Voci da mondi diversi. Turchia
love story
la Storia nel romanzo
Kemal Yilmaz, “Elefteria di Istanbul”
Ed.
Brioschi, trad. Tina Maraucci, pagg. 204, Euro
Atene. Fa molto caldo quel 25 luglio 1989
quando viene accompagnata al cimitero la salma di Elefteria. Lascia una sola
figlia dal nome romantico, Magnolia, che cerca di farsi forza pensando che sua
madre si riunirà all’uomo che amava tanto, il padre che Magnolia non ha mai
conosciuto.
“Elefteria”, dello scrittore turco Kemal Yimaz, è un romanzo che si
svolge sul filo del ricordo. Il romanzo di un amore che ha colori drammatici e
che vive nella memoria. Di un doppio amore, a dire il vero, per una città e per
un uomo che vengono ad essere un tutt’uno nella luce del ricordo che smorza le
tinte forti della violenza e del dolore. La bellissima città dei sogni è
Istanbul da cui Elefteria è fuggita con la famiglia nel 1955. Suo padre era un
dentista e lei, Elefteria, faceva la maestra. Era una donna forte che aveva
saputo ricostruirsi una vita ad Atene, guardando avanti per amore della sua
bambina, concedendosi uno sguardo indietro solo per raccontare alla figlia del
grande amore che l’aveva unita a suo padre, per cantarle la canzone che aveva
ispirato il suo nome, per parlarle del tramonto sul Bosforo e dello scintillare
delle cupole e delle strade di Istanbul. Elefteria non era più tornata in
Turchia, Magnolia non ci era mai stata.
Uno scrigno in un cassetto, un diario, una lettera della madre scritta
in turco spingono Magnolia a prendere un volo per Istanbul accompagnata da un’amica
che le farà da interprete- è come se Magnolia avesse bisogno di qualcuno che le
faccia da tramite per riappropriarsi del passato, per ricollegare i due mondi,
quello che è suo per appartenenza e quello che è diventato suo per esserci nata
e cresciuta. Seguirà le orme della madre da giovane, per vedere finalmente dove
aveva abitato, per scoprire qualcosa su suo padre.
C’è uno stacco netto tra la prima e la seconda parte del romanzo, e non
solo perché la scena si sposta da Atene a Istanbul. Cambia il colore
dell’ambientazione- da una scialba Atene ad una Istanbul di cui avvertiamo
perfino i suoni e i profumi-, cambia il tono narrativo- il filo della memoria
non è più sottile come quello dei racconti ‘lontani’ di Atene, diventa una
corda robusta quando Magnolia incontra le persone che avevano conosciuto sua
madre e ricordano l’incendio della casa di suo nonno; il dolore dei giorni di
Atene, che era stato un dolore nell’ordine delle cose, per una morte
‘naturale’, impallidisce a fianco del dolore immane, della tragedia difficile
da accettare dei fatti lontani ma sempre presenti nella mente del 5 settembre
1955. E qui si apre un capitolo di Storia poco noto, quando i greci residenti
in Turchia furono soggetti a violenze di stampo nazionalista e costretti ad
abbandonare i loro beni e cercare rifugio in Grecia. Non c’è mai niente di
nuovo sotto il sole e i fatti della notte del 5 settembre 1955 a Istanbul
quando bande di facinorosi sventrarono le case dei greci, appropriandosi di tutto quello che poteva essere portato via,
scaraventando in strada mobili e oggetti in un’esaltazione distruttrice,
ricordano da vicino i pogrom agli ebrei nell’Europa orientale o la notte dei
Cristalli in Germania. Perfino il dettaglio delle case marchiate per una veloce
identificazione degli abitanti è un déjà-vu.
La vicenda di Elefteria è racchiusa in quel 5 settembre di violenze e di
disconoscimento di vecchi amici e vicini di casa. La perdita dei beni
accumulati a fatica durante una vita intera non è più grave di quella
dell’amore. Anzi.
Il finale è esplicativo, dolce-amaro,
conciliatorio, in un romanzo che è una pagina di Storia e non solo una comune
storia d’amore.
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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
Sono molto felice di vedere il tuo articolo riguardante il mio libro. Ti auguro tante buone letture. Grazie.
RispondiElimina-Kemal YILMAZ
Grazie a Lei per le Sue parole.
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