Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
storia di famiglia
Succede sempre così, quando si incontra uno
scrittore o una scrittrice che si è regolarmente incontrata nel corso degli
anni- si cerca di ricordare quando è stata la volta precedente, ci si scambia
piccole notizie, come tra vecchie amiche, prima di incominciare a parlare del
nuovo libro. E’ stato un vero piacere rivedere Catherine Dunne e parlare con
lei.
Perché scegliere una
famiglia di immigrati come protagonisti di “Come cade la luce”? E perché provenienti
da Cipro?
Perché “Come cade la luce” è il secondo
romanzo di una trilogia di cui il primo era “Un terribile amore”, ed è basato
liberamente sul mito di Fedra, così come “Un terribile amore” riinterpretava il
mito di Agamennone e Clitennestra. Per dare una continuità alla trilogia anche
questo libro doveva ambientarsi in parte a Cipro. Cipro perché è un’isola così
come l’Irlanda, Cipro perché nel 1974 ha subito l’invasione turca e nello
stesso anno l’Irlanda del Nord era travagliata dalla guerra, Cipro perché mi
sembrava ci fossero delle somiglianze tra la società delle due isole. Questo
romanzo, però, si svolge principalmente a Dublino per esplorare l’ambiente
degli stranieri, di quelli che arrivano da fuori in una società in cui, almeno
così era allora, ci sono ancora pochi immigrati: per uno scrittore quello degli
immigrati è il punto di vista più interessante.
Suppongo di sì. Phillida ha delle colpe ma
anche una devozione assoluta ai figli e io volevo mostrare che cosa sia l’amore
senza condizioni tra una madre e i suoi figli. All’inizio Phillida fa fatica ad
adattarsi, nel ’74, quando lei ha lasciato la sua isola, il femminismo non
aveva ancora raggiunto Cipro e lei si sente a disagio con la figlia che diventa
adulta e che prende da sola le decisioni per la sua vita. Sì, è l’ideale della
madre, ma è anche più complicata di così. Phillida cresce come persona dopo la
morte di Mitros e capisce il valore della vita indipendente per la donna al di
fuori della famiglia. Si crea una vita per sé quando, dopo la morte di Mitros,
la sua vita non è più quella di prima.
Alexia, la figlia ribelle. Pensa che sia più difficile crescere un
teenager maschio o femmina di questi tempi? Oppure i problemi sono gli stessi
per entrambi?
Direi semplicemente che è difficile
allevare dei teeenagers. Il compito dei teeenagers è rendersi indipendenti, è
combattere. Di recente è aumentata la paura per la sicurezza sessuale delle
ragazze, ma sono frequenti anche gli attacchi a caso contro i ragazzi: c’è più
violenza nella società di oggi. Maschi e femmine pongono problemi diversi ma
rappresentano entrambi delle sfide. Però io sono ottimista: se riusciamo a mantenere
una comunicazione costante con loro, se continuiamo a parlare, penso che
possiamo farcela.
Belfast 1974 |
Melina, che è la vera ribelle, il vero personaggio non-conformista del
libro. E’ quella che ha sofferto di più per avere un fratello handicappato? Quanto
ne risente l’intera famiglia, nonostante siano tutti così affettuosi con il
ragazzo?
Mitros è il cuore pulsante, è il centro
attorno al quale ruota la famiglia Emilianides. Gli effetti della situazione di
Mitros sulle sue sorelle sono tremendi, perché non capiscono. Mitros ha bisogni
enormi e sia Alexia sia Melina soffrono: Alexia perché si è sentita esclusa
dopo la nascita del fratello, perché è consapevole della rottura che ha portato
con sé e prova nello stesso tempo risentimento e amore. Melina è stata caricata
di una responsabilità troppo grande per la sua età anche se è cresciuta insieme
a questo dramma. E’ una responsabilità che filtra ovunque nella vita di Melina
e che la fa diventare una persona che decide di non conformarsi più.
Gli uomini- quasi tutti- non fanno una gran bella figura nel romanzo.
Di certo sono più deboli delle donne e, se sembrano forti, come Cormac, c’è
qualcosa di nascosto dietro la forza apparente. Che cosa pensa degli uomini di
oggi, vecchi e giovani?
Non sarei in grado di dire come sono gli
uomini di oggi. Devono affrontare grosse pressioni. I giovani si devono
adattare ad un nuovo modo di essere per il quale non hanno nessun esempio da
imitare. Si chiedono quale sia il loro ruolo: non è più quello del
capo-famiglia e neppure di quello che porta il pane a casa. Devono affrontare
nuove sfide. Per i più anziani, invece, penso che molti abbiano difficoltà ad
adattarsi alla nuova situazione. Il cambiamento è stato grande- impossibile
mantenere la stessa maniera di considerare le donne. Sono i loro comportamenti
che devono essere modificati. Adesso poi si è rotto il muro del silenzio sugli
abusi subiti dalle donne, da ogni parte si alzano voci simili di denuncia di
abuso di potere da parte di chi ha il controllo- l’abuso di potere è sbagliato
sotto ogni punto di vista e non solo quello sessuale. E’ il controllo che è
sbagliato. Tuttavia temo anche che simili movimenti possano prendere altre
direzioni, non voglio che la questione venga estremizzata, non voglio che si
identifichino gli uomini come tutti malvagi e le donne tutte come vittime.
Dobbiamo fare attenzione e mettere in atto delle norme per proteggere le
persone.
Sono passati vent’anni dalla pubblicazione del suo primo romanzo. Vede
un cambiamento in sé stessa in quanto scrittrice? E nella sua maniera di
guardare il mondo e la società che ci circonda?
Quale sarà il prossimo mito a cui sarà ispirato il terzo romanzo della
trilogia?
Non ho ancora deciso quale sarà, ci sto
lavorando. All’inizio sono stata come folgorata da questi due miti che ho
usato, quello di Agamennone e quello di Fedra, hanno risposto a qualcosa che
era dentro di me. Non posso scrivere se non sento una passione e accadrà quando
incontrerò il mito giusto. Ecco un aspetto del mio ottimismo.
l'intervista e la precedente recensione saranno pubblicate su www.stradanove.net
Entrambe sono anche sulla pagina Facebook Leggere a lume di candela
Le recensioni dei precedenti libri di Catherine Dunne si trovano sotto l'etichetta Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda, anno 2015
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