martedì 11 aprile 2023

Andreea Simionel, “Male a Est” ed. 2023

                                                                 Casa Nostra. Qui Italia

     romanzo autobiografico

Andreea Simionel, “Male a Est”

Ed. Italo Svevo, pagg.265, Euro 18,00

    Una città in Romania. Il nome della città lo sapremo molto dopo, quando la ragazzina che è l’io narrante non vive più in Romania ma in Italia ed è inutile dire da dove viene- non la capiscono, glielo fanno ripetere, lo pronunciano sbagliato. Botoşani. La città che ha dato i natali al poeta Mihai Eminescu che viene citato di continuo, una città con dei nomi molto belli per le strade, Strada della Pace, dove abitano loro, dove è difficile attraversare, Strada della Primavera…

   Una famiglia di tre persone- la madre e due figlie- perché il padre è andato a lavorare a Torino, in Italia.

   La prima metà del libro di Andreea Simionel è ambientata in Romania- la scuola, i compagni di scuola, le incursioni nel cimitero che è dietro la Strada della Pace, i piccoli litigi tra le sorelle, i messaggi che mandano al padre sul cellulare, i pacchi che arrivano dall’Italia, attesi con ansia, scartati con gioia sia che contengano cibo (sembra sempre squisito, ‘viene dall’Italia’) o articoli di vestiario. È la madre che sente di più l’assenza dell’uomo di famiglia, che chiede che lui ritorni- due anni sono stati lunghissimi. Quando lui ritorna, lo accoglie come un innamorato.

Eminescu

    Poi la partenza. Ritorneranno tutti con lui in Italia. Anche il cane, sì, anche il cane avrà i documenti per andare a Torino. L’aereo costa caro, il viaggio è lungo e scomodo.

   Torino. E qui il sogno si infrange. Dapprima c’è l’abbuffarsi di tutte le novità, compreso il cibo spazzatura. Dopo viene lo scontro con le difficoltà, con l’essere stranieri ed estranei, con l’essere messi al margine di tutto. A scuola, prima di tutto. Andreea non frequenterà la scuola media, come avrebbe fatto in Romania. In Italia ci sono cinque anni di elementari. E poi non sa la lingua. No, non è stupida, ci vuole tempo per imparare. Dopo otto mesi tutti si meraviglieranno di come parli bene, senza accento. Ci sono poi i litigi in famiglia, per i soldi che non bastano, perché il padre china la testa sul lavoro e non sa farsi valere, perché quello che sembrava bello dentro i pacchi quando li ricevevano i Romania, non lo è più a Torino quando tutti i compagni di scuola riconoscono che viene dal mercato di Porta Palazzo. Non è facile ambientarsi.

Botoşani.

    È la sua propria esperienza che Andreea Simionel racconta, in “Male a Est”. E la racconta nella lingua che ha fatto sua con fatica e che usa in una maniera tutta personale in uno stile secco, asciutto, dalle frasi corte e brusche come di chi ha le idee ben chiare di che cosa vuole dire. E niente come questo tono brusco velato di ironia potrebbe rendere meglio il contrasto tra due tempi e due stili di vita, tra il sogno e la realtà, tra un mondo di certezze e la destabilizzazione causata da chi vive nelle sue proprie certezze e neppure fa lo sforzo di capire ‘l’altro’, lo straniero, la bambina che si chiama Andreea con due e e quello è un nome femminile nel paese da dove viene.

    Un bel romanzo, da leggere perché non esiste una sola verità e neppure una sola realtà, ‘l’altro’ è qui con noi ed è il nostro futuro.

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