sabato 5 marzo 2016

Qiu Xiaolong, “Il principe rosso” ed. 2016

                                                              Voci da mondi diversi. Cina
    cento sfumature di giallo
     FRESCO DI LETTURA

Qiu Xiaolong, “Il principe rosso”
Ed. Marsilio, trad. Fabio Zucchella, pagg. 376, Euro 15,73


     Cao Chen, una laurea in inglese, traduttore di T.S.Eliot, poeta lui stesso, ispettore capo della polizia di Shanghai (suo malgrado), professore d’università per ambizione (e capacità), è tornato sulla scena nel nuovo romanzo di Qiu Xiaolong. Leggiamo di volata “Il principe rosso” e ci sembra di percepire un graduale e sottile cambiamento nei libri di Qiu Xiaolong, una svolta dal thriller, o dal giallo, o dal romanzo di indagine poliziesca su un qualche delitto al romanzo che è sempre di indagine ma di un tipo più ampio, sulla Cina di oggi e sulla direzione che sta prendendo, sul ‘socialismo alla cinese’ e sulla nuova ondata di capitalismo (meglio piangere su una BMW che ridere in bicicletta- dice un personaggio), sui privilegi e il nepotismo e la corruzione dilagante.
    Il primo indizio di questo cambiamento è la posizione ufficiale di Chen. Non è più ispettore capo e neppure vicesegretario del Partito, è stato nominato direttore del Comitato per la riforma del sistema legale, potrebbe sembrare un avanzamento nella carriera, ma non lo è, è un trucco comune nella politica cinese, una retrocessione mascherata da promozione. A chi stava dando fastidio Chen? Di quale caso si occupava per aver provocato questa reazione? Forse quello dei maiali morti galleggianti nel fiume, dopo lo scandalo dell’americano morto per intossicazione alimentare? Oppure quello della sparizione di Liang, l’impresario che aveva guadagnato cifre favolose dopo essersi aggiudicato l’appalto degli arredamenti dei nuovi treni superveloci?
Questi casi, insieme alla morte per eccesso di alcol (è stato messo tutto subito a tacere) dell’altro americano (che però non beveva), sono le tracce tradizionalmente ‘gialle’ del romanzo. Ma sono morti che non si vedono, come non si vedono le altre vittime lungo il corso della narrazione- Qiu Xiaolong non è uno scrittore cruento e, se il lettore si aspetta dei brividi, sarà deluso. L’atmosfera che pervade “Il principe rosso” è di un’inquietudine di tristezza- Aprile è un mese crudele, se non il più crudele, è la frase che inizia il romanzo, ricalcata sul famoso verso di apertura de “La terra desolata” di Eliot. Il 5 di aprile ricorre in Cina la festività del Qingming, la data propizia in cui visitare e pulire le tombe e Chen ha preso una corriera (non è da Chen usufruire dell’auto di servizio ora che è stato destituito) per recarsi sulla tomba del padre nel cimitero di Suzhou.
Suzhou
Gli spostamenti di Chen tra Shanghai e Suzhou per rimettere a posto la tomba offriranno un pretesto nella narrazione per sottolineare il contrasto tra la caotica Shanghai e la tranquilla Suzhou (in Cina c’è un detto, “in cielo c’è il paradiso, in terra ci sono Hangzhou e Suzhou”), per ricordare a Chen gli insegnamenti confuciani del padre che era stato deluso dalle scelte del figlio e per soppesare la sua propria delusione, dopo aver creduto nel suo lavoro come ispettore di polizia, nel constatare- una di volta di più, facendo ricerche sui casi recenti- che la legge non è uguale per tutti, che non c’è nulla che sia uguale per tutti, che c’è gente senza scrupoli per cui è meglio fare un torto al mondo che subire un torto dal mondo. Se Suzhou è più vicina al passato di quanto lo sia Shanghai, tutto il romanzo è percorso dall’ambiguità del presente- c’è una rinascita di interesse per le Canzoni Rosse dell’utopia maoista e nello stesso tempo i Principi Rossi (i figli dei magnati) vanno a studiare in prestigiose scuole americane con soldi di dubbia provenienza, nella notte una voce cantilena Sprangate le finestre e le porte…State all’erta, attenti ai sabotaggi dei nemici di classe…, una cosa che si faceva negli anni ‘70 quando il comitato per la sicurezza di quartiere faceva la ronda a mezzanotte.
Shanghai

E alla fine, in questo anomalo giallo, in questo romanzo di indagine sul nuovo mondo sorto troppo velocemente- come i grattacieli che svettano ovunque nella nuova Cina-, è proprio colui che svolge l’indagine, il nostro Chen che ha sempre pronta la citazione poetica a trovarsi in rischio di vita. Eppure Chen non può essere diverso da quello che è, non può abbandonare i suoi ideali, “essere un poliziotto comporta degli obblighi” e “quando hai dato così tanto al tuo lavoro, e per così tanti anni, quel lavoro diventa parte di te, anche se non è una parte piacevole”. E allora per Chen è “inconcepibile” rifugiarsi nel consolato americano. Che ne sarà di lui? attendiamo il prossimo romanzo. Intanto, una ‘chicca’ per i lettori: il volumetto “Le poesie dell’ispettore Chen” in regalo con “Il principe rosso”- Non voglio essere l’elegante portachiavi infilato nel tuo dito, sono i versi con cui si apre la raccolta. Da godere.


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