Casa Nostra. Qui Italia
romanzo storico
biografia romanzata
Carla Maria Russo, “Il velo di Lucrezia”
Ed.
Neri Pozza, pagg. 346, Euro 19,00
La conosciamo da sempre, la fanciulla
ritratta nel quadro Lippina
conservato agli Uffizi. Forse non conoscevamo il suo nome, Lucrezia Buti, e
neppure che Lippina fosse l’affettuoso nomignolo con cui la chiamava Fra
Filippo Lippi, il famoso pittore che era anche- diremmo oggi- il suo compagno,
il suo amante, che le aveva dato due figli. Da sempre abbiamo ammirato la
purezza di quel volto di Madonna, con il filo di perle che le scende sulla
fronte e il velo drappeggiato sulla testa a sostituire la convenzionale aureola.
Il bambino Gesù non è sulle ginocchia di questa Madonna, più Mea Domina, più giovane donna assorta
nei suoi pensieri che madre divina, ma è sostenuto da due angeli, uno dei quali
ci guarda con degli occhi da monello.
Sembra che abbia gli occhi di miele, è veramente bella, Lucrezia. E, guardando il quadro, indoviniamo anche che chi l’ha dipinta doveva essere innamorato di lei.
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Fra Filippo Lippi |
Fra
Filippo Lippi è il protagonista del nuovo romanzo di Carla Maria Russo, “Il
velo di Lucrezia”, insieme a Lucrezia, la monaca sedicenne di cui lui, di
trent’anni più grande di lei, si innamorò perdutamente.
Filippo Lippi nacque a Firenze nel 1406. È
tutta la Firenze di quel tempo glorioso per la fioritura delle arti che rivive
nelle pagine del romanzo di Carla Maria Russo mentre seguiamo la fanciullezza
del protagonista, rimasto orfano giovanissimo e dotato, però, di uno straordinario
dono che lo spingeva a disegnare, con un pezzo di carbone, sui muri della sua
stanza, in mancanza di carta. Disegnava di tutto, uomini e donne, vecchi e
giovani, parti del corpo e animali.
A volte ci sono dei rivolgimenti fortunati in una vita che sembra segnata dalla sfortuna- e Filippo Lippi ebbe parecchi colpi di fortuna che sfruttò al massimo grazie al suo genio. La zia che lo aveva allevato lo affidò ad un convento di carmelitani prima di morire e lì il recalcitrante Filippo incontrò un abate comprensivo che gli lasciò briglia sciolta, in seguito fece conoscenza del già famoso Masaccio che diventò il suo maestro, conquistò perfino le simpatie di Cosimo dei Medici che lo riforniva di denaro.
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'Madonna della cintola', il quadro galeotto. Lucrezia è santa Margherita sulla sinistra |
Lucrezia Buti e la sorella Spinetta erano
state messe in convento dal fratello per cui erano un peso. E per Lucrezia il
convento era una prigione. Fra Filippo Lippi era il cappellano del convento e
il ‘galeotto’ fra i due fu il quadro che gli era stato commissionato dalla
madre superiora- il pittore scelse Lucrezia come modella per santa Margherita.
Il seguito si può indovinare- questa è una storia d’amore con zone d’ombra, la
storia di una giovinetta sedotta da un uomo con esperienza che per lei è anche
l’unico mezzo di fuga. E, lasciando il convento incinta, non c’era possibilità
di ritorno.
Con “Il velo di Lucrezia” Carla Maria Russo ha abbandonato (non del tutto) le protagoniste femminili dei romanzi storici che abbiamo letto con passione e dimostra la sua versatilità cimentandosi con un personaggio maschile (se non sbaglio soltanto “Il cavaliere del giglio” è il suo unico libro con un uomo- Farinata degli Uberti- nel ruolo di personaggio principale). Filippo Lippi non è un nobile, non è un guerriero, non è un uomo di corte- è un pittore.
E l’attrattiva del romanzo è anche nell’ambiente che circonda il pittore- non solo Masaccio ma anche Beato Angelico, Brunelleschi, i pittori fiamminghi, fanno la loro comparsa in queste pagine. Con Filippo Lippi esaminiamo le loro opere, analizziamo le tecniche diverse, impariamo sul colore e perfino sui pennelli da usare, assistiamo al ‘farsi’ del quadro pennellata dopo pennellata, fino al compimento dell’opera, quando il pittore diventa geloso del suo quadro, è innamorato della donna del ritratto più che di quella in carne ed ossa- è quasi la sindrome di Stendhal.
Biografia romanzata di un pittore, ritratto
di un’epoca, manuale di pittura, storia d’amore- il romanzo di Carla Maria
Russo è tutto questo. Ed è anche una esaltazione dell’arte, una riflessione
sull’arte che rende immortale il soggetto rappresentato oltre a chi lo ha
dipinto. Chi mai ricorderebbe una tal Lucrezia Buti se non fosse lì, nel
quadro, con il velo che le incornicia i capelli biondi?