Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Antonio Manzini, “Le ossa parlano”
Ed.
Sellerio, pagg. 395, Euro 15,00
Il
nome di Antonio Manzini è una garanzia- ci prepariamo a leggere il suo nuovo
romanzo con la quasi certezza che non ci deluderà. Infatti non ci delude, anche
se ci lascia con un sentimento di profonda tristezza.
Questa volta Rocco non cataloga neppure il caso come una rottura di coglioni del decimo livello. Perché questo è un caso così doloroso, un caso che suscita orrore e che più che mai rende necessario e urgente (paradossalmente urgente, perché è un ‘cold case’) trovare il colpevole- sono le ossa di un bambino, quelle che sono state ritrovate nel bosco di San Nicolas. Doveva avere dieci, undici anni quando era stato sepolto dopo essere stato strangolato. Che cosa gli avevano fatto, prima? Facile immaginarlo, anche se ci lascia sgomenti. Doveva avere avuto una fessura tra gli incisivi superiori, si era fratturato una tibia anni prima, gli dovevano piacere i supereroi- c’era una spilletta di Capitan America nella tasca dei jeans laceri.
La squadra di Rocco Schiavone inizia a
setacciare tra i nomi noti dei pedofili dell’area di Aosta- dove fossero e che
alibi avessero in quel giorno di maggio di sei anni prima quando il bambino,
che ormai è stato identificato, era uscito da scuola e non era mai arrivato a
casa. Era stato visto, di spalle, con un uomo, dalle parti della stazione. Era
lui che aspettava, seduto sul muretto fuori della scuola? Lo conosceva, quindi?
Lo sappiamo. I romanzi di Antonio Manzini
non si limitano al filone investigativo del caso da risolvere. Rocco Schiavone
è in primo piano, ma c’è una folla di persone intorno a lui, ognuno con la sua
microstoria, ognuno che è cambiato da quando lo abbiamo conosciuto nei primi
romanzi della serie.
Rocco, prima di tutto. Sempre con il loden e le Clerks ai piedi, non più arrabbiato con il mondo intero, un poco più vecchio, un poco più triste- dopotutto né la giornalista Sandra né l’ispettrice Caterina possono sostituire Marina con cui parla ancora, un’ombra sempre presente nella sua vita. Eppure Rocco ha fatto uno sforzo per distaccarsi dal passato: ha venduto l’attico a Roma in cui era stato felice, ha bruciato i vestiti di Marina, ha chiuso, con grande amarezza, il capitolo della sua amicizia con Sebastiano, il traditore (anche se almeno uno dei suoi amici vuole inseguirlo in Sud America per fare giustizia).
Anche la vita dei poliziotti della sua
squadra è andata avanti- vedremo che ne sarà di Italo che non ha smesso di
giocare e che Rocco tratta come un reietto, Deruta riesce ad esporre i suoi
quadri e Rocco ‘obbliga’ tutti, di nascosto, a comprargliene almeno uno ( dove
li appenderanno poi?, qualcuno suggerisce la stanza da bagno), l’anatomopatologa
Michela Gambino è innamorata, Gabriele sembra essersi ambientato a Milano e
Lupa mette al mondo tre cuccioli.
Sono i cagnolini appena nati che fanno
scattare in Rocco il ricordo di quando, con Marina, parlava di un loro bambino
che non era mai arrivato. Lo avrebbe mai desiderato, Rocco, un figlio? Sì,
perché gli sarebbe rimasto qualcosa di Marina. Eppure il tema dell’infanzia, che
è il nodo centrale del romanzo, è dolce solo nell’immaginazione di un bambino.
Nella realtà c’è il divario tra la sacralità dell’innocenza di un bambino e le
perversioni adulte che violano questa innocenza, che arrivano a sfruttare la
fiducia di un bambino per scopi immondi. E i pericoli dei tempi in cui viviamo
sono maggiori che in passato- l’esplorazione del dark web che Ugo, il mago dei
computer, illustra a Rocco sono un indizio raccapricciante.
Un ottimo romanzo di indagine poliziesca.
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