Voci da mondi diversi. Asia
la Storia nel romanzo
Nadeem Aslam, “Il libro dell’acqua e di
altri specchi”
Ed.
add, trad. Norman Gobetti, pagg. 400, Euro 18,00
La
disperazione bisogna guadagnarsela- dice un personaggio del nuovo
bellissimo romanzo di Nadeem Aslam, “Il libro dell’acqua e di altri specchi”- Io personalmente non ho ancora fatto tutto
quello che posso per cambiare le cose. Non mi sono ancora guadagnato il diritto
di disperare.
Perché si è tentati di lasciarsi
inghiottire dalla disperazione nella situazione disperata del Pakistan dove
vige la sharia, dove i cristiani sono una minoranza trattata quotidianamente
dai musulmani come gli ebrei nella Germania nazista, le donne portano il velo
se non il burqa e rischiano la morte se si macchiano di un amore ritenuto
colpevole- come Aysha, la figlia del chierico, rimasta vedova e sorvegliata a
vista dal cognato. Aysha che, oltretutto, si è innamorata di Lily, il guidatore
di risciò che però è cristiano- una coppia per cui presagiamo un finale tragico
quanto quello di Romeo e Giulietta, come non bastasse la dose di tragedia che
hanno già avuto entrambi nella loro vita. Per Lily la morte della moglie (lui
ha cercato di ucciderne l’assassino appena questi è stato rimesso in libertà),
per Aysha non solo la morte del marito ucciso da un missile americano, ma anche
la grave menomazione subita dal figlio bambino che ha perso entrambe le gambe a
causa di un drone.
La
tragedia è all’ordine del giorno in Pakistan, nella cittadina di Zamana (nome
fittizio, possiamo pensare a Lahore). E il romanzo di Nadeem Aslam ne segue il
filo nelle vicende dei suoi protagonisti, una coppia di architetti musulmani
non osservanti, due intellettuali illuminati e colti, Massud e Nargis. Mentre
una catena umana trasferisce i libri sacri dalla vecchia sede nella nuova
biblioteca, Massud resta vittima accidentale di una sparatoria. Chi ha sparato
è un americano che si spaccia per diplomatico, più probabile che lavori per i
servizi segreti. Un tribunale pakistano non può permettersi di condannare a
morte un americano, se poi è davvero un diplomatico, gode dell’immunità. Per
rilasciarlo, però, è necessario il perdono della moglie dell’uomo che è morto.
Che si rifiuta di concederlo. Ci sono tanti mezzi per convincerla. Anche perché
Nargis nasconde un segreto di cui non ha mai parlato neppure al marito.
Fuggirà, Nargis, insieme a Helen, la figlia di Lily che lei e Massud hanno
cresciuto come fosse la loro propria figlia, accusata di blasfemia. E un
giovane del Kashmir insieme a loro, innamorato di Helen e inseguito da ex
compagni terroristi addestrati con lui in un campo pakistano- non volevano lo
stesso Kashmir, il giovane Imran e i terroristi, per questo lui se n’era
andato. Si nascondono in un’isola nel fiume dove Nargis e il marito avevano
costruito una moschea mai usata per un fatto di sangue avvenuto il giorno
stesso dell’inaugurazione. E c’è qualcosa di idilliaco e di utopistico
nell’isola- di per sé un’isola è tagliata fuori dal mondo e dalle sue lotte-,
nei giorni dei tre fuggiaschi spesi a ricucire con un filo d’oro le pagine di
un libro sacro, citando versi di ghazal.
Può durare questa oasi di pace e di amore? Saranno raggiunti dai loro diversi
nemici? Basterà l’acqua del fiume a fermare le fiamme dell’odio?
C’è molta violenza nel romanzo di Nadeem
Aslam, c’è molto odio nato dall’intolleranza e dall’ignoranza. C’è anche molto
dolore per il paese in cui Nadeem Aslam è nato e che ha lasciato con la
famiglia quando aveva quindici anni. Ma c’è anche la volontà di sperare nel
futuro nelle storie d’amore che si intrecciano ad onta di tutto, nell’attaccamento
dei personaggi alla loro terra che vogliono difendere dalle intromissioni
estranee- gli americani in Pakistan, gli indiani in Kashmir. E Massud, Nargis,
Helen, Imran, con la loro cultura, con la musica, con le straordinarie
costruzioni di carta che riproducono i più famosi monumenti del mondo, sono lì
per ricordarci che il Pakistan non è solo oscurantismo e attentati come quello
che coinvolge il protagonista al mausoleo di Charagar.
Nadeem Aslam è un affabulatore colto che ci
irretisce con le sue storie, proprio come la bambina Nargis catturata dalla
grande rete che si solleva verso il cielo per poi lasciar cadere gocce di
pioggia dall’umidità delle corde. E’ un visionario, un poeta (come il padre, il
poeta mancato che viene ricordato e citato in ogni libro di Nadeem con il nome
di Wadaq Saleem), un pittore che usa parole invece dei colori in una scrittura
sensuale e ricca che affascina.
lo scrittore sarà presente al Festival della Letteratura di Mantova
la recensione e l'intervista che seguirà saranno pubblicate su www.stradanove.it
trovate le recensioni degli altri libri di Nadeem Aslam sotto l'etichetta 'Voci da mondi diversi. Asia' 2014
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