Voci da mondi diversi. Area germanica
painting fiction
FRESCO DI LETTURA
Klaus
Modick, “Concerto di una sera d’estate senza poeta”
Ed. Neri Pozza, trad. Riccardo Cravero, pagg. 166, Euro 13,60
Mi sono innamorata
della copertina del romanzo di Klaus Modick, “Concerto in una sera d’estate
senza poeta”. Mi ha intrigato il titolo. Poi ho letto il libro e mi sono
innamorata del libro. Perché mi ha fatto provare la felicità dell’ignoranza e l’ebbrezza della scoperta di qualcosa
di nuovo che non conoscevo.
“Concerto in una sera
d’estate senza poeta” è la storia di un’amicizia
deludente, di un grande amore, di una esaltante confraternita artistica. E’
la storia di un quadro bellissimo
che non soddisfa il suo pittore e, dietro la storia del quadro c’è
l’esplorazione intima del processo
creativo, dello sforzo per comunicare tramite l’arte, della frustrazione quando l’oggetto d’arte
terminato è fedele alla realtà ma non a quello che palpitava nella mente
dell’artista.
Il poeta presente nella sua assenza nel titolo è Rainer Maria Rilke, amico deludente del
pittore (ma non solo, anche disegnatore di mobili e di ambienti) Heinrich Vogeler. Rilke, visto
attraverso gli occhi del gruppo di amici, è odioso. E’ egocentrico, vanaglorioso, sembra sempre stare recitando (i suoi
versi per lo più) al centro del palcoscenico. Non è capace di amare- mentre
prosegue la sua relazione, scandalosa per l’epoca, con la molto discussa
scrittrice e psicanalista Lou Salomé, intreccia un’ambigua amicizia con due
donne pittrici del gruppo, ne sposa una (dopo averla messa incinta) e l’altra
donna (Paula Becker, un genio non riconosciuto, peccato che sia morta
giovanissima) sposa, subito dopo, un altro degli artisti della confraternita
(per ripicca?).
E’ anche uno scroccone,
Rilke, che approfitta della generosa ospitalità di Vogeler, esige ascolto e
ammirazione. Ma non contraccambia. Vogeler lo aveva già dipinto nel suo quadro,
questo grande e grandioso Concerto che gli era stato ispirato dal Concerto
campestre di Tiziano. Lo aveva inserito fra le due donne, Clara (la moglie di
Rilke) e Paula. Poi, deluso, lo aveva cancellato. E in ogni caso, il nostro
sguardo si posa, prima di tutto, sulla figura
centrale in piedi sugli scalini, accanto al cane: è Marthe, la fanciulla
con i capelli color lino che forse non era ancora sposata con il pittore quando
il quadro era stato iniziato. Sullo sfondo, Barkenhoff, la casa delle betulle, la creazione di Vogeler, il
luogo di raccolta degli artisti della confraternita di Worpsede, nella
brughiera del diavolo (la Teufelsmoor), a nord est di Brema.
Rilke |
Barkenhoff |
Barkenhoff non è
soltanto una casa, Worpswede non è soltanto un luogo, le betulle non sono
comuni alberi. E’ il Giardino dell’Eden, una
Utopia artistica, la gloria della bellezza, della giovinezza, della
creatività, dell’amicizia e dell’amore. Heinrich Vogeler aveva amato a prima
vista l’elfica Marthe, figlia dell’insegnante del villaggio. Era diventata la
sua modella, la vediamo nei quadri, pallida e bionda, vestita di verde e
flessuosa come le betulle.
Poi il poeta Rilke si era distaccato dal gruppo,
Vogeler non aveva apprezzato il suo comportamento maschilista, egoista e
leggero. Rilke non poteva più avere un posto nel quadro, era stato cancellato.
Ma anche il significato profondo del
quadro era cambiato, era finita l’atmosfera esaltante della
creazione, erano scese le ombre. Vogeler stesso era diverso. Aveva gli occhi
affaticati, non era soddisfatto di quello che dipingeva, avrebbe voluto
ricomprare il grande quadro del Concerto e distruggerlo. Distruggere il passato, una parte della vita di tutti loro.
Modick ha attinto da
uno scritto di Vogeler, “Werden”, e dai diari e dalle poesie di Rilke per
scrivere questo romanzo che ci parla di sentimenti e di sublimazione di
sentimenti, di realtà e di trasfigurazione della realtà, che ci trasporta
nell’atmosfera creativa dello Jugendstil (più suggestivo questo termine, stile della giovinezza, che Art
Nouveau), che ci inebria di bellezza.
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