Voci da mondi diversi. Francia
biografia romanzata
Shoah
Sébastien Spitzer, “I sogni calpestati”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. F.Bruno,
pagg. 308, Euro 15,30
Ho pensato al film del 2004 “La caduta”,
con la regia di Oliver Hirschbiegel, Bruno Ganz nella parte di Hitler e Corinna
Harfopuch in quella di Magda Goebbels, leggendo il romanzo di Sébastien Spitzer
che mescola realtà storica e finzione narrativa. Due filoni nel libro: uno
(quello che mi ha ricordato il film) sotto terra, nel bunker del Führer nel cuore di Berlino, e l’altro
all’aperto in una Germania devastata. Magda Goebbels, moglie del Ministro della
Propaganda, personaggio centrale del primo filone a fianco del marito e dei
suoi sei bambini, di Hitler, di Eva Braun, di Speer e dei cani del Führer, e-
nel secondo filone- i prigionieri fuggiaschi, scampati all’incendio appiccato
ad un fienile in cui erano stati rinchiusi insieme ad altri deportati ebrei- il
quindicenne Judah, Fela (la giovane donna che zoppica), la sua bambina Ava che
porta il nome della levatrice che le ha permesso di vivere, di non finire
annegata come un gattino.
La claustrofobia del bunker, la minaccia incombente
dell’Armata Rossa che avanza, con i flashback che ricostruiscono la vita della
quarantacinquenne Magda nella prima narrativa e l’aria aperta, i pericoli in
agguato ad ogni passo, nascosti in ogni casolare, con i ricordi neri di quello
che hanno passato nella seconda. C’è anche una terza narrativa- le
testimonianze degli internati dei campi, le lettere e i disegni racchiusi in un
cilindro di vecchio cuoio, portati in salvo come materiale prezioso. Perché
nessuno possa dire che si è trattato di pura invenzione, che non è successo
nulla.
Magda Goebbels |
La storia di Magda Goebbels ha un fascino
morboso, pari alla sua fascinazione per il Führer che fu il motivo, forse, per cui
lei, che era stata già sposata ed aveva un figlio, si lasciò conquistare da
Joseph Goebbels, l’intelligente ministro di Hitler, ottimo oratore, ma piccolo
di statura e zoppo nonché impenitente donnaiolo. Di Magda tutti conoscono la
fine, tutti sanno della sua incomprensibile e cieca lealtà verso l’uomo in
onore del quale aveva scelto nomi che iniziassero per H per tutti i suoi figli,
di quella vocazione al suicidio trascinando con sé nella morte, uccidendo lei
stessa i sei bambini, dopo aver rifiutato la proposta di Speer di portarli via
in salvo.
Pochi sanno invece della sua infanzia che ci aiuta a capire il suo
arrivismo e l’ansia di emergere- il fatto stesso che Magda avesse più di un
padre è indice dell’incertezza sull’identità del suo vero progenitore: era
forse l’ebreo Friedländer che morì in un campo di concentramento senza che lei
alzasse un dito per salvarlo? E nel contenitore di cuoio che passa dalle mani
di Judah a quelle di Fela e poi a quelle della piccola Ava ci sono anche le
disperate lettere di Friedländer a una figlia che non vuole saperne di lui.
La storia delle vittime, contrapposta a
quella dei carnefici, è contenuta in questi preziosi documenti, ci viene
raccontata da Fela che era internata nel blocco 24-A, da Judah che è stato
strappato alla sua famiglia senza poter dare un bacio d’addio a sua madre, dai
ricordi confusi della piccola Ava, la bambina miracolata. E poi la sorte si
capovolge, la fine degli uni è la salvezza degli altri.
Il libro di Sébastien Spitzer, reporter di
guerra che ha vinto il Prix Stanislas 2017 con questo suo primo romanzo, non
aggiunge molto di nuovo a quanto già sappiamo, ma piacciono lo stile terso e le
frasi brevi, piace la contrapposizione tra buio e luce, tra carnefici e vittime
con un finale che vede una giustizia ristabilita- a quale caro prezzo, però.
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