Voci da mondi diversi. Penisola iberica
romanzo 'romanzo'
il libro ritrovato
Almudena Grandes, “Troppo amore”
Ed. Guanda, trad. Roberta Bovaia,
pagg.166, Euro 13,00
“Era il 1984, e noi avevamo vent’anni,
Madrid aveva vent’anni, la
Spagna aveva vent’anni, e ogni cosa era al suo posto, avevamo
un passato oscuro, un presente luminoso e una freccia ci indicava quale
direzione prendere per andare incontro a quello che allora credevamo fosse il
futuro”: è questa la frase che ci resta in mente quando chiudiamo “Troppo
amore”, l’ultimo romanzo della scrittrice spagnola Almudena Grandes, perché
sono l’eco di quelle che chiunque di noi abbia passato i vent’anni avrebbe
potuto dire allora, in quella breve
stagione in cui il mondo sembra essere nelle nostre mani e tutto diventa
possibile.
Quel “noi” sono tre studenti di Belle Arti, Marcos,
bellissimo, molto dotato, diventerà il pittore più importante della sua
generazione, Jaime, un po’ tozzo, capace di riprodurre qualunque disegno in un
attimo, e Maria José, che si fa chiamare Jose e dipinge quadri inquietanti di
bambini down, dipinge persino se stessa con le caratteristiche somatiche di una
bambina down.
Un triangolo, dunque, e c’è una frase con il numero tre all’inizio
di ognuna delle quattro parti del libro, la prima è un dato di fatto, che il
tre è un numero dispari- ed è il
capitolo dell’incontro, della conoscenza, dell’amicizia in cui ognuno
apporta qualcosa di diverso; segue “il tre è un numero a parte”, e inizia la storia di questo amore a tre, con
Marcos che è impotente e Jaime che fa l’amore con Jose mentre Marcos li guarda
ed è stranamente un amore bellissimo quello che li lega uno all’altro. Questa è
la fase in cui separatamente non
sarebbero quello che sono, non dipingerebbero quello che dipingono se non
fossero tutti insieme nello stesso studio con un balcone a cui hanno diritto a
turno. Vivono in una specie di paradiso
terrestre dell’innocenza, perché non c’è niente di morboso nel sesso e
nell’amore. Quando il tre diventa un numero pari, si annuncia la cacciata dal paradiso, quando Marcos
riesce a fare l’amore con Jose cambia l’equilibrio del loro rapporto- e Marcos
è innamorato di Jose, ma Jose sceglie Jaime anche se ama Marcos, e Jaime è
invidioso del genio di Marcos che ha già incominciato a vendere i suoi quadri.
“Il tre non è mai stato un numero”: la
separazione è amara, ognuno se ne va per la sua strada, la freccia che
indicava il futuro è rimasta accesa solo per Marcos, Jaime e Jose prendono
altre strade.
Tutta
la storia rivive nel ricordo di Jose ad anni di distanza, quando è
ridiventata Maria José Sanchez e Jaime-
che lei non ha più visto- le telefona per dirle che Marcos, l’amico che una
volta confidava loro la sua fatica di vivere- si è suicidato. Ritroviamo la Almudena Grandes
migliore, in questo romanzo di troppo
amore che non può durare. Perché la scrittrice non si dilunga, non scarta
dalla narrazione che procede veloce lungo le sue tappe inevitabili, evita la facile tentazione dell’erotismo
pornografico riuscendo miracolosamente a rendere quello che parrebbe
assurdo- la felicità assoluta di una
scoperta dei corpi che può essere così pulita solo a vent’anni, prima delle
tentazioni, prima della malizia, prima del possesso e della gelosia.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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