Casa Nostra. Qui Italia
romanzo di formazione
Giovanni
Pacchiano, “Gli anni facili”
Ed. Bompiani, pagg. 592, Euro
17,00
Forse un giorno mi dirò che,
nonostante tutto, questi che sto vivendo sono gli anni facili, gli anni facili
dell’amore, e il dolore più atroce dell’esistere lo provi quando diventi
vecchio e non sai quanto ti resterà davanti, e come sarà.
E’ la riflessione di Giacomo, il
protagonista e- forse, in parte- alter-ego dello scrittore nel romanzo “Gli
anni facili”, in un momento in cui si sente confuso dai sentimenti che sta
provando e che cerca di sbrogliare. Un romanzo che è un viaggio in quel passato
che è una terra straniera, con l’inizio in un anno preciso, il 1961, l’autunno
in cui Giacomo inizia a frequentare l’Università, facoltà di Lettere Classiche,
a Milano. Ci sono, poi, dei flash back in un passato precedente, il ricordo dei
primi amici, di un’estate in colonia finita con una brutta esperienza. Sono,
però, gli anni universitari al centro del romanzo, con le due scoperte di
uguale importanza- quella dell’amore e quella della cultura. Con un padre
direttore di una biblioteca, Giacomo non era certo nuovo alla cultura, ma le
lezioni del professore di italiano che lui chiama ‘il Maestro’ con venerazione
gli aprono nuovi orizzonti in una sete di sapere senza fine. Quanto all’amore-
ecco, Giacomo ignora tutto dell’amore. E’ timido e schivo, non si rende neppure
conto di affascinare le ragazze che gli daranno il soprannome di ‘occhi
tristi’. Giacomo sarà sempre quello che si lascia conquistare più che il
conquistatore. E, mentre lui insegue il sogno d’amore di una ragazza alta e
bionda che appare e scompare nella sua vita, una sorta di Beatrice dantesca di
cui, fino alla fine, ci domandiamo- saranno mai felici e contenti?-, varie
Gabri, Lula, Lilli, Maddi, Laura si danno il turno ad essere nei suoi pensieri
(e nel suo letto).
La Milano degli anni ‘60 rivive nelle
pagine de “Gli anni facili” ed è bellissimo ritrovarla, per chi c’era, allora.
L’atmosfera e l’ambientazione del romanzo hanno il fascino delle fotografie in
bianco e nero, con una patina un poco fanée.
Seguiamo i passi di Giacomo in via della Passione, entriamo nel cortile del
Filarete dell’Università Statale restaurata da poco dopo essere stata usata
come ospedale durante la guerra, sorseggiamo un caffè nel baretto all’angolo di
via Larga, occhieggiamo con lui le ragazze, guardiamo come sono vestite,
osserviamo che la maggior parte delle studentesse sembra appartenere ad un ceto
sociale alto- la guerra, in fin dei conti, è finita da solo una quindicina di
anni e questa è la prima generazione di donne che si iscrive in numero
considerevole all’università- bisogna avere soldi per far studiare una figlia
femmina, dopo la morte del padre Giacomo stesso fa dei lavoretti part-time. E
poi c’è la musica, i ricchi riferimenti a canzoni e a brani jazz, e quelli ai
libri- Giacomo è un lettore onnivoro, viene spontaneo chiedersi quanti suoi
coetanei di oggi abbiano letto così tanto. A quel tempo passato (sembra ieri
per chi lo ha vissuto, ma è mezzo secolo fa) appartiene anche il codice di
comportamento tra ragazzi e ragazze ed è interessante leggerne da un punto di
vista maschile. Anni pre-pillola, anni in cui si faceva l’amore (se la ragazza
ci stava ad andare fino in fondo) di nascosto dai genitori, in cui, in ogni
caso, il primo rapporto avveniva più tardi di adesso, spesso nella totale
ignoranza di ‘come’ si facesse.
Questa è la parte più bella e riuscita
del romanzo di formazione di Giovanni Pacchiano. Finiamo per stancarci, invece,
delle varie vicende di amori e amici- alcune delle storie risultano troppo
melodrammatiche, un poco stucchevoli come scene di una soap opera televisiva.
La fine è colma di una tristezza che si avverte personale- quando diventi vecchio e non sai quanto ti resterà davanti, e come sarà-,
con un filo di malinconia e nostalgia per quello che si può rivivere solo nelle
parole sulla carta.
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Non è un caso che, una volta preso in mano, non si riesca a posare questo libro senza desiderare di leggerne altre pagine.
RispondiEliminaNon è un caso che si riesca a scorgere, anche solo dopo il primo capitolo, più di un livello di lettura, con chicche e Easter Eggs che lo impreziosiscono e lo rendono un “must” nella libreria di ogni lettore.
Giovanni Pacchiano, l’artefice di questo splendido romanzo dedicato ai giovani e all’amore, è un letterato vero: uno scrittore moderno e di grande cultura, che sa unire armoniosamente forma e contenuto, fantasia e realtà, carne e sentimento.
Sono 580 pagine, ma sono leggere come il vento, e come il vento mi hanno fatto volare via. Forse perché sono un inguaribile romantico.