Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Qiu Xiaolong, “Il principe rosso”
Ed. Marsilio, trad. Fabio
Zucchella, pagg. 376, Euro 15,73
Cao
Chen, una laurea in inglese, traduttore di T.S.Eliot, poeta lui stesso, ispettore
capo della polizia di Shanghai (suo malgrado), professore d’università per
ambizione (e capacità), è tornato sulla scena nel nuovo romanzo di Qiu Xiaolong.
Leggiamo di volata “Il principe rosso” e ci sembra di percepire un graduale e
sottile cambiamento nei libri di Qiu Xiaolong, una svolta dal thriller, o dal giallo, o dal romanzo di indagine
poliziesca su un qualche delitto al romanzo che è sempre di indagine ma di un
tipo più ampio, sulla Cina di oggi e
sulla direzione che sta prendendo, sul ‘socialismo alla cinese’ e sulla nuova
ondata di capitalismo (meglio piangere su una BMW che ridere in
bicicletta- dice un personaggio), sui
privilegi e il nepotismo e la corruzione dilagante.
Il primo indizio di questo cambiamento è la
posizione ufficiale di Chen. Non è più ispettore capo e neppure vicesegretario
del Partito, è stato nominato direttore
del Comitato per la riforma del sistema legale, potrebbe sembrare un
avanzamento nella carriera, ma non lo è, è un trucco comune nella politica
cinese, una retrocessione mascherata
da promozione. A chi stava dando
fastidio Chen? Di quale caso si occupava per aver provocato questa
reazione? Forse quello dei maiali morti galleggianti nel fiume, dopo lo
scandalo dell’americano morto per intossicazione alimentare? Oppure quello
della sparizione di Liang, l’impresario che aveva guadagnato cifre favolose
dopo essersi aggiudicato l’appalto degli arredamenti dei nuovi treni
superveloci?
Questi casi, insieme alla morte
per eccesso di alcol (è stato messo tutto subito a tacere) dell’altro americano
(che però non beveva), sono le tracce tradizionalmente ‘gialle’ del romanzo. Ma
sono morti che non si vedono, come non si vedono le altre vittime lungo il
corso della narrazione- Qiu Xiaolong non
è uno scrittore cruento e, se il
lettore si aspetta dei brividi, sarà deluso. L’atmosfera che pervade “Il
principe rosso” è di un’inquietudine di
tristezza- Aprile è un mese crudele,
se non il più crudele, è la frase che inizia il romanzo, ricalcata sul
famoso verso di apertura de “La terra desolata” di Eliot. Il 5 di aprile ricorre in Cina la
festività del Qingming, la data propizia in cui visitare e pulire le tombe e Chen ha preso una corriera (non è da
Chen usufruire dell’auto di servizio ora che è stato destituito) per recarsi
sulla tomba del padre nel cimitero di Suzhou.
Gli spostamenti di Chen tra Shanghai e Suzhou per rimettere a
posto la tomba offriranno un pretesto nella narrazione per sottolineare il contrasto tra la caotica Shanghai e
la tranquilla Suzhou (in Cina c’è un detto, “in cielo c’è il paradiso, in terra ci sono Hangzhou e Suzhou”),
per ricordare a Chen gli insegnamenti
confuciani del padre che era stato deluso dalle scelte del figlio e per
soppesare la sua propria delusione,
dopo aver creduto nel suo lavoro come ispettore di polizia, nel constatare- una
di volta di più, facendo ricerche sui casi recenti- che la legge non è uguale per tutti, che non c’è nulla che sia uguale
per tutti, che c’è gente senza scrupoli per cui è meglio fare un torto al mondo che subire un torto dal mondo. Se
Suzhou è più vicina al passato di quanto lo sia Shanghai, tutto il romanzo è
percorso dall’ambiguità del presente-
c’è una rinascita di interesse per le
Canzoni Rosse dell’utopia maoista e nello stesso tempo i Principi Rossi (i
figli dei magnati) vanno a studiare in prestigiose scuole americane con soldi di dubbia provenienza, nella notte una
voce cantilena Sprangate le finestre e le
porte…State all’erta, attenti ai sabotaggi dei nemici di classe…, una cosa
che si faceva negli anni ‘70 quando il comitato per la sicurezza di quartiere
faceva la ronda a mezzanotte.
Suzhou |
Shanghai |
E alla fine, in questo anomalo
giallo, in questo romanzo di indagine sul nuovo mondo sorto troppo velocemente-
come i grattacieli che svettano ovunque nella nuova Cina-, è proprio colui che
svolge l’indagine, il nostro Chen
che ha sempre pronta la citazione poetica a
trovarsi in rischio di vita. Eppure Chen non può essere diverso da quello
che è, non può abbandonare i suoi ideali, “essere un poliziotto comporta degli
obblighi” e “quando hai dato così tanto al tuo lavoro, e per così tanti anni,
quel lavoro diventa parte di te, anche se non è una parte piacevole”. E allora
per Chen è “inconcepibile” rifugiarsi
nel consolato americano. Che ne sarà di lui? attendiamo il prossimo romanzo.
Intanto, una ‘chicca’ per i lettori: il volumetto “Le poesie dell’ispettore
Chen” in regalo con “Il principe rosso”- Non
voglio essere l’elegante portachiavi infilato nel tuo dito, sono i versi
con cui si apre la raccolta. Da godere.
Nessun commento:
Posta un commento