Casa Nostra. Qui Italia
Simona Baldelli, “Vicolo dell’Immaginario”
Ed.
Sellerio, pagg. 245, Euro 16,00
Lei si chiama Clelia, ha più o meno
vent’anni.
Lei si chiama Amalia e di anni ne ha quasi
quaranta.
Clelia abita in un paese della bassa
pianura padana e lavora in una fabbrica di giostre.
Amalia vive a Lisbona, al mattino si prende
cura di una vecchia signora, di giorno fa la sarta e alla sera lavora in
un’osteria, nel Vicolo dell’Immaginario.
Clelia ha una madre incattivita dalla vita e una sorella che ha avuto la
poliomelite e zoppica.
Amalia è sola, ma la accompagna sempre una
piccola ombra nera, che non è la stessa di quella che si allunga dietro di lei.
Clelia si innamora, lui vuole sposarla,
con un atto di stupida generosità lei rinuncia a lui.
Amalia si innamora quando più non se lo aspetta. Lui è molto più giovane di lei, porta un garofano rosso all’occhiello.
Clelia e Amalia sono la stessa persona ad
anni di distanza, dopo che Clelia è andata via da casa con un nodo di dolore.
Ha scelto Lisbona come destinazione perché sognavano di andarci insieme, lei e
l’uomo che amava, e ha scelto un nuovo nome per sé, quello di Amalia Rodriguez,
per ricordare una sera in cui ha ballato con lui.
Le storie di Clelia e di Amalia sono come due vite parallele, storie di mancanza di affetto, di amore, di gelosia, di rinunce, di tragedia. E così come Simona Baldelli ci fa vivere prima in una realtà piccolo borghese e in un paesaggio che ci è noto, riesce dopo a trasportarci in un altro paese che impariamo a conoscere insieme ad Amalia- il tram che si arrampica per le strette strade di Lisbona, gli azulejos azzurri che decorano le case, il Tajo ampio come un mare. È in questa nuova realtà che se ne sovrappone un’altra sulla scia del realismo magico, in una dimensione fantastica che contiene un messaggio. Se Clelia/Amalia resta attaccata al ricordo del suo grande amore, la vecchia signora Francisca Josefa non riesce a staccarsi da quello di un amore che dura da secoli- tutto il Portogallo, e non solo Francisca Josefa, continua ad aspettare il re Sebastiano il cui corpo non fu mai trovato dopo la sconfitta in Marocco nel 1578; tutto il Portogallo, come Maria Josefa, crede nella leggenda che il Re ventiduenne tornerà come un messia in una mattina di nebbia.
C’è una scena che è il trionfo del realismo
magico e che può piacere o non piacere ma che è grandiosa. È una scena che ha
una funzione catartica con le memorie che resuscita e la lezione sulla
necessità del perdono- sale la prima nebbia e le anime dei morti escono dal
Tago (più di 60000 persone erano stati i morti per il tremendo terremoto del
1755 e poi c’erano tutti gli altri, ognuno un caso a sé), vengono ad unirsi ai
vivi che li aspettano e hanno preparato cibo per loro (nel Vicolo
dell’Immaginario, per l’appunto), si chiamano l’un l’altro, si riconoscono, si
riappacificano. E anche la piccola ombra nera di Amalia finirà per scomparire e
lei prenderà una decisione.
Simona Baldelli ha una scrittura piana, allo
stesso tempo poetica e realistica, e piacciono le sue storie di gente comune
che si trovano a lottare nelle difficoltà quotidiane.
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