giovedì 19 marzo 2020

Dean Koontz, “The Eyes of Darkness”


                     Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
   cento sfumature di giallo

Dean Koontz, “The Eyes of Darkness”
Ed. Headline, pagg. 388, formato Kindle Euro 3,49 (solo 1,99 quando io l’ho comprato. No comment)

      Il romanzo di Dean Koontz, pubblicato per la prima volta nel 1981, dovrebbe uscire in italiano il 20 di marzo con il titolo “Abisso”, pubblicato da Time Crime. Chissà. Forse uscirà prima in ebook. In questi giorni drammatici di pandemia da coronavirus, in cui ogni notiziario è un bollettino di guerra e la sirena delle ambulanze significa soltanto una cosa, mi ha incuriosito questo libro di cui una pagina è circolata in rete- parla di un medico cinese che ha defezionato, fuggendo dalla Cina negli Stati Uniti con l’esemplare di un virus sviluppato nei laboratori di Wuhan. Un’arma perfetta che colpisce solo gli esseri umani. È stato profetico, Dean Koontz?

      Quello del bioterrorismo non è un discorso nuovo e non intendo darvi qui informazioni che si possono trovare in internet. È sempre di internet la notizia che Dean Koontz ha apportato modifiche al suo libro dopo la caduta dell’Unione Sovietica, nel 1996.
Mentre in clima di Guerra Fredda il nemico era la Russia, la versione originale del romanzo collocava in una cittadina chiamata Gorki Leninskie il laboratorio in cui veniva creato il virus Gorki-400, letale al 100% e dopo solo quattro ore di incubazione. Dopotutto non è una coincidenza che, rimaneggiando la trama, Dean Koontz abbia sostituito Gorki con Wuhan: dal 1951 c’è a Wuhan il maggior istituto di virologia cinese. Dovremmo piuttosto domandarci se è una coincidenza che l’epidemia che doveva trasformarsi in pandemia oggi, nel 2020, abbia avuto inizio a Wuhan e non, per dire, a Shanghai o a Calcutta o a Mogadiscio.
Ho comprato il libro perché mi incuriosiva e costava pochissimo in inglese. E meno male perché, al di là di questo riferimento che ci tocca in modo particolare, non è un grande romanzo e, tutto sommato, la trama è banale e piuttosto prevedibile, sulla scia dei romanzi horror e con fenomeni parapsichici spinti veramente al di là del credibile anche per chi ci crede.
Istituto di virologia di Wuhan
      Tina Evans ha perso il suo bambino due anni prima- un incidente durante una gita con gli scout. Non le avevano lasciato vedere il corpo, le avevano detto che per lei era meglio così. Ora Tina ha la sensazione che Danny sia ancora vivo. Fa dei sogni raccapriccianti, nella stanza di Danny accadono cose che solo la presenza di un Poltergeist potrebbe spiegare. E se fosse che il bambino vuole farle arrivare dei messaggi? Se fosse che vuole farle sapere che è vivo e che ha bisogno di aiuto? Se fosse che la sta chiamando a sé?

     Tina, che si è separata dal marito dopo la morte di Danny, incontra un nuovo amore, un uomo che fa l’avvocato e che era, in passato, nei Servizi. Insieme si metteranno in cerca della verità sull’incidente in cui morirono tutti i ragazzini e i loro accompagnatori. Ovvio che sia una ricerca piena di pericoli perché nessuno deve sapere del laboratorio nascosto nella montagna dove si sperimenta il virus Wuhan-400. Ovvio che Tina e Elliot si lascino qualche morto alle spalle. Ma c’è il piccolo Danny che, in una maniera tutta sua e che Tina riesce ad interpretare, li protegge e li guida.
     Un libro da leggere per curiosità. In un altro momento non lo avrei letto.

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