Voci da mondi diversi. Cuba
testimonianze
FRESCO DI LETTURA
Marta Rojas e Mirta Rodríguez Calderón, “Tania, la
guerrigliera”
Ed. Zambon, trad. Adriana Chiaia,
pagg. 253, Euro 12,80
Quando delle persone fuori
dell’ordinario camminano nella Storia, capita che, alla loro morte, la leggenda si impadronisca di loro, o-
quel che è peggio- dicerie e chiacchiere vuote attribuiscano loro azioni e
comportamenti che non hanno riscontro nella realtà. Il libro “Tania, la guerrigliera”, curato dalle
giornaliste cubane Marta Rojas e Mirta Rodríguez Calderón, è una raccolta di
testimonianze di coloro che hanno conosciuto Tania, sia in Germania, sia a Cuba, sia in Argentina e in Bolivia
dove morì il 31 agosto 1967 durante
un’imboscata tesa ai guerriglieri del Che. Non sono soltanto i compagni o le
persone con cui Tania è venuta in contatto a parlare, ma anche la madre Nadia
Bunke, anche l’uomo che Tania ha amato, il ‘negrito’ che nomina in una lettera
alla madre, Ulises Estrada Lescaille che nel 1999 ha rilasciato un’intervista
ad Adriana Chiaia (traduttrice del libro). Ecco, smentiamo subito le voci che
fanno più male al cuore di una madre e dell’uomo che l’ha amata: è vero che Tania ha sposato uno
studente boliviano per avere il passaporto per entrare in Bolivia, ma è falso che fosse una donna di facili
costumi, che si infilasse nel letto di tutti, che fosse l’amante del Che.
Leggendo quello che viene raccontato di lei, soprattutto ascoltando la sua voce
nelle lettere riportate nel libro, mettendo insieme i pezzi per ricostruire la
sua personalità, sentiamo che no, quello è un dettaglio stonato che non si
accorda affatto con quello che sappiamo di lei. Ulises Estrada nega anche che
Tania sia stata una spia cubana, o tedesca o sovietica: “fu una latinoamericana votata, con tutto il suo fervore, alla lotta in
questo continente”.
Tamara a nove anni |
Era nata in Argentina, nel
1937. Il suo destino era già contenuto nella sua nascita, figlia di genitori
fuggiti dalle persecuzioni naziste in Germania. Le era stato dato il nome
esotico di Haydée (come l’eroina romantica del “Don Juan” di Byron) Tamara (molto russo, un omaggio alla
fede comunista dei genitori). Quando i Bunke decidono di tornare in Germania e
di stabilirsi nella Repubblica Democratica Tedesca, nel 1952, il cuore di
Tamara resta in Argentina, la sua
prima lingua è lo spagnolo, ha già preso coscienza delle disuguaglianze sociali nel suo paese- in senso lato, perché è a
tutto ‘il Cono Sur’ che pensa, come il Che-, e quando, nel 1961, ha la
possibilità di andare a Cuba con il biglietto di un ballerino messicano che ha
scelto di restare in Europa dopo il tour del corpo di ballo nazionale cubano,
Tamara non ha esitazioni.
Il libro delle due giornaliste è molto vario e dettagliato. Seguiamo l’inserimento a Cuba di Tamara che
dapprima si occupa di traduzioni e solo parecchio tempo dopo seguirà un
addestramento per i compiti che le verranno affidati, di infiltrata in Argentina e poi in Bolivia, leggiamo del suo entusiasmo
nelle lettere che scrive ai genitori, della felicità che prova nel sentirsi
realizzata in quello che sta facendo, della fratellanza con coloro che
condividono i suoi ideali, della fede e della speranza in un futuro diverso. Migliore, qualunque sia la sorte che aspetta
loro singolarmente.
Mirta Rodríguez Calderón |
L’impresa in Bolivia, infine, con la
testimonianza di ‘Pombo’, estratti del diario del Che, le parole di Tamara (si
firma Eure kleine Ita, la vostra
piccola Ita, con il nomignolo che usavano per lei in famiglia) nella lettera ai
genitori, “sto compiendo il mio dovere
e so che per voi, come per me, questo viene sempre prima di tutto.”
Tania fu colpita mentre guadava il Rio Grande, a Vado del Yeso. Il suo
cadavere fu trascinato dalla corrente e restituito giorni dopo. A noi piace
ricordarla con i versi di Ulises Estrada, l’uomo che l’ha amata, “Un addio tra noi non ci sarà /perché tu
ritornerai!” e con quelle di sua madre, “ Tanti mi domandano ancor oggi se,
per caso, non sia in qualche modo imparentata con Tamara Bunke…un tassista, una
cameriera al bar, un medico all’ospedale. Mi
fa bene al cuore constatare che mia figlia non è stata dimenticata”.
Marta Rojas |
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