giovedì 10 novembre 2016

Juan Gabriel Vásquez, “Storia segreta del Costaguana” ed. 2008

                                                        Voci da mondi diversi: America Latina
              il libro ritrovato


Juan Gabriel Vásquez, “Storia segreta del Costaguana”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Bruno Arpaia, pagg. 271, Euro 14,50


    Romanzo storico, saga familiare, incursione nella biografia di uno scrittore famoso, pastiche letterario- restiamo un poco spiazzati, quando iniziamo la lettura del romanzo dello scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez. Possiamo scorgere una traccia nel titolo, “Storia segreta del Costaguana”, rinforzata dalla citazione da Joseph Conrad in prima pagina, “Voglio parlarti dell’opera che mi occupa attualmente. Quasi non mi azzardo a confessare la mia temerarietà, ma l’ho ambientata nell’America del Sud, in una Repubblica che ho chiamato Costaguana”. Perché mai Conrad, già scrittore affermato, doveva rivelare i suoi timori nell’ambientazione del romanzo “Nostromo”? ma perché Conrad era stato di sfuggita in quella terra dove si procedeva agli scavi della Grande Trincea, quell’immane sforzo degli ingegneri francesi che doveva essere il Canale di Panama, la via più veloce per la Corsa all’Oro della California che si sarebbe trasformata nel più grande fallimento. A questo punto si inserisce José Altamirano, il narratore del romanzo di Vásquez, perché Conrad aveva chiesto aiuto per costruire l’ambientazione e- in una concatenazione di casualità dirette dall’Angelo della Storia- era stato proprio Altamirano a fornirgli il materiale.

      La saga familiare inizia nel 1820 con la nascita del padre del narratore, in quella che viene chiamata la capitale schizofrenica di uno stato schizofrenico- la Colombia- ovvero Quella Merda di Posto. E le vicende di Miguel Altamirano, liberale radicale, anticlericale, giornalista, intrecciate con quelle del paese di cui lui è osservatore, sono in primo piano fino alla nascita di José nel 1855, figlio bastardo che porta lo stesso nome dell’uomo che gli ruberà la storia della sua vita e che nascerà in Polonia due anni dopo di lui. E’ un idealista, Miguel Altamirano, un uomo dalle grandi passioni che lo portano a distorcere la realtà per renderla conforme alle sue utopistiche visioni, autore di un Giornalismo di Rifrazione (come lo chiama il figlio) che diffonde immagini abbellite della catastrofica impresa della costruzione del canale, minimizzando le morti per febbre gialla, il fango che ostacola i lavori, tacendo sui macchinari arrugginiti e inutilizzati di modo che nessuno degli azionari in Europa si allarmò. Intanto la Grande Storia avanza, tra guerre civili e rivoluzioni, in marcia verso la creazione di un nuovo stato. “Uno in più, uno in meno, che importanza ha?”, osserva il figlio José che, all’opposto del padre, si ritira da qualunque coinvolgimento, non vuole sapere nulla di politica, dopo la morte della compagna della sua vita. Senza rendersi conto che in Sud America (ma non solo laggiù) anche la domanda di come si possa vivere in pace è una domanda politica.
Joseph Conrad
      Juan Gabriel Vásquez  segue la tradizione iniziata dal romanzo inglese del ‘700 facendo intervenire lo scrittore nella narrazione attraverso il personaggio che racconta la storia (“Io sono colui che racconta…Io sono colui che sono”), che si rivolge alla Giuria dei lettori e che si arroga il diritto della licenza narrativa, la “pozione magica dell’onniscienza”. Salvo poi non riconoscere lo stesso diritto a Conrad che accusa di avergli rubato la vita per non restituirgliela intatta nelle sue pagine: “La storia segreta del Costaguana” è questa, scritta da José e non da Joseph, da un uomo che- se non arriva a morire di ‘disincanto’ come suo padre- si è però autocondannato all’esilio in Ingilterra per fuggire dalla storia del paese che gli è toccato in sorte. E che è quella che abbiamo letto.

la recensione e l'intervista che segue sono state pubblicate su www.stradanove.net



     

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