Casa Nostra. Qui Italia
una storia vera
FRESCO DI LETTURA
Melania G. Mazzucco, “Io sono con te”
Ed. Einaudi, pagg. 252, Euro
17,50
Dieu le veut. Lo vuole
Dio. E’ il nome della clinica che Brigitte Zébé aveva aperto a Matadi in Congo.
Una clinica dove lei faceva l’infermiera e dirigeva uno staff di medici
qualificati, pronti ad aiutare quelli che si presentavano in cerca di aiuto
anche se non avevano la possibilità di pagare. Dieu le veut, è il mantra che Brigitte ripete con fede ma anche con
una sorta di fatalismo mentre affronta le difficoltà più incredibili di questa
sua nuova vita di rifugiata in un paese di cui non sapeva nulla, in cui non
conosce nessuno e non comprende nessuno quando le viene rivolta la parola. Dieu le veut, e intanto piange. La sua
vita perduta, i figli perduti, morti, chissà. Il futuro buio.
“Io sono con te” è la storia di
Brigitte Zébé rifugiata approdata a Roma. E Melania Mazzucco è la scrittrice
che raccoglie la sua storia facendosi portavoce di Brigitte.
Quando ho letto “Voci del verbo
andare” di Jenny Erpenbeck, dove un professore in pensione si avvicinava ai
rifugiati e ascoltava le loro storie, mi sono chiesta perché non avessimo anche
noi uno scrittore che facesse qualcosa di simile, proprio noi che siamo il
paese dove la maggior parte di questi disperati in fuga sbarca e dove quindi ha
diritto di chiedere asilo politico, perché non ci fosse uno scrittore italiano
che se la sentisse di prendere questo fardello di dolore sulle proprie spalle.
Ecco: Melania Mazzucco è la risposta, è lei che per mesi ha ascoltato Brigitte,
che ne ha raccolto le parole e le lacrime. Nel libro si intrecciano tempi
diversi fatti di flash immediati sul presente di una donna che si aggira per la
stazione Termini- sembra in stato confusionale, e come potrebbe non esserlo,
catapultata in un paese sconosciuto, impreparata al clima freddo di una Roma
autunnale, con in tasca venti euro del cui valore non ha idea-, che dorme per
terra, timorosa di tutto, che viene indirizzata al Centro di via Astalli dove
immediatamente riceve cure mediche, sia fisiche sia psicologiche, e di
flash-back sul passato, su come la vita tranquilla (per quanto possa essere
tranquilla la vita in Congo) di Brigitte, vedova con quattro figli e un lavoro
ben avviato, sia stata sconvolta dal suo rifiuto di uccidere con dolcezza dei
manifestanti ricoverati nella sua clinica.
I ricordi peggiori, la prigione, le
torture, le violenze, la fame, la bestialità dei carcerieri e poi la salvezza
insperata- perché il bene fatto torna sempre indietro, Dieu le veut- e quel viaggio verso l’ignoto, vengono per ultimi
perché è come se si riaprissero le cicatrici, come se tutto il corpo dolesse di
nuovo. Niente vien tralasciato nel racconto della vita di Brigitte, nessun
dettaglio del suo nuovo inizio con gli aiuti del Centro di via Astalli diretto
dai gesuiti, degli incontri fatti con persone eccezionali che hanno scelto di
dedicare la loro professionalità all’aiuto dei rifugiati, dell’iter arduo per
avere i documenti, perché le venga riconosciuto il diritto di asilo, per avere
un alloggio, per imparare la lingua, per inserirsi nel mondo del lavoro, per
cercare di ritrovare i figli e poi per riconquistare l’affetto e la fiducia di
questi figli che si erano sentiti abbandonati da lei, così all’improvviso.
Si esce diversi dalla lettura di “Io sono
con te” (sono parole tratte dal libro di Isaia, “Tu non temere, perché io sono con te”). Melania Mazzucco è una
bravissima scrittrice, la sua empatia è straordinaria e Brigitte è una persona
fuori dal comune. La sua storia cambia la nostra maniera di guardare le persone
di colore agli angoli delle strade. Di certo non saranno tutti come Brigitte,
ma dovremmo pensare a lei e non girare alla larga. E dovremmo dare degli
scampoli del nostro tempo e tagliare un margine del sovrappiù che tutti abbiamo
e contattare i centri di accoglienza per rifugiati.
Un romanzo molto bello e generoso
contro la discriminazione.
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