Voci da mondi diversi. Medio Oriente
FRESCO DI LETTURA
Sarit Yishai-Levi, “Miss
Jerusalem”
Ed. Sonzogno, trad. O. Bannet e R.
Scardi, pagg. 496, Euro 16,15
“Miss Jerusalem”, ovvero “Uomini che non
amano le mogli”, ovvero “Donne con una maledizione”, ovvero “Figlie che non
amano le madri”. Sono tutti titoli alternativi per il bel romanzo
dell’israeliana Sarit Yishai-Levi, una saga famigliare che copre un arco di
tempo tra gli inizi del ‘900 e gli anni ‘70 del secolo scorso, da quando i
turchi occupavano la Palestina all’indipendenza, attraverso il protettorato
britannico, gli odiati inglisi come
li chiama Rosa, e sia cancellato il loro
nome e la loro memoria, e poi le guerre e l’assedio di Gerusalemme.
Chi sono dunque queste donne e questi
uomini della famiglia Hermosa, ebrei sefarditi? Merkada e Rafael, prima di
tutti. Il loro primogenito, l’affascinante Gabriel, è sposato con Rosa, una
donna brutta e ignorante- lei stessa dice sempre, senza vergognarsi, che aveva
pulito i gabinetti degli inglisi per
sfamare se stessa e il fratellino. Ma perché mai Merkada aveva scelto proprio
Rosa come moglie del suo primogenito? Perché lui aveva perso la testa per una
askenazita dagli occhi azzurri e i capelli d’oro: un matrimonio con lei era del
tutto impensabile e, quando Gabriel si era intestardito, suo padre Rafael era
morto d’infarto. Ecco l’inizio della maledizione, la colpa che Gabriel avrebbe
dovuto espiare per tutta la vita. Ecco la punizione di una moglie non degna di
lui e che lui non avrebbe mai amato.
Povera Rosa a cui non era sembrato vero
essere scelta per entrare nella famiglia Hermosa senza immaginare quali bocconi
amari avrebbe dovuto inghiottire, avvicinata dal marito solo per ubbidienza al
dovere coniugale. Poi era nata Luna, la bambina più bella che si fosse mai
vista, e suo padre Gabriel se n’era innamorato, l’aveva viziata e coccolata,
lei gli aveva ridato la gioia di vivere. Luna con i riccioli rossi, gli occhi
verdi e la pelle candida, adorabile con il padre e pestifera con la madre.
Trattata come una principessa anche dopo la nascita delle due sorelline. Luna
che amava i bei vestiti e le attrici di Hollywood, che si annoiava a sentir parlare
della guerra, che sognava il Principe azzurro, che credette di averlo trovato
sposando David, che avrebbe messo al mondo una bambina dandole il nome del
padre, Gabriela. E la doppia maledizione continua, la maledizione di uomini che
non amano la moglie e di figlie che non amano la madre. Eppure non è tutto
superficialmente facile. Sotto l’apparenza della bella coppia, si sono sposati
per amore, David e Luna? Che cosa nasconde David del suo passato? E Luna, così
ritrosa e fredda, incapace di donare il suo corpo al marito e di prendersi cura
della bimba che le assomiglia come una goccia d’acqua?
Il romanzo di Sarit Yishai Levi, senza
essere un libro eccezionale, ha il fascino di tutte le grandi storie di
famiglia. Piace l’alternarsi di narrative- all’inizio la piccola Gabriela
chiede ad una zia di rivelarle i segreti della sua famiglia ed è da lei che
ascolta alcune parti, poi le vicende si susseguono in un racconto più
tradizionale con un narratore onnisciente che a tratti ci rivela dettagli di cui
abbiamo già sentito parlare e infine è Gabriela stessa a terminare questa lunga
storia di amori e odi e rimpianti e guerre, di felicità domestiche e di inferni
fra le quattro mura, di prosperità economica quando il negozio della famiglia
Hermosa è il più raffinato del mercato e di povertà nera quando non c’è più
niente da vendere e non ci sono più compratori. E’ un romanzo che si legge
facilmente, a tratti ci ricorda Meir Shalev e il realismo magico israeliano, e,
come sempre avviene quando i personaggi sono tanti, parteggiamo per l’uno o per
l’altro, attendiamo le mosse dell’uno o dell’altra- segno che la scrittrice ha
saputo catturarci con la malia della sua narrazione.
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