martedì 13 ottobre 2015

Paula Hawkins, “La ragazza del treno” ed. 2015

                                         Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                              cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA

Paula Hawkins, “La ragazza del treno”
Ed. Piemme, trad. B. Porteri, pagg. 306, Euro 19,50



        La lezione della grande Agatha Christie, maestra indiscussa del ‘giallo’, è sempre valida. Ricordate due cose mentre leggete il romanzo “La ragazza del treno” di Paula Hawkins: l’assassino è il maggiordomo (non letteralmente, ovvio) e non è detto che il narratore sia affidabile. Poi preparatevi ad una lettura intensa, perché il libro della Hawkins ha un ritmo serratissimo e non è possibile posarlo ed occuparsi di altro.
     Non c’è un solo narratore, in realtà, ma sono tre le giovani donne che raccontano la vicenda, una di loro inizia da un tempo precedente, l’anno prima degli avvenimenti, per poi ricongiungersi al tempo della narratrice principale. Che è Rachel, la ragazza del treno, nel senso che è una pendolare che prende lo stesso treno tutti i giorni per andare al lavoro. Guarda fuori dal finestrino, c’è una casa che ama osservare in maniera particolare, perché è abitata da una coppia che le piace- sono belli tutti e due, sembrano molto innamorati. Ha attribuito loro dei nomi, Jess e Jason, e ha anche immaginato quale sia il lavoro che svolgono. Una mattina, però, vede Jess baciare un uomo che non è il marito. Dopo poco uscirà sui giornali la notizia che Jess (in realtà si chiama Megan) è scomparsa. Megan è la seconda voce narrante, quella che inizia il suo racconto più o meno un anno prima, quando ha chiuso la galleria d’arte in cui lavorava e ha sposato Scott.

    A poco a poco mettiamo a fuoco il carattere di Rachel- non è facile, quando una persona parla in prima persona raccontando di altro e lasciandosi sfuggire frammenti di sé. Rachel beve. Non ci abbiamo fatto caso subito, quando compera una lattina di qualcosa di alcolico prima di salire sul treno, poi è lei stessa a dirci di più sul suo problema che ormai è fuori controllo, quando è iniziato, come abbia causato la fine del suo matrimonio con Tom che lei continua a perseguitare con telefonate, soprattutto quando è ubriaca. Ecco il punto: quanto è affidabile Rachel in quello che ha osservato e in quello che racconta, visto che le capita spesso di non ricordare nulla di quanto è successo quando ha bevuto troppo, finanche a perdere i sensi? Quanto è affidabile Rachel con i suoi sentimenti di gelosia nei confronti di Ann, la nuova moglie di Tom, e di desiderio di rivalsa? Quanto è affidabile Rachel che mente ogni giorno dicendo che va a lavorare e invece è stata licenziata?

     La terza narratrice è Ann, impegnata tutto il giorno con una bimba piccola, gelosa di Rachel, impaurita da lei, pronta a qualunque cosa per togliersi dai piedi questo fantasma della vita precedente dell’uomo che ormai è suo marito, senza badare al fatto che questi avesse usato per lei, corteggiandola, le stesse parole che aveva usato con la prima moglie.
    Una donna è scomparsa. Il primo sospettato è il marito. Dopo di lui lo psicologo da cui Megan andava perché depressa e insonne. Noi abbiamo letto le pagine del racconto fatto da Megan e non sappiamo che cosa pensare. E continuiamo a leggere con ansia crescente perché entrambi gli uomini ci paiono pericolosi: ma che fa Rachel che li avvicina in un dilettantesco tentativo di indagine? Quando poi ci avviniamo alla fine, la curiosità di sapere quale sia la soluzione dell’enigma è veramente fortissima.
    Si capisce perfettamente perché il libro di Paula Hawkins sia in testa alle classifiche dei libri più venduti. Perché è un thriller ben costruito, non cruento e quindi adatto ad un pubblico vasto, perché parla delle meccaniche dei rapporti di coppia, perché è un vero e proprio page turner. Anche se il personaggio meglio riuscito è quello dell’alcolizzata Rachel (meno convincenti le altre due donne, più superficiale il ritratto degli uomini coinvolti), anche se- come spesso accade in questi ‘gialli’ così trascinanti- ci risentiamo del sentirci manipolati dalla scrittrice, incalzati ad andare avanti anche se non tutto ci convince. Perché, tutto sommato, è una lettura piacevole.


   


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