Casa Nostra. Qui Italia
biografia
Anna Folli, “MoranteMoravia. Una
storia d’amore”
Ed. Neri Pozza, pagg. 297, Euro
18,00
“MoranteMoravia”. Entrambi i cognomi.
Guai a sbagliare, anche solo ad accennare che Elsa Morante era sposata con
Alberto Moravia. Una volta che lui le aveva indirizzato una lettera come ‘Elsa
Moravia’, perché si trattava di una cosa urgente e temeva il postino non
sapesse che abitava con lui, la furia di Elsa era stata feroce. Storia di un
amore che, tra alti e bassi, con infedeltà e separazioni, con liti e
rappacificazioni, durò tutta una vita. Storia di due giganti della letteratura,
diversi quanto lo si può essere. Storia di un ambiente culturale, di un circolo
di amici con nomi che diventeranno famosi nel mondo della letteratura, del
cinema, dell’arte. Storia d’Italia nel mezzo secolo che va dagli anni ‘30 agli
anni ‘80 del ‘900. Il libro di Anna Folli è tutto questo, la biografia
intrecciata di due persone che si legge come un romanzo che ha il fascino di
una storia vera.
Il loro primo incontro fu un colpo di
fulmine, almeno per la ventiquattrenne Elsa che, al momento di lasciare il ristorante,
fece scivolare le chiavi di casa sua in mano di Alberto. Anna Folli, però,
prima di raccontare del loro incontro, ci parla dell’infanzia e della
giovinezza dei due scrittori- Elsa segnata da una storia famigliare che non
poteva non influenzarla per tutta la vita (il padre naturale suo e dei suoi
fratelli e sorelle non era il marito della madre, l’Augusto Morante di cui
tutti portavano il cognome), Alberto colpito dalla malattia che lo costrinse
per lunghi periodi all’immobilità. Il loro amore iniziato del 1936 sarà sempre
tempestoso, forse soprattutto per il carattere di Elsa, capace di grandi
passioni e di generosità, ma anche suscettibile e ombrosa, con un esacerbato
bisogno di autonomia. Da parte sua Alberto si prendeva delle distrazioni, e
però era Elsa che amava, di Elsa che aveva bisogno per il suo equilibrio. Era
impensabile, per ognuno dei due, stare l’uno senza l’altra. Erano tempi
difficili, entrambi erano antifascisti e passarono insieme il durissimo inverno
del ’43, nascosti sui monti laziali dove erano fuggiti quando Alberto era stato
avvisato che era in una lista di deportazione. Elsa non si staccò mai dal suo
fianco- per tutta la vita, d’altra parte, anche quando già Alberto viveva con
Dacia Maraini, quando Elsa subiva il fascino di artisti giovani e omosessuali,
l’uno o l’altra accorrevano in sostegno di chi dei due ne avesse bisogno.
MoranteMoravia erano orgogliosi dei loro successi,
quando iniziarono ad arrivare. Il Premio Strega per Elsa con “L’isola di
Arturo”, per Alberto con “I racconti”. Le traduzioni all’estero, gli inviti.
Sono tanti i nomi famosi che balzano fuori dalle pagine del libro di Anna
Folli, li ricordiamo e li conosciamo tutti, da Luchino Visconti a PierPaolo Pasolini,
da Natalia Ginzburg a Curzio Malaparte. E Anna Folli li riporta tutti in vita,
ci pare di vederli e sentirli parlare, nelle lettere e negli stralci di parole
riportate da testimonianze.
Quando ci separiamo da Elsa e da Alberto
proviamo una grande tristezza e una cocente nostalgia. Tristezza per le
sofferenze di Elsa alla fine, lei che era così bella (il più bel viso che
avesse mai visto, secondo Natalia Ginzburg), così radiosa, con una mente così
vivace. La morte non risparmia nessuno, ma c’è qualcosa di ingiusto nella sorte
di Elsa.
Nostalgia per un passato irto di difficoltà e di prove da superare
(anche, banalmente, la fame) ma intellettualmente vivo, per anni in cui si
respirava cultura, si discuteva mettendosi alla prova. E i premi non erano già
previsti, i libri non erano merce da pubblicizzare sui social, nascevano da
un’esigenza interiore che non compiaceva il gusto del pubblico.
Il libro di Anna Folli fa nascere
in noi il desiderio di restare in compagnia di Elsa e di Alberto, di leggere o
rileggere i loro romanzi- indizio certo che “MoranteMoravia” è un bel libro.
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