vento del Nord
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Jaan Kross, “Il pazzo dello zar”
Ed. Iperborea, trad. Arnaldo
Alberti, pagg. 448, Euro 19,00
Timotheus
von Bock è veramente esistito. Nato nel 1787 in Livonia (ora facente parte
della Lettonia) e morto nel 1836, Timotheus von Bock fu aiutante di campo dello
zar Alessandro I durante la campagna di Russia di Napoleone, amico personale e
fidato dello zar e autore della proposta di una nuova Costituzione per cui
scontò nove anni di prigione nel
carcere di Shlüsselburg.
Timotheus von Bock è il
protagonista del romanzo “Il pazzo dello zar” dello scrittore estone Jaan
Kross- anche Kross sperimentò la durezza della repressione sovietica, deportato
in un Gulag siberiano dove passò otto anni. Il romanzo è stato pubblicato per
la prima volta nel 1978, una prima traduzione in italiano è uscita nel 1994 per
Garzanti ed è scomparsa da tempo dagli scaffali: come abbiamo potuto ignorare così a lungo un libro talmente splendido?
Perché Timo von Bock non è un
protagonista qualunque, Timo è un
eroe e gli anni in cui viviamo hanno bisogno di eroi da ammirare. Timo von
Bock è un rivoluzionario pacifico, è
un rivoluzionario che vuole cambiare la società iniqua in cui vive per evitare
la rivoluzione. Proprietario della tenuta di Võisiku, Timo affrancò i suoi servi ben prima che dovessero essere liberati per
legge e sposò una contadina, Eeva, sfidando
l’ostracismo dei suoi pari. Sapeva quello a cui andava incontro, Timo, e sapeva
quello che faceva: prima del matrimonio Eeva (a cui poi Timo chiese di prendere
il nome di sua madre, Katrina) fu mandata con il fratello da un precettore. Con
un severo programma di studio i due ‘contadini’ acquistarono una cultura che li
mise in grado di conversare- anche in francese- con chiunque si trovassero a
dover frequentare in compagnia di Timo, e poco importavano le occhiate
sprezzanti e gli atteggiamenti dettati dal pregiudizio degli altri.Võisiku |
Lo zar aveva fatto giurare a Timo di
dirgli sempre la verità e Timo lo aveva preso in parola, aveva creduto che
fosse suo preciso dovere mettere lo zar davanti alla realtà delle ingiustizie
nella loro società, farlo confrontare con la
necessità di un cambiamento radicale nella politica governativa. Il
documento con le proposte di Timo era talmente esplosivo e innovatore che nulla
doveva trapelarne- nessuno, neppure Eeva, sapeva il motivo per cui Timo fosse
stato arrestato. Per anni non seppe neanche dove fosse stato imprigionato.
Finché fu fatta circolare la voce che Timo
era pazzo. Ad un pazzo si può concedere molto, non è responsabile di quello
che dice, anche se la sua è la saggezza
nella follia, come quella di Re Lear. Ad un pazzo si può anche ridare la
libertà vigilata, controllata da spie infiltrate al servizio di Timo ed Eeva.
Schlüsselburg |
Quando
ritorna a Võisiku, Timo è
irriconoscibile. Gli hanno spezzato i denti, il suo fisico è ammalato. Non il suo spirito, non la sua mente, però.
Timo è, come è sempre stato, come vuole essere, “un chiodo di ferro nel corpo dell’Impero”. Timo gioca a fare il
pazzo, ma è integro, continua a
credere nelle idee che lo hanno mandato a Schlüsselburg. Rifiuterà anche la
possibilità di fuggire all’estero: un chiodo di ferro non può essere rimosso.
La storia di Timo von Bock ci viene
raccontata nel suo diario da Jakob, il fratello di Eeva, l’uomo che Timo ha
strappato dalla terra facendone una persona colta. Sradicata, però. Mentre Eeva
si adegua per amore (come si fa a non amare un uomo come Timo?), Jakob
avvertirà sempre un disagio, non si sentirà più a suo posto nella casa dei
genitori e non riuscirà neppure, però, a farsi una nuova cerchia di amici. Resterà
leale a Timo ma con una certa qual diffidenza, quasi ritenesse anche lui che i suoi
grandi ideali utopici fossero una pazzia.
Università di Tartu |
Ha avuto coraggio, Jaan Kross, a scrivere
di Timo von Bock negli anni ‘70. Mentre l’Estonia e tutti gli stati baltici
facevano parte dell’Unione Sovietica, era come se non fossero passati
centocinquanta anni, come se ci fosse ancora lo zar ad esercitare il suo
dominio con il pugno di ferro, come se
la voce di Timo risuonasse con la stessa pericolosa potenza.
Assolutamente da leggere.
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