Vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Dan Turèll, “Assassinio di marzo”
Ed.
Iperborea, trad. Maria Valeria D’Avino, pagg. 262, Euro 17,00
“Assassinio di marzo”, ovvero assassinii in due giorni, perché la trama di
questo serratissimo thriller dello scrittore danese Dan Turèll si svolge in due
soli giorni all’inizio del mese di marzo a Copenhagen, con protagonista il giornalista senza nome di tutta una
serie di dodici romanzi di cui “Assassinio di lunedì” è già stato pubblicato
dalla stessa casa editrice. Il nostro giornalista sta attraversando un periodo
di euforia- il suo rapporto con la fidanzata Gitte (avvocato) sembra essere
consolidato e, dopo qualche incertezza, lei ha deciso di portare avanti la
gravidanza: avrà un figlio il giornalista un po’ squinternato, amante delle soste
nei bar (con consumazione di alcolici, naturalmente), con la propensione strana ad imbattersi in cadaveri e cacciarsi in
situazioni pericolose. Che però possono assicurargli uno scoop per il giornale per cui scrive.
Tutto incomincia con una lettera anonima
arrivata al giornale, per l’appunto, in risposta alla campagna pubblicitaria
‘Ditelo al Bladet’- una sola frase di
domanda: Dov’è Eric Liljencrone? Basta conoscere un poco il giornalista
narratore per sapere già che cosa farà dopo aver raccolto qualche informazione:
si introdurrà in casa del suddetto Eric Liljencrone e lo troverà morto, con un coltello piantato nella schiena. E mentre
si trova lì, insieme all’ispettore di polizia e un agente, entra in casa (con
il suo paio di chiavi) la sorella del
morto, una donna volitiva e con gran sangue freddo, un tipo che ci fa
venire in mente Crudelia Demon. Eric Liljencrone era un mercante d’arte ed infatti dei quadri di gran valore sono appesi
alle pareti del suo soggiorno- tra questi un Léger e un Pollock su cui si
soffermano gli occhi del giornalista, tanto che sarà in grado di affermare, più
tardi, quando ormai sono stati rubati, che si trattava proprio di quei due.
Nei due giorni di azione altre due morti si susseguono a
distanza ravvicinata- è evidente che le persone assassinate debbano avere
qualcosa a che fare con Liljencrone. E il giornalista stesso potrebbe
rimetterci la vita se non avesse i riflessi pronti. Dai quartieri alti di
Copenhagen (le osservazioni e le descrizioni del narratore sono sempre pungenti e divertenti) alle stradine a
luci rosse, da case firmate da architetti a night club per soli uomini- sono
gli anni ‘80 e il ‘coming out’ non era ancora così frequente, delle tendenze
omosessuali si parla con guardinga cautela, si rispetta la privacy di parenti,
amici e conoscenti. Arriverà un altro messaggio anonimo al Bladet per dare una spinta
decisiva alle indagini e fino a che punto è coinvolta la sosia di Crudelia
Demon?
Se dovessi definire con un solo aggettivo
il romanzo di Dan Turèll, direi che è divertente.
E che, leggendolo, si ha l’impressione che lo
scrittore stesso si sia divertito a scriverlo. E che non escluderei che
anche Dan Turèll avesse bevuto qualche buon bicchiere mentre scriveva. Perché è
frizzante, su di giri al punto
giusto, non impegnato (come è invece la tendenza della letteratura di indagine
di oggi). “Assassinio di marzo” è un
‘intrattenimento’, come lo avrebbe descritto Graham Greene.
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