biografia romanzata
FRESCO DI LETTURA
Paula McLain, “Tra cielo e terra”
Ed. Neri Pozza, trad. S. Fefé,
pagg. 383, Euro 13,50
Una volta avevo una casa in
Africa- le parole di Meryl Streep che interpreta la baronessa Karen Blixen
all’inizio del film “Out of Africa” echeggiano lungo tutto il libro “Tra terra
e cielo” di Paula McLain, cariche di
nostalgia e di amore per una terra dal fascino magico. Non è Karen Blixen
la protagonista del romanzo della McLain, ma Beryl Markham nata Clutterbuck, bella, impetuosa,
anticonvenzionale, allenatrice di cavalli e aviatrice. Le strade di Beryl e
della baronessa Blixen si incontreranno, impossibile che non sia così nel Kenya
che era stato dapprima East British Africa dove tutti i coloni bianchi si
conoscono. Beryl è parecchio più giovane di Karen, tuttavia. E Karen arrivò
ventottenne dalla Danimarca in Kenya, come moglie di Bror Blixen, mentre Beryl
aveva solo due anni quando il padre decise di tentare la fortuna in Africa e ne
aveva quattro quando sua madre, che non sopportava quella vita di isolamento, tornò
in Inghilterra con il figlio maggiore lasciando Beryl con il padre.
L’amore di
Beryl per l’Africa è diverso da quello di Karen. Non è l’attrattiva che nasce
da un paragone maturo tra il luogo da cui si proviene e quello in cui si è
arrivati, non è l’incanto della scoperta, la folgorazione del nuovo che arriva
all’anima. Beryl ha l’Africa nel corpo e
nel cuore, Beryl non ha mai conosciuto altro e la sua conoscenza
dell’Africa è puro istinto che le scorre
nel sangue. Se Karen è amica dei suoi kikuyu, Beryl è quasi una sorella del ragazzino nero con cui ha scorrazzato e
giocato nelle sfide dell’infanzia, di cui si è quasi innamorata da adolescente,
tenuta a distanza da lui che era ben consapevole dei pericoli- per lui- di una
simile attrazione. E tuttavia Kibii, con il nome adulto di Ruta, resterà
accanto a Beryl per tutta la vita, insieme alla moglie e al figlio, con una
fedeltà cieca che lo fa comprendere ed accettare ogni sua scelta di vita.
Beryl Markham ha avuto una vita inquieta, da ribelle che lotta per
non soggiacere, per quanto possibile, alle regole imposte dalla società del suo
tempo. Nata nel 1902, si sposò giovanissima, a mala pena diciassettenne, per la
prima volta. Aveva forse altre scelte per non abbandonare le colline vicino
alla fattoria di Njoro che tanto amava, dopo il fallimento del padre? Che ne
sapeva lei, del matrimonio e dell’amore? Forse quello che provava poteva
bastare. Povera Beryl. Eppure lei non si dà per vinta, non si abbandona alla
depressione. Si guarda intorno, suo padre era un allenatore di cavalli, c’è
un’intesa spontanea tra Beryl e i cavalli, da sempre. Ecco: sarà la prima donna a prendere il brevetto di
allenatrice di cavalli, nonostante la diffidenza, le malignità, le
chiacchiere. Delle chiacchiere Beryl imparerà a infischiarsene. Ci saranno
sempre pettegolezzi su di lei, più o meno fondati. Una donna giovane e bella
come Beryl non può tagliare l’amore fuori dalla sua vita. Anche se ci vorranno
anni prima che il marito le conceda il divorzio. Prima ha un amante, poi si
sposa con un ricco inglese di cui porterà sempre il cognome, Markham, anche
dopo la separazione. Il capitolo della sua vita che riguarda la sua maternità
infelice è stranamente simile a quello di sua madre- pure Beryl lascerà il
figlio bambino da solo con il padre.
Non è finita, la vita avventurosa di Beryl
che non pretende mai di essere diversa da quello che è, agli antipodi di Karen
Blixen a cui contende l’amore dell’affascinante Denys Finch Hatton. Tanto Karen è colta e intellettuale e
raffinata, tanto è grezza e spontanea e
immediata Beryl- ed è questa l’attrattiva che esercita. Forse è per
avvicinarsi a Denys che l’esperienza del volo la tenta, forse è per il
desiderio di una libertà sconfinata, forse è per accettare un’altra sfida, e
comunque Beryl impara a pilotare un aereo. Sarà la prima donna a trasvolare
l’Atlantico da Est a Ovest, non stop. E questo ci porta al capitolo iniziale
del libro, dove restiamo con il fiato in sospeso.
Paula McLain è bravissima nel calarsi nei
panni del suo personaggio, la narrativa è in prima persona e Beryl Markham
emerge viva e luminosa dalle pagine,
un esempio femminile di audacia.
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