Casa Nostra. Qui Italia
E' morto ieri, 19 febbraio, all'età di 84 anni, Umberto Eco. Il mondo della cultura è in lutto. Con lui è scomparso non solo un grande scrittore, ma anche un grande uomo. Lo ricordo con la recensione di un suo libro che ho molto amato, perché mi ha restituito la memoria.
Umberto Eco, “La misteriosa fiamma della regina Loana”
E’ l’immagine ricorrente per tutta la prima metà del nuovo
romanzo di Umberto Eco, quella della fiamma che guizza dentro, ogni volta
che il protagonista narrante ricorda qualcosa che non sa collocare, che non sa
spiegare, misteriosa la fiamma,
“come se qualcuno venisse da noi dalla quarta dimensione e ti solletica il
piloro”, misteriosi i ricordi perché
lui ha avuto un incidente, non ricorda nulla e gli devono dire anche come si
chiama, Giambattista Bodoni detto Yambo.
La sua risposta, altrimenti, potrebbe essere, “mi chiamo Arthur Gordon Pym” o
“chiamatemi Ismaele”. E il lettore viene subito travolto dalla ricchezza di evocazioni e di citazioni di questo libro che
forse non è bello, ma è extra-ordinario,
straordinario. La perdita della memoria episodica o autobiografica di Yambo, un
inizio di per sé piuttosto banale, diventa il pretesto per una ricerca del tempo perduto, ritrovando così non solo il suo
vissuto, ma costruendo la memoria di
un’intera generazione italiana perché questo tuffo nel passato avviene in
due tempi e in maniera articolata: dopo una breve prima parte, intitolata “L’incidente”, in cui Yambo annaspa per
recuperare con soddisfazione e sorpresa l’abitudine degli affetti famigliari e
dei gesti quotidiani, ce n’è una seconda- la più lunga- “La memoria di carta”, seguita dalla terza che ha un titolo in
greco, “OI NOΣTOI”, “I ritorni”,
come il ritorno per eccellenza, quello di Ulisse a Itaca. Ritorna nella
casa dei nonni a Solara, Yambo, e fruga nella tradizionale soffitta, trovando
di tutto e di più negli scatoloni accumulati. Non c’è un ordine, non c’è mai
ordine nelle soffitte coperte di polvere del passato, come non c’è mai ordine
nei ricordi che appaiono sfumati nella nebbia che ha sempre affascinato Yambo,
tanto da raccoglierne tutte le citazioni
possibili, da Dante a Eliot, da D’Annunzio a Dickens, da Pascoli a
Shakespeare…
E vengono fuori i libri di
Salgari e le riviste francesi con le immagini di gusto liberty, il Nuovissimo Melzi del 1905 che si
apre alle pagine più consultate (quelle delle torture), gli atlanti con paesi ormai scomparsi ( come la leggendaria Atlantide),
collezioni di scatole di latta
(servirà per sempre una tazza di cioccolata la vecchina gentile del Cacao
Talmone), di calendarietti da
barbiere (ne aleggia ancora un lieve profumo), di francobolli (ah, il tempo in cui si viaggiava in sogno fantasticando
sui nomi di paesi lontani).
E Pinocchio e gli eroi dei fumetti, Buffalo Bill e
Gordon, Mandrake e i soldatini giocattolo, e balza fuori Yambo, autore della
storia di Ciuffettino che deve essergli piaciuta molto, se lui ne ha preso il
nome. E finalmente “La misteriosa fiamma della regina Loana” che in realtà era
“una squinzia vestita da baiadera”. E’ un’orgia
di letture e di immagini, quella di Yambo, versi di poesie e nomi e
cartoline illustrate e disegni di eroi muscolosi, mentre suona i dischi 78 giri sul grammofono del
nonno, “se potessi avere mille lire al mese” e “giovinezza” e le canzoni dei
giovani Balilla. Ma Yambo non ha nessuna reazione davanti a tutto questo
materiale che diventa perciò il ricordo
collettivo dell’Italia di almeno un ventennio, prima e dopo la guerra.
Tutto è visto con un occhio obiettivo e distaccato che gli fa domandare, “ma io, come vivevo questa Italia
schizofrenica?”, l’Italia che inneggiava al Duce, mandava i ragazzi a
morire in guerra, piangeva sui morti delle Fosse Ardeatine, e però cantava
“Besame, besame mucho” e “faccetta nera”? Una forte emozione, un secondo ictus
ed è nella terza parte che tutto ritorna, l’interpretazione
personale di questo passato, perché in una visione abbagliante- prima che
il sole si faccia nero- Yambo ricorda tutto, anche l’episodio che ha segnato la
fine dell’innocenza, quando aveva
guidato in salvo otto cosacchi giù per il Vallone e aveva capito che la guerra è uccidere qualcuno per non
venire uccisi, tutto tranne quello che più desidera, il volto della ragazza
che è stata il suo primo amore e che si confonde con quello della moglie e
della segretaria.
Il ritmo si fa sempre più pressante mentre si avvicina la
fine, e sono pagine straordinarie
con immagini che si incalzano e un tono visionario da Apocalisse di San
Giovanni, con la scalinata del vecchio liceo in cima alla quale sul trono non
c’è Dio ma Ming Signore di Mongo, e al
suono delle sette trombe non sono gli angeli ma tutti i personaggi dei libri e
dei fumetti e del cinema che scendono, cantano, e la nebbia si dirada in
attesa della fanciulla bella come una rosa, come
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Umberto Eco, “La misteriosa
fiamma della regina Loana”
Ed. Bompiani, pagg. 451, Euro
19,00
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