Voci da mondi diversi. Francia
romanzo storico
love story
Caroline Laurent, “Le rive della collera”
Ed. e/o. trad. Giuseppe Allegri, pagg. 343, Euro 19,00
Isole Chagos, nell’Oceano indiano, a Sud
delle Maldive e a nord-est dell’isola di Mauritius. Insieme a Mauritius
facevano parte del Territorio britannico dell’Oceano Indiano. Quando Mauritius
diventò indipendente nel 1968, la Gran Bretagna mantenne la sovranità sulle isole
dandole in locazione agli Stati Uniti che vi installarono una base navale
deportando gli abitanti. Nacque una controversia e nel 2019 l’Assemblea
generale delle Nazioni Unite ingiunse al Regno Unito la restituzione delle
Chagos a Mauritius.
Il romanzo della scrittrice franco-mauriziana Caroline Laurent prende l’avvio dal 1967 per rivelarci il dramma dietro decisioni politiche che non prendevano in alcuna considerazione gli esseri umani che tali decisioni avrebbero riguardato. Nel 1966 un alto funzionario del Foreign Office britannico diceva, “L’oggetto dell’operazione è occupare qualche pietra che rimarrà nostra…non dovranno esserci indigeni a parte i gabbiani”. Parole di un cinismo sconvolgente.
Marie-Pierre Ladouceur si innamora subito
del mauriziano Gabriel quando lo vede sbarcare sull’isola per iniziare il suo
lavoro come aiutante dell’amministratore coloniale. Non potrebbero essere più
diversi. Lei ha la spontaneità, la gioia di vivere, la passionalità di chi è
cresciuto in piena libertà. E’ scura di carnagione, è procace, è bella, ha già
una figlia. Lui ha una pelle color caffelatte, è timido e gentile, elegante,
con un profilo da uccello, non ha mai avvicinato una donna.
La prima parte del libro ha la leggerezza di tutte le storie d’amore, ha il colore di un’isola sospesa tra mare e cielo, ha il folclore di un popolo che vive nel giardino dell’Eden. Le difficoltà che si insinuano in questa storia vengono dall’esterno, dall’ipocrisia di chi pensa sia improponibile il legame con una îlois, da chi sparla osservando che il piccolo Joséphin ha la fronte e gli occhi di un uomo che è stato l’amante di Marie. E però niente tocca la felicità della coppia, niente diminuisce l’amore di Gabriel per quel bambino che è suo figlio perché la paternità non è solo biologica.
Poi il fulmine a ciel sereno. I
chagossiani devono lasciare l’isola. Così, in quattro e quattr’otto. Hanno
mezz’ora di tempo per fare fagotto prima di essere imbarcati per l’isola di
Mauritius. Deportati. Le condizioni a bordo della nave sembrano quelle degli
schiavi, ma la schiavitù è stata abolita più di un secolo prima, siamo nella
seconda metà del ‘900 e tutto è così disumano da parere impossibile.
La seconda parte, ambientata a Mauritius, è
fatta di miseria, di baracche per alloggi, di lavori di fortuna, di fame, di
follia, di morte. Di estraniamento da Gabriel, colpevole di aver saputo e
taciuto, legato da un giuramento.
E poi- e questa è Storia- inizia la presa di coscienza del sopruso e dell’illegalità, l’inizio del movimento per rivendicare Diego Garcìa per i chagossiani. Ci sarà uno sciopero della fame, la narrativa acquista punti di vista diversi perché sono passati gli anni e il bambino Joséphin è diventato un uomo e ha una sua voce. La conclusione- quella ufficiale- la conosciamo, quella dei personaggi è privilegio dei lettori scoprirla.
“Le rive della collera” è un libro molto
bello che lascia un segno profondo. Caroline Laurent ha saputo coinvolgerci,
insegnandoci un frammento di Storia di cui eravamo all’oscuro: soltanto lo
scorso anno i chagossiani hanno potuto rimettere piede a Diego Garcia e non
ancora per rimanerci. Chi era ancora in vita dei duemila che erano stati
deportati ha trovato case in rovina. La loro isola, diventata base ideale per i
bombardieri americani, era irriconoscibile. Prima o poi se ne andranno, gli
americani. Dopo vent’anni di bombardamenti su Afghanistan e Iraq, adesso gli
Stati Uniti possono contare su altre basi in Bahrein, Kuwait, Emirati Arabi.
Nella postfazione la scrittrice dice che sua
madre, una mauriziana come sua nonna e la bisnonna e la bis-bisnonna, le
raccontava questa storia- una tragedia insulare. Una storia vera.
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