giovedì 1 ottobre 2015

Laura Lippman, “I morti lo sanno” ed. 2008

                            Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato

Laura Lippman, “I morti lo sanno”
Ed. Giano, trad. Luisa Pissi, pagg. 377, Euro 18,00


    Pensavamo che fosse propria dei nostri tempi, la paura che, basta un attimo, basta girare un occhio, allentare la presa della mano, e il nostro bambino scompare. Pensavamo che in passato non esistesse la fobia dei luoghi affollati, perché è lì che è così facile confondersi tra la ressa di persone, e poi è impossibile cogliere con un’occhiata la macchia del colore di un abito o di un cappellino. E invece, senza bisogno di ricordare il tristemente famoso rapimento di baby Lindbergh (è da allora che è stata coniata la parola “kidnapping”), queste cose sono sempre successe, i bambini sono sempre stati facile preda degli adulti con le mire più varie, dal riscatto in soldi al soddisfacimento di voglie sessuali. Il romanzo della scrittrice americana Laura Lippman, “I morti lo sanno”, prende l’avvio da un fatto realmente accaduto nel 1975, quando due sorelle scomparvero senza lasciare traccia, dopo aver passato il pomeriggio in un centro commerciale.
      Si chiamano Sunny e Heather Bethany, le sorelle che sono le protagoniste del romanzo. Quindici anni la maggiore, quasi dodici la minore. E sarebbe stato più appropriato che l’una avesse il nome dell’altra: che si chiamasse Sunny la solare, intraprendente, brillante Heather e Heather la spinosa, un poco lenta Sunny. La famiglia Bethany è in apparenza felice; i genitori, Dave e Miriam, sono figli della loro epoca, credono nella spiritualità e nell’amore, nei legami famigliari che devono essere curati- tutto è condiviso, tutto si fa sempre insieme; i Bethany sono degli idealisti, tra i primi a vantare la necessità di mangiare cibi naturali, a cercare di sottrarsi al consumismo. Con le figlie più o meno convinte. E Miriam che, il pomeriggio in cui le bambine scompaiono, sta tradendo il marito in un motel.

     Che cosa è successo a Sunny e a Bethany? Naturalmente non abbiamo nessuna intenzione di svelarlo al lettore perché il romanzo della Lippman si regge su una forte tensione ed è costruito con grande abilità in un continuo spostamento temporale tra presente e passato, tra il nostro tempo, quando l’auto di una donna slitta su una macchia d’olio sulla strada, urta leggermente un Suv provocando un incidente ma allontanandosi senza prestare soccorso, e trent’anni fa, il 1975 che ha marcato per sempre la vita di una famiglia. Perché la patente della donna è a nome di Penelope Jackson, ma lei dice di essere Heather Bethany. Dovrebbe essere facile nel nuovo millennio supertecnologico, superdocumentato, in cui ognuno di noi è schedato e sorvegliato in ogni momento della sua vita, provare l’identità di una persona. Impronte dentali, DNA, testimonianze: niente di tutto questo è possibile per Heather Bethany. Lei e la sorella non hanno mai avuto bisogno del dentista, il padre era contrario a qualunque tipo di cura che forzasse in qualche maniera il corso della natura; quanto al DNA, è inutile che la madre si precipiti dal Messico dove ora vive: Sunny e Heather erano state adottate. E Sunny, che potrebbe fornire la prova, è morta, dice Heather. Che strano, “questa donna è la Regina dei Morti”, dice ad un certo punto l’ispettore che si occupa del caso, perché sono tutti morti quelli che hanno avuto a che fare con lei. O è come se lo fossero, ed è il caso dell’uomo con l’Alzheimer che è certamente coinvolto.

     Non è solo l’interrogativo sull’identità della donna che ci trascina nella lettura de “I morti lo sanno”, ma anche l’indagine psicologica, la cura con cui la Lippman scava nell’animo dei personaggi, il senso di colpa, l’attesa senza fine del padre, la diversa reazione della madre. E i pensieri delle ragazzine, in pagine di deliziosa freschezza mentre si preparano alla grande avventura di un sabato pomeriggio da sole. Per arrivare al “momento” in cui tutto succede, e al “dopo”, e all’”adesso”.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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