Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo 'romanzo'
FRESCO DI LETTURA
Julian Fellowes, “Belgravia”
Ed. Neri Pozza, trad. Simona
Fefé, capitolo 1 Euro 0,00, capitolo 2 Euro 1,49
Niente
di nuovo, eppure geniale: l’idea di pubblicare un romanzo a puntate è
vecchia quanto Charles Dickens che, spinto dalla necessità di guadagnare
qualcosa in fretta, fece uscire settimanalmente i capitoli de “Il circolo
Pickwick”. Era stato il suo amico Wilkie Collins (autore del famoso “La donna
in bianco”) a consigliargli la formula, ‘falli
ridere, falli piangere, falli aspettare’. Ecco, ‘falli aspettare’,
terminare ogni puntata lasciando il lettore con il fiato sospeso, obbligandolo
a precipitarsi all’appuntamento dal giornalaio la settimana seguente. Le
novelle a puntate erano popolari anche da noi nelle riviste del dopoguerra,
indirizzate per lo più a lettrici di cultura media, che leggevano per
distrarsi, per dimenticare il peso delle preoccupazioni, per estraniarsi in un
altro mondo.
L’autore di “Belgravia” è Julian
Fellowes, scrittore e sceneggiatore della fortunatissima serie televisiva
“Downton Abbey”, nonché dei romanzi “Snob” e “Un passato imperfetto”.
La novità di questa vecchia idea è nel formato digitale: il romanzo consta
di undici capitoli che si potranno acquistare settimanalmente come e-book. La
prima puntata si può scaricare gratuitamente e a fine giugno, quando sarà
uscita l’ultima, sarà disponibile anche l’edizione
cartacea del libro.
Belgravia
è un quartiere nell’area centrale di Londra: case bianche, portico
sostenuto da colonne, si respira eleganza e signorilità, anche se un
personaggio del romanzo accusa malignamente l’impresario di aver riempito la
zona di edifici che sembrano ‘torte nuziali’. E’ in questo ambiente che si
muovono i personaggi di Julian Fellowes, nelle ricche abitazioni dove, come già
in “Downton Abbey”, c’è un ‘upstairs’ e
un ‘downstairs’- ai piani alti i signori, ai piani bassi i servitori che
commentano, spettegolano, sono più o meno leali, più o meno deferenti. Questa
volta Fellowes ci trasporta negli anni a
metà dell’800, quando una borghesia
di commercianti incomincia a farsi strada, con l’ambizione- impossibile a
realizzarsi- di raggiungere il livello dei nobili, di intrattenersi alla pari
con loro. Che la borghesia riesca ad essere più ricca delle classi aristocratiche- quello sì che è
possibile, e diventerà la realtà. Molto più difficile e lungo il processo per
raffinarsi, per acquistare i modi e il portamento che in quelle sono innati,
ereditati insieme al titolo e alle terre.
La prima puntata, “In battaglia a
passo di danza”, uscita il 14 di aprile sia in inglese sia in italiano, è
una sorta di preambolo: è il 1815, la
vigilia della battaglia di Waterloo, e a Bruxelles la duchessa di Richmond
offre un ballo grandioso. Tra gli invitati, uno è ‘anomalo’, fuori posto. E’ un semplice signor Trenchard, un
approvvigionatore dell’esercito molto ambizioso (è la controparte maschile di
Becky Sharp, l’arrampicatrice sociale protagonista di “Vanity Fair” di
Thackeray), con una moglie che un poco si vergogna delle pretese del marito e
una figlia bellissima. La bellezza apre tutte le porte, la giovane Sophia è
innamorata dell’affascinante Lord Bellasis ed è certa che lui la sposerà. Le
notizie sempre più incalzanti dell’avanzata di Napoleone disturbano la
festosità della serata- tutti ricorderanno, in seguito, i volti di coloro che danzavano e che il giorno dopo
erano già morti.
Nel secondo capitolo, “Un
incontro fortuito”(pure questo acquistabile su internet e ‘pubblicato’ il
14 di aprile al costo di Euro 1,49), è il 1840,
il signor Trenchard ha investito nella costruzione dei palazzi bianchi di
Belgravia, si è arricchito, ha in mente di ristrutturare l’area di magazzini
chiamata Isle of Dogs (lungimirante il nostro Mr. Trenchard: questa è la zona
dell’odierno centro direzionale Canary Wharf), ma non è interamente felice, c’è
un pesante segreto nella sua vita. E
qui mi fermo, proibito svelare i segreti, dirò solo che la vita delle due
famiglie che si erano incontrate a Bruxelles nel 1815 anche se non sarebbe
dovuto succedere, continua ad intrecciarsi.
Canary Wharf oggi |
La
fascetta sul romanzo “Belgravia” dovrebbe portare la scritta: ‘Leggere con cautela. Dà assuefazione’.
Se Julian Fellowes voleva stregarci, ci è riuscito. Mentre leggiamo ci rendiamo
conto che questa non è alta letteratura, che “Belgravia” è un feuilleton, ma ugualmente non riusciamo
ad interrompere la lettura.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
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