavoranti arrampicati sugli alberi: delle api
non c’è neppure il ricordo, sono scomparse da quasi un secolo, e loro stanno
facendo un’impollinazione manuale. Un lavoro faticoso e stancante, possibile in
Cina dove le masse sono abituate ad obbedire e la manodopera costa poco. Il
marito di Tao fa lo stesso lavoro, hanno un bambino di tre anni e stanno
risparmiando per raggranellare la cifra richiesta per avere l’autorizzazione di
avere un altro figlio.
Nell’Inghilterra di metà ‘800, William ha una famiglia numerosa, otto
figli di cui solo uno è un maschio. Per mantenere la famiglia William fa il
bottegaio, vende sementi- quanto in basso è caduto, lui che era uno studioso di
grandi ambizioni. Eppure, per riabilitarsi agli occhi dell’unico figlio maschio
e a quelli del suo professore, esce dall’apatia della depressione e progetta un
nuovo tipo di arnia. Andrà incontro a terribili delusioni.
La famiglia di George, in Ohio, è composta da lui, la moglie e un
figlio. George vive per le sue api. Nel mondo di George, come in quello di
William, è ancora possibile avere una passione per cui si è disposti a
sacrificare tutto. E però non è la stesa passione del figlio che invece va al
college e ha l’ambizione di diventare uno scrittore. E’ il 2007. Si parla della
Sindrome della Scomparsa delle Api, ma George spera che non arrivi mai così a
nord, gli pare impossibile che debba colpire le sue api. Lui tratta bene le sue api, costruisce a mano le loro
arnie. Non può accadere nulla a loro.
E invece…
La bravura narrativa di Maja Lunde è nel
saper cambiare registro stilistico adattandosi al tempo e al luogo- c’è un sentore di antico nel racconto di William, una traccia del linguaggio parlato
moderno in quello di George e qualcosa di visionario nell’apocalittica
rappresentazione di un futuro in Cina dove le città sono state abbandonate e
bande di ragazzini scorrazzano pronti ad uccidere per qualcosa da mangiare.
E poi c’è altro oltre alla storia
delle api e a tutte le informazioni relative alle cure loro dovute, ai diversi
tipi di arnia e ai metodi di impollinazione. Mentre, parallelamente alla vita
quotidiana delle api, siamo coinvolti nell’esistenza e nei problemi famigliari
di William, di George e di Tao- la cocente delusione che William riceve dal
figlio maschio e l’affinità che, invece, incomincia a sentire per una delle
figlie finora trascurate, il rapporto difficile tra George e il figlio
giornalista Tom (che scriverà un libro sulle api) e infine la straziante
ricerca del figlio bambino di Tao a cui è successo qualcosa nel giorno di
riposo che sarebbe dovuto essere un giorno di festa per tutta la famiglia- ci
rendiamo conto di quanto ci sia di meraviglioso nel comportamento delle api, di
quali insegnamenti potremmo trarne.
Anche “La storia delle api”, come “Gli eredi” di Wulf Dorn, è una ‘warning
novel’, un romanzo di avvertimento che ci fa soffermare a riflettere su ‘dove’
stiamo andando, su ‘come’ stiamo trasformando il mondo in cui viviamo. E tuttavia
il campanello di allarme che risuona nelle pagine del libro è piacevolmente
ovattato dall’umanità delle storie che Maja Lunde intreccia con quella delle
api e che rendono così ricca la lettura, così piena di sfumature, di nostalgia
di un passato prezioso come l’oro liquido del miele.
Un libro che vorremmo subito rileggere.
la recensione, insieme all'intervista che seguirà, sarà pubblicata su www.stradanove.net
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