Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
Javier Castillo, “La ragazza di neve”
Ed.
Longanesi, trad. C. Falsetti, pagg. 352, Euro 18,90
Accadeva spesso, con i vecchi apparecchi
televisivi, che lo schermo si rabbuiasse e si coprisse di una nevicata bianca,
alla fine di una trasmissione. È questa la schermata in chiusura dei brevi
spezzoni di filmati su vecchie cassette VHS che arrivano a distanza di anni e
lasciano chi li guarda con il cuore in gola e la mente piena di domande, nel
tesissimo romanzo di Javier Castillo dal titolo, per l’appunto, “La ragazza di
neve”.
La vigilia della Festa del Ringraziamento, 26 novembre 1998. Kiera- compirà tre anni il giorno seguente- assiste alla parata nel centro di New York insieme ai genitori. Capelli neri, un piumino bianco a difenderla dal freddo, dentini con una fessura sul davanti, Kiera è a cavalcioni sulle spalle del padre, vuole uno dei palloncini che una ragazza vestita da Mary Poppins sta vendendo, il padre la fa scendere con i piedi per terra, un attimo di confusione nella folla e…Kiera scompare.
Una bambina che scompare è la figlia di
tutti che scompare, è un lungo calvario che tiene con il fiato in sospeso, è un
titolo che aumenta la tiratura dei giornali. Sarà Miren Triggs, giovane
studentessa di giornalismo, ad assicurarsi gli scoop migliori. E la storia di
Kiera si svolgerà in un arco di tempo lungo dodici anni, in capitoli che ci
fanno fare salti temporali avanti e indietro, spostando la scena tra la storia
privata di Miren, quella dei due genitori di Kiera, quella della bambina e
quella delle ricerche (per lo più frustranti, che non approdano a nulla).
Il personaggio di Miren, ambiziosa, determinata, intuitiva, capace, è, in un certo senso, lo specchio della Kiera adulta. Quello che le è successo, lasciandole una cicatrice indelebile, una paura che la accompagnerà tutta la vita insieme ad una diffidenza verso l’altro sesso, una volontà più o meno conscia di ‘vendicarsi’, è una versione diversa e adulta di quello che succede a Kiera, di quello che è sempre in agguato per tutte le donne che- realtà che dobbiamo accettare- hanno una forza fisica inferiore a quella maschile.
1998, 27 novembre 2003, 1997, 27 novembre
2010, settembre 2000, dal 1998 al 1999, dal 2003 al 2004, dal 1999 al 2001, dal
2005 al 2010, e poi i giorni che seguono (o precedono) queste date- e
attenzione, non si procede in linea retta, si torna indietro, si riprende il
filo degli avvenimenti, si considerano da un altro punto di vista, si leggono
articoli di giornali, si esplora il dramma umano dei genitori della bimba
scomparsa, il senso di colpa, le domande ‘e se…?’, il rivivere ancora e ancora
quel maledetto 26 di novembre, il festeggiare- con una speranza alimentata
dalla disperazione- ogni compleanno, immaginando una bimba che cresce lontano,
il tracollo di un matrimonio. La vicenda di Miren, inoltre, non è secondaria ed
offre un duplice spunto- da una parte seguiamo il cambiamento della sua vita,
marchiata da un’ombra costante, e dall’altra l’importanza che il giornalismo di
inchiesta riveste per lei e per il pubblico di lettori, in opposizione ad un
giornalismo sensazionalista.
Ci sarebbe altro da dire ma che non posso
dire. Immaginate che la neve dello schermo che si oscura scenda anche sulla mia
pagina e pregustate il piacere di leggere un page-turner ambientato in una New
York che ci appare quanto mai pericolosa, una città in cui non si può mai abbassare
la guardia.
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