Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
cento sfumature di giallo
Petros Markaris, “L’omicidio è denaro”
Ed. La Nave di Teseo, pagg. 320, Euro 19,00,
formato kindle 9,99
Un
inizio paradossale per il nuovo romanzo di Petros Markaris " L'omicidio è
denaro". Uno shock di sorpresa per chi assiste alla scena nel libro e per
noi che lo leggiamo. Si sta svolgendo un funerale, nella bara che viene
depositata in una piazza di Atene non c'è, però, il corpo di un uomo ma il
cadavere di un ideale: la Sinistra è morta. Morto il Re, viva il Re. Un nuovo
Movimento dei Poveri sostituirà quello della sinistra. A condurre le esequie
c'è Lambros, l'ex comunista che è diventato intimo amico della famiglia del
commissario Kostas Charitos, tanto che il nipotino di Kostas, figlio di sua
figlia Caterina, è stato chiamato Lambros in suo onore.
Un inizio che ci scuote dal torpore
della consuetudine e che introduce quello che è il tema di fondo del
romanzo- una presa di coscienza del divario sempre più grande tra Ricchi e
Poveri, del fatto che i poveri non sono più soltanto gli ultimi della terra,
gli immigrati, i nullafacenti, ma che a questi si sono aggiunti i giovani che
hanno visto diminuire le possibilità di lavoro e coloro che appartengono alla
fascia di età dei cinquantenni- gli ex borghesi che hanno perso il lavoro per
la crisi economica e hanno poche speranze di esser assunti.
Sul filone narrativo a sfondo socio-economico si innesta quell'altro più noir degli omicidi su cui Kostas dovrà indagare e la novità del romanzo è che la regia dei due filoni è affidata a due protagonisti diversi, Lambros e Kostas. Che gli omicidi abbiano a che fare con i soldi è subito chiaro quando si scopre l'identità di chi è stato ucciso. Il primo morto è un arabo saudita (ormai sono gli arabi degli Emirati i nuovi magnati), il secondo è un cinese (chissà che ne pensa Mao, se è in qualche aldilà da cui vede come è cambiata la Cina), il terzo è un greco. I primi due avevano in programma di investire soldi in Grecia- costruendo dal nulla una località turistica l'uno, comprando e ristrutturando appartamenti da affittare il secondo. Il terzo aveva anche lui a che fare con gli investimenti e aveva scritto degli articoli sulla follia che portava ad uccidere chi avrebbe potuto tirare fuori la Grecia dalla crisi che la stava affossando. Le modalità degli assassinii è sempre uguale, l'arma è un coltello, la firma dell'assassino è una canzone che i rari testimoni hanno sentito: "che te ne fai dei soldi, non hanno anima/ e se li amerai ti porteranno malasorte e rovina". Quello che apprezzo sempre di Petros Markaris è la sensibilità che mostra verso le problematiche economiche e sociali della realtà in cui vive, anzi, in cui viviamo, perché la situazione in Grecia non è molto diversa da quella italiana. Non è un caso che l'Italia sia tirata dentro come esempio da seguire in questo suo romanzo. Il Movimento dei Poveri voluto da Lambros viene avvicinato a quello delle Sardine. C'è una sorta di passaparola in termini elogiativi del movimento italiano e c'è anche un personaggio italiano che prende la parola durante una delle manifestazioni che, per restare pacifiche, assumono sempre più un carattere quasi folcloristico.
C'è poi l'altra caratteristica dei romanzi di Markaris che lo differenzia dai romanzi di genere del momento ed è quel filone intimistico-familiare che offre uno squarcio di quotidianità. La famiglia di Kostas si è allargata- figlia, genero, amici, lo zio Lambros si uniscono a Kostas per gustare i manicaretti della moglie. Adriana può soddisfare il suo più o meno conscio desiderio di protagonismo preparando la zuppa di fagioli da distribuire gratuitamente ad un incontro del nuovo Movimento in cui le varie componenti offriranno il piatto dei poveri del loro paese (è la panzanella per gli italiani).
Se ci sono meno battibecchi divertenti tra Kostas e la moglie, è perché il piccolo Lambros reclama l'attenzione di tutti. Kostas sullo schermo
Ecco, forse c'è un po' troppa vita di famiglia
nel romanzo di questo autore la cui cifra narrativa è la predilezione per le
tinte stemperate. Markaris non ama la violenza e neppure la descrizione della
violenza. Non c'è mai una forte tensione nei suoi libri, né una azione
convulsa. Più che rivolgere la nostra attenzione alla caccia all'assassino
sintonizziamo le nostre antenne sulla frequenza di quelle dello scrittore che
riescono a cogliere ogni segnale di disagio.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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