Voci da mondi diversi. Africa
il libro ritrovato
Abasse Ndione, “Ramata”
Ed. e/o, trad. Barbara Ferri,
pagg.438, Euro 15,00
Il libro precedente dello
scrittore senegalese Abasse Ndione, “Vita a spirale”, era un libro di
avventure, che parlava di giovani spacciatori di marijuana. Questo secondo
romanzo, “Ramata”, è uno splendido ritratto di donna, una storia che, in una
cornice africana, riprende i temi classici della tragedia, la colpa e la
punizione, l’amore e il tradimento, l’ossessione e la follia. Anche l’inizio
segue una traccia cara al romanzo tradizionale: è aprile, piove, lo scrittore
non riesce a leggere, va in un bar vicino al mare e qui, in cambio di una
bottiglia di vino, un vecchio beone gli racconta la storia della donna che è
stata trovata morta lì vicino. Come qualunque storia raccontata a voce, anche
questa non segue un ordine cronologico lineare: c’è un inizio da cui scaturirà
la tragedia finale, ma poi la storia si ferma per andare indietro, raccoglie le
fila delle vite dei protagonisti, prosegue e si ferma ancora, per raccontare la
storia di un altro personaggio. E’ una bellissima donna, Ramata, ricca e
arrogante. Un litigio con il guardiano dell’ospedale, che lei accusa
ingiustamente, causa la morte dell’uomo. Sarebbe un guaio se la verità venisse
saputa- che Ngor Ndong è morto sotto i colpi della polizia-, ma i soldi del
marito di Ramata risolvono tutto. O almeno, sembrano risolvere tutto, perché le
persone coinvolte nella menzogna fanno una brutta fine, precoce e drammatica.
Primo
fra tutti l’intermediario che ha arraffato per sé una grossa somma, poi il
fratello di Ngor Ndong. Le ruote del destino macinano lente, passano vent’anni,
la strada di Ramata passa ancora davanti all’ospedale, questa volta perché è
diventata nonna. Quando prende un taxi per tornare a casa, viene derubata e violentata
dal tassista- Ngor Ndong junior. Mente di nuovo Ramata, questa volta a favore
dell’uomo che vuole rintracciare a tutti i costi, e perciò dice che le ha
salvato la vita. Perché per la prima volta in vita sua Ramata ha goduto. I
flashback ci riportano sia all’infanzia della donna, quando era stata
sottoposta ai riti di iniziazione e quindi all’infibulazione, sia a quella di
Ngor Ndong che aveva ucciso la madre e lo zio che era diventato il suo
patrigno. E poi la storia continua con l’ossessione amorosa di Ramata che rinchiude l’uomo in una splendida casa, stremandolo con le sue richieste. Mentre sullo sfondo pulsa la vita africana in un paese che si affaccia dal passato coloniale allo stile di vita delle società capitaliste con strascichi di corruzione a tutti i livelli, il ritmo della narrazione si fa incalzante, alla storia dell’incontro tra Ramata e il suo ricchissimo marito Matar Samb si affianca quella del giornalista che ritratta la notizia scandalistica ma vera del suicidio di Matar Samb, per terminare con la morte orrenda di Ngor Ndong e la follia di Ramata- la donna che avevano ritrovato morta, dopo una notte passata al freddo a guardare verso la villa dove aveva vissuto giorni d’amore. E lo scrittore che ha ascoltato la storia si ritrova come l’invitato al matrimonio a cui il vecchio marinaio di Coleridge ha raccontato le sue vicende: si è commosso e ha sorriso, si è rallegrato e si è rattristato, “direi di più, ho riflettuto su me stesso e sul senso della mia vita futura: mi sono convinto che nessuno può avere tutto, e mi accontenterò sempre di ciò che ho”. Come lui, neppure noi ci siamo mai annoiati leggendo questo romanzo sensuale e truculento, nero e poetico.
la recensione è stata pubblicata sulla rivista Silos
Io l'ho amato e l'ho letto di getto (https://librieinsonni.blogspot.com/2018/06/ramata-di-abasse-ndione.html?m=1). Non ho letto il precedente Vita a spirale ma lo farò quanto prima. Hai altri spunti di letteratura senegalese e africana in genere da suggerirmi?
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