Voci da mondi diversi. Francia
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Sylvain Tesson, “Beresina. In
sidecar con Napoleone”
Ed. Sellerio, trad. Roberta
Ferrara, pagg. 188, Euro 15,00
“L’idea di fare un viaggio nasce sempre
durante il viaggio precedente”, sono le parole di esordio del nuovo libro di
Sylvain Tesson di cui abbiamo già apprezzato lo stile dal taglio secco,
giornalistico e venato di umorismo, in “Nelle foreste siberiane”. Un umorismo
che affiora subito, nella frase seguente che spiega l’altra, una vera boutade, “L’immaginazione trasporta il
viaggiatore lontano dal ginepraio in cui è andato a cacciarsi.” A Sylvain
Tesson piacciono le situazione estreme- lo abbiamo capito. Il titolo,
“Beresina. In sidecar con Napoleone”,
è già un programma. Tra il 25 e il 29 novembre del 1812, in ritirata da Mosca, la
Grande Armata di Napoleone, ridotta a solo 100.000 uomini, attraversava il
fiume Beresina su ponti costruiti in sostituzione di quello distrutto dai
russi. L’esercito francese fu raggiunto dai russi comandati dal generale
Kutuzov- fu una strage. Il dizionario francese, alla voce ‘Beresina”, riporta
l’espressione ‘è una beresina’ che
indica una situazione disastrosa.
Sylvain Tesson si muove sulle
tracce della Grande Armata insieme a due amici francesi e a due russi. Partono
da Mosca in sidecar (una Ural, famosa marca sovietica) duecento anni dopo la
disfatta. Partono il 2 di dicembre, non è la data esatta ma è l’anniversario dell’incoronazione
e anche della vittoria di Austerlitz. E poi sventolano il ben noto bicorno
napoleonico. “Mancavano i fantasmi. Ma quelli aspettavano sul ciglio della
strada.”
In tutta la letteratura di viaggio, quello
di Tesson è uno dei più memorabili che abbia letto. Perché è un viaggio sulla
falsariga di un altro del passato (seguendo le varie tappe si torna spesso le
pagine a riguardare le due mappe che segnano l’itinerario della Grande Armata e
quello di Tesson), perché per onestà Tesson e i suoi amici cercano le stesse
situazioni- certo, non sono né a piedi né a cavallo, ma un sidecar è una
piccola bara di ghiaccio e quello che è al posto di guida, anche se attrezzato
con tuta termica e casco, corre il rischio di abbandonarsi al sonno indotto dall’ipotermia.
Ci sono poi le disavventure lungo il percorso, i guasti al motore, le tappe in
cui si tracanna vodka per riscaldarsi, come di certo fecero quei poveracci che
si trascinavano seguendo una scia di cadaveri. Tesson ha trovato la maniera più
adeguata per riportare in vita la Storia, per rendere omaggio agli uomini che
sono morti per l’ideale del piccolo córso
che aveva indugiato quindici giorni di troppo in una Mosca deserta
sottovalutando il peggior rivale, il Generale Inverno che non aveva mai conosciuto.
Due memorialisti di Napoleone vengono citati di continuo, il sergente Bourgogne
e Caulaincourt che era stato ambasciatore presso lo zar e che avrebbe
accompagnato Napoleone fino a Parigi, dopo aver deciso di affrettare il ritorno
abbandonando i brandelli dell’Armata al comando di Murat. E i loro ricordi, le
loro citazioni, servono di contrappunto a riflessioni sul cambiamento dei
tempi, dei valori, dei comportamenti. Bourgogne parla dell’onore e del coraggio
che li sostenevano in quella lotta con la morte e Tesson si chiede, ‘a 200 anni
di distanza, come suonano strane queste parole! Sopravvivono ancora, in questo
mondo che traversiamo alla luce degli abbaglianti?’. Quando poi i cinque
viaggiatori di oggi giungono alla Beresina, avvertono una emozione fortissima,
un misto di rispetto e tristezza, quel sentimento che si prova in un luogo
sacro. E provano a definire di che cosa si tratti- un luogo sacro è un luogo
‘fecondato dalle lacrime della Storia’, ‘un paesaggio benedetto dalle lacrime e
dal sangue’. E’ come se un’onda salisse dal terreno, come ‘l’irradiamento
fossile di un evento’. Un luogo sacro può essere contemplato solo in silenzio
perché è popolato di fantasmi.
L’insolito pellegrinaggio procede nutrendosi
di ricordi atroci- follia da gelo, cannibalismo, mattanza di cavalli, atti di
eroismo estremo- che sono alleviati dalla comicità di momenti in cui i nostri
cinque possono permettersi di ridere. Finché arrivano- con qualche ritardo e
qualche altro intoppo- a Parigi: ultima tappa, Les Invalides con la tomba di
Napoleone, l’uomo che, con tutti i suoi errori e le sue mancanze, aveva
premiato il merito, aveva scardinato le vecchie regole della guerra, aveva
entusiasmato gli animi diventando una leggenda.
Si può leggere in tante maniere, il libro di
Sylvain Tesson. Come un libro di Storia (spruzzato di vodka), come un viaggio
avventuroso su un mitico sidecar (sempre spruzzato di vodka), come un invito a
riflettere su quanto il presente si sia impoverito nonostante l’abbondanza dei
beni di consumo.
In ogni modo, è un
libro da leggere (magari bevendo un bicchierino di vodka).
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