Voci da mondi diversi. Asia
il libro ritrovato
Marjane Satrapi, “Persepolis”
1980-1984: quattro anni in Iran
visti attraverso gli occhi di Marjane, che ha solo 10 anni quando inizia la
Rivoluzione Islamica ed è obbligata, come tutte le donne, a coprirsi il capo
con un fazzoletto. E’ questo solo il primo di una serie di cambiamenti a cui la
bambina assiste da una posizione di consapevolezza critica privilegiata, in
quanto figlia di genitori moderni e progressisti. Prima le scuole bilingue, poi
le università vengono chiuse, ogni comportamento giudicato “decadente” e
ispirato ai modelli della civiltà occidentale viene severamente punito, c’è
ovunque un’atmosfera di paura. Lo zio di Marjane viene incarcerato e ucciso,
scoppia la guerra tra Iran e Iraq, le bombe distruggono la casa dei loro
vicini. Eppure Marjane riesce a ridere e a farci ridere ugualmente, dapprima
con i suoi dialoghi con un Dio barbuto e il suo desiderio di diventare un
profeta da grande, poi con la sua voglia di essere come tutti gli adolescenti
che indossano Nike e jeans e ascoltano la musica degli Iron Maiden. Ha gli
occhi grandi e scuri, Marjane, al di là del vetro nell’aeroporto, quando parte
per l’Austria e pensa che avrebbe fatto meglio a non girarsi, così non avrebbe
visto la mamma svenuta per il dolore della separazione.
“Persepolis” di Marjane
Satrapi, nata e cresciuta a Teheran e poi trasferitasi in Europa dove ha
studiato disegno e illustrazione a Vienna e Strasburgo, è il primo fumetto
iraniano mai pubblicato, una storia di formazione e anche la testimonianza
ironica e appassionata di come si riesca a sopravvivere ai lenti cambiamenti
che una dittatura apporta alla vita quotidiana. Come fumetto a sfondo politico,
“Persepolis” si inserisce nel filone del “Maus” di Spiegelman e “Palestina” di
Joe Sacco, ma il tratto della Satrapi è ben diverso da quello che caratterizza le
figure piccole e un poco grottesche degli animali antropomorfi di Spiegelman o
quelle altamente drammatiche di Sacco. Nel suo disegno prevale la linea rotonda
in un contrasto fortissimo di bianco e nero assoluti. Straordinaria l’efficacia
con cui la Satrapi riesce a rendere visibile il movimento, la corsa su e giù
per le scale di chi cerca rifugio dalle bombe in cantina, la linea diritta dei
fucili spianati simmetricamente opposta all’arco delle braccia che scagliano
pietre dall’altra parte, o trasforma in metafora un’immagine, come nella scena
dell’incendio in cui le fiamme si sollevano come corpi in volo con volti di
teschi o quella delle auto in fuga dai pozzi di petrolio bombardati lungo
itinerari che convergono nel disegno di lingue gigantesche di fuoco. Viva ed
efficace, questa è la Storia per tutti.la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Marjane Satrapi |
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