Voci da mondi diversi: America Latina
il libro ritrovato
Juan Gabriel Vásquez, “Storia segreta del
Costaguana”
Ed.
Ponte alle Grazie, trad. Bruno Arpaia, pagg. 271, Euro 14,50
Romanzo storico,
saga familiare, incursione nella biografia di uno scrittore famoso, pastiche
letterario- restiamo un poco spiazzati, quando iniziamo la lettura del romanzo
dello scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez. Possiamo scorgere una traccia
nel titolo, “Storia segreta del Costaguana”, rinforzata dalla citazione da
Joseph Conrad in prima pagina, “Voglio
parlarti dell’opera che mi occupa attualmente. Quasi non mi azzardo a
confessare la mia temerarietà, ma l’ho ambientata nell’America del Sud, in una
Repubblica che ho chiamato Costaguana”. Perché mai Conrad , già scrittore
affermato, doveva rivelare i suoi timori nell’ambientazione del romanzo
“Nostromo”? ma perché Conrad era stato di sfuggita in quella terra dove si
procedeva agli scavi della Grande Trincea, quell’immane sforzo degli ingegneri
francesi che doveva essere il Canale di Panama, la via più veloce per la Corsa all’Oro della
California che si sarebbe trasformata nel più grande fallimento. A questo punto
si inserisce José Altamirano, il narratore del romanzo di Vásquez, perché Conrad
aveva chiesto aiuto per costruire l’ambientazione e- in una concatenazione di
casualità dirette dall’Angelo della Storia- era stato proprio Altamirano a
fornirgli il materiale.
La saga familiare inizia nel 1820 con la
nascita del padre del narratore, in quella che viene chiamata la capitale
schizofrenica di uno stato schizofrenico- la Colombia- ovvero Quella
Merda di Posto. E le vicende di Miguel Altamirano, liberale radicale,
anticlericale, giornalista, intrecciate con quelle del paese di cui lui è
osservatore, sono in primo piano fino alla nascita di José nel 1855, figlio
bastardo che porta lo stesso nome dell’uomo che gli ruberà la storia della sua
vita e che nascerà in Polonia due anni dopo di lui. E’ un idealista, Miguel
Altamirano, un uomo dalle grandi passioni che lo portano a distorcere la realtà
per renderla conforme alle sue utopistiche visioni, autore di un Giornalismo di
Rifrazione (come lo chiama il figlio) che diffonde immagini abbellite della
catastrofica impresa della costruzione del canale, minimizzando le morti per
febbre gialla, il fango che ostacola i lavori, tacendo sui macchinari
arrugginiti e inutilizzati di modo che nessuno degli azionari in Europa si
allarmò. Intanto la Grande Storia
avanza, tra guerre civili e rivoluzioni, in marcia verso la creazione di un
nuovo stato. “Uno in più, uno in meno,
che importanza ha?”, osserva il figlio José che, all’opposto del padre, si
ritira da qualunque coinvolgimento, non vuole sapere nulla di politica, dopo la
morte della compagna della sua vita. Senza rendersi conto che in Sud America
(ma non solo laggiù) anche la domanda di come si possa vivere in pace è una
domanda politica.
Joseph Conrad |
Juan Gabriel
Vásquez segue la tradizione iniziata dal
romanzo inglese del ‘700 facendo intervenire lo scrittore nella narrazione
attraverso il personaggio che racconta la storia (“Io sono colui che racconta…Io sono colui che sono”), che si
rivolge alla Giuria dei lettori e che si arroga il diritto della licenza
narrativa, la “pozione magica dell’onniscienza”. Salvo poi non riconoscere lo
stesso diritto a Conrad che accusa di avergli rubato la vita per non
restituirgliela intatta nelle sue pagine: “La storia segreta del Costaguana” è
questa, scritta da José e non da Joseph, da un uomo che- se non arriva a morire
di ‘disincanto’ come suo padre- si è però autocondannato all’esilio in
Ingilterra per fuggire dalla storia del paese che gli è toccato in sorte. E che
è quella che abbiamo letto.
la recensione e l'intervista che segue sono state pubblicate su www.stradanove.net
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