Voci da mondi diversi. Medio Oriente
il libro ritrovato
il libro ritrovato
Hoda Barakat, "L'uomo che
arava le acque"
Un libro di immagini
contrastanti, questo "L'uomo che arava le acque" della scrittrice
libanese Hoda Barakat: una Beirut di sogno che scintilla sulle acque come una
fata morgana all'inizio e lo scheletro della città più avanti, un uomo solo
come fosse un ultimo superstite e una miriade di personaggi che si affollano
nelle sue storie, miseria assoluta tra i calcinacci bianchi delle macerie e
opulenza di stoffe multicolori nel suo magazzino, latrati di cani rabbiosi e
voci incomprensibili di soldati. Hoda Barakat scrive in arabo, anche se abita
da molti anni in Francia, e non riusciamo ad immaginare lingua migliore per
questo romanzo incantatore a molti strati, in cui il protagonista si aggira in
una Beirut spettrale martellata da una guerra senza tempo e si rifugia nei
ricordi di storie intrecciate, come una Scheherazade che voglia tenere lontana
la follia. Niqula racconta la storia della sua famiglia come gli è stata
raccontata da suo padre, ricorda la madre bellissima e infedele e l'altra donna
da lui amata, la serva curda Shamsa. Le voci si sovrappongono, quella del
padre, della madre, del nonno, e, più a lungo, quella di Shamsa per narrare di come i suoi siano arrivati a Beirut
dal Kurdistan. Amori e tradimenti, miti e leggende, guerre e migrazioni,
etimologia di parole in pagine scritte in una prosa che sfiora spesso la
poesia.
E poi, in un alternarsi di scene tra le macerie della città e il
seminterrato del magazzino in cui Niqula ha ritrovato intatte le preziose
stoffe del loro negozio, Niqula racconta le storie delle stoffe, del lino, del
velluto e della seta che rappresentano tre diverse età della donna, e, dalla
Bibbia agli Arabi, attraverso i Persiani e i Romani, tra discorsi scientifici e
miti, è tutta la storia dell'umanità che viene raccontata. Comprendiamo alla
fine che quella della tessitura è la metafora stessa della vita e che tutto si
può riportare al movimento della spola, come l'alternarsi del giorno e della
notte, ascoltando le voci degli antenati ad ogni giro del telaio. Proibito
dimenticarsi di quello che hanno detto, altrimenti si disfa l'intreccio che
tiene uniti i fili del tessuto e il mondo si riduce a una matassa informe. Un
libro seducente e sensuale, tentatore quanto il capitolo di Dorian Grey che
esplora i misteri spirituali dei sensi collezionando drappi preziosi, capace di
evocare la sensazione tattile dei tessuti, la magia cangiante dei colori e il
fruscio delle stoffe.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Hoda Barakat |
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