Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Antonio Manzini, “Ah l’amore l’amore”
Ed. Sellerio, pagg. 334, Euro 15,00
Sala operatoria dell’ospedale di Aosta. Ma no, non stanno operando Rocco
Schiavone. Rocco Schiavone è già stato operato, gli hanno tolto un rene,
trapassato da una pallottola. A Rocco è andata bene, si sta riprendendo. E
invece il paziente sul tavolo operatorio, il ricco imprenditore Riccardo
Sirchia (stesse iniziali di Rocco, che coincidenza), muore. Un caso di
malsanità? La sacca del sangue per la trasfusione non era quella del suo gruppo
sanguigno. Mentre incomincia il linciaggio mediatico del chirurgo, Rocco fiuta
la possibilità di un omicidio. Il premio dell’assicurazione sulla vita di
Riccardo Sirchia era altissimo: a chi poteva fare gola? E inoltre l’impresa
stava attraversando un periodo difficile. Riccardo Sirchia lascia una vedova, un
figlio adulto e un figlio
illegittimo, un bambino.
Si accendono di giallo i corridoi dell’ospedale, in questa nuova puntata
della serie con Rocco Schiavone. Fuori scende una pioggia sottile, nell’aria
una tristezza che ben si accompagna all’atmosfera dell’ospedale e all’umore di
Rocco che ha cambiato le Clarks con le ciabatte ma è irascibile come sempre,
intollerante con il poveraccio che condivide la stanza con lui, incurante degli
ordini dei medici- si rifiuta di mangiare i pasti che gli porta l’infermiera,
si nutre di caffè e panettoni che trova al bar, fuma di nascosto sulle scale
anti-incendio. E poi, però, ha quei suoi momenti di tenerezza, quelli che ha
già tirato fuori con Gabriele (il ragazzo che continua ad ospitare con la madre
in casa sua), quelli che lo fanno diventare straordinariamente gentile e
compassionevole con il vecchio generale che si è infilato nel suo letto per
sbaglio, perché non c’è più con la testa. Sono i momenti alla Dr. Jekyll e Mr.
Hyde di Rocco, quelli in cui le sue asperità si smorzano e sembrano essere solo
la sua barriera di difesa dal dolore. Perché Marina, la moglie morta, è ancora
lì che gli parla, perché la notizia che c’è un acquirente per la casa di Roma
lo rabbuia, perché dimenticare è impossibile.
Rocco è sicuro che qualcuno abbia cambiato le etichette sulle sacche del
sangue e le ricerche seguono il filo rosso dei meandri dell’ospedale, vagliano
le riprese delle telecamere interne- è un mystery insolito, questo, con
un’indagine così circoscritta. Ed è insolito perché- sono l’aria festiva di
fine anno, ‘anno nuovo, vita nuova’, che alimentano le varie storie d’amore che
contrastano con l’umore nero di Rocco e la malattia e la morte nell’ospedale?
“Ah l’amore l’amore”- ci sono ben tre storie d’amore nel romanzo, e più diverse
di così l’una dall’altra non sarebbe possibile.
Quella di Antonio Scipioni
(nominato vicecommissario in attesa che Rocco torni in servizio) è una storia
da commedia buffa, con un girotondo di ben tre donne e per di più imparentate
tra di loro; quella del buon pugliese Casella,
così goffo e timido e impacciato, è come lui e ispira tenerezza; anche quella del nostro Rocco, infine, è come
lui, selvaggia e sfrenata.
La trama ‘gialla’ di “Ah l’amore, l’amore” è un poco esile ma buona e
convincente, mentre il finale di sesso e
sentimento non mi è parso adeguato al romanzo, anche se percorso da una
comicità e da un filo di ironia che lo salvano dagli eccessi. E però leggere un
romanzo di Antonio Manzini assicura sempre momenti di piacevole distrazione.
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