Casa Nostra. Qui Italia
Silvia Truzzi, "Il cielo sbagliato"
Ed.
Longanesi, pagg. 380, Euro18,00
Sembra l’inizio di una favola, tutti gli elementi ci sono- Dora è come Cenerentola, la nonna è la strega cattiva, quando Dora, a solo sette anni, è presa come servetta in casa Benedini, la signora Agata assume il ruolo di una perfida matrigna, ma, per fortuna, le due bambine Benedini non si comportano con alterigia nei confronti di Dora. Anzi, Adele, che ha solo un anno più di lei, diventerà una vera amica. E Irene, la bambina ricca che le faceva l’elemosina diventerà sua cognata. Perché sì, la Cenerentola di “Il cielo sbagliato”, sposerà uno dei due fratelli (ricchi, va da sé) Arrivabene. La sua bellezza, bionda, con grandi occhi azzurri, un corpo splendido, è il passaporto di Dora per la scalata sociale. Dino Benedini, imprenditore dalle ampie vedute, antifascista con la tessera del partito (indispensabile per poter lavorare), ha preso a cuore la sorte della bimba che, in fuga dalla nonna, per poco non moriva assiderata nel suo giardino. Mettendo a tacere le proteste della moglie, ha voluto che Dora crescesse e studiasse con le proprie figlie, le ha dato anche una piccola dote quando il pretendente si è fatto avanti.
Se la trama del romanzo di Silvia Truzzi fosse soltanto la storia della ragazza povera e bella che entra a far parte di una cerchia di persone che l’avevano guardata- letteralmente- dall’alto al basso, sarebbe banale e troppo zuccherosa. Ma la storia di Dora si svolge in un arco di tempo che copre il periodo tra le due guerre, con la povertà generalizzata che segue la prima, i primi episodi delle squadracce nere (Dora assiste ad un pestaggio e ne è sconvolta), l’avvento di Mussolini al potere (e i protagonisti si schierano su due fronti, uno dei due fratelli Arrivabene ha la protervia dei seguaci del Duce, l’altro, il medico che sposa Dora, farà la sua resistenza nell’ombra, curando partigiani ed ebrei e Dino Benedini aiuta di nascosto a far passare in Svizzera gli oppositori del regime), la guerra in Africa (un amico di Dora ne ritorna sconvolto dall’uso illecito dei gas), l’alleanza con Hitler che porta alle leggi razziali e alla dichiarazione di guerra (memorabile la scena del bombardamento nel giorno di san Valentino del 1944).
La svolta privata della vicenda, nel giorno del bombardamento, coinvolge un nuovo personaggio, l’ufficiale della Wehrmacht che ha requisito per sé una delle ville della famiglia Arrivabene. La scrittrice stessa, nei ringraziamenti in chiusura del libro, dice qualcosa di cui molti lettori si sono certamente accorti- Alexander von Elsener è un omaggio a Martin von Bora, l’eroe della serie di Ben Pastor. Alexander ha il fascino di Martin, aitante, colto, musicologo, nobile anche se omette il titolo quando si presenta, parla perfettamente l’italiano, una casa editrice in famiglia. E antinazista, inseguito dalla Gestapo. Proprio come Martin. Un personaggio importante, anche se superficialmente sembra accentuare la tonalità rosa della vicenda, perché è il tedesco ‘buono’ che ci fa ricordare che i buoni e i cattivi ci furono su entrambi i fronti, e perché la storia d’amore in cui è coinvolto è una delle tante storie di guerra in cui le donne furono bollate come collaborazioniste, così umane, però.
Mantova, infine, il grandioso e splendido
personaggio del libro. Mantova, un po’ defilata, con i gioielli dei suoi
palazzi (una scena romantica si svolge a Palazzo Tè nella sala dalla
particolare acustica che permette bisbigli segreti), le sue piazze, le chiese,
i dipinti, il lago, il clima afoso d’estate quando le zanzare non danno requie.
Ma non solo: anche i sapori della sua cucina e i profumi dei suoi piatti
caratteristici aiutano a creare l’atmosfera intorno a questa città che può sembrare
una ‘Principessa addormentata’ (per restare nell’ambito delle favole) che deve
essere risvegliata.
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