Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
il libro ritrovato
Jojo Moyes, “Io prima di te”
Ed.
Mondadori, trad. Maria Carla Dallavalle, pagg. 390, Euro 14,90
Titolo
originale: Me Before You
“Non pensi che, in un certo senso, sia
più difficile per te…adattarti? Voglio dire, proprio perché hai fatto tutte
quelle cose?”
“Mi stai semplicemente chiedendo se vorrei
non averle mai fatte?”
“Mi sto semplicemente chiedendo se sarebbe
più facile per te se tu avessi vissuto una vita tranquilla. Vivere così,
intendo.”
“Non rimpiangerò mai e poi mai quello che ho
fatto. Perché se sei inchiodato su una di queste, l’unica cosa che puoi fare è
ripercorrere i luoghi della tua memoria.” Sorrise. Era un sorriso tirato, come
se gli costasse fatica. “Perciò, se mi stai chiedendo se preferirei ricordare la veduta del castello dal
minimarket o quella bella fila di negozi nei pressi della rotonda, allora no.
La mia vita era perfetta com’era, grazie.”
La trama in meno di dieci parole:
ventiseienne disoccupata accetta lavoro come assistente di trentacinquenne
tetraplegico. Quello che succederà ci sembra prevedibile. La copertina, con una
figuretta che assomiglia alla ‘vispa Teresa’ che insegue un uccellino invece
delle farfalle, non promette granché. Chi, come me, è allergico ai romanzi
sentimentali e pensa che l’industria dei Kleenex sponsorizzi le storie
strappalacrime, non prenderebbe mai in mano un libro come “Io prima di te” se
sotto il titolo non campeggiasse il nome dell’autrice Jojo Moyes. Può deluderci
con una banalità Jojo Moyes che ci ha incantato con “L’ultima lettera d’amore”?
Infatti Jojo Moyes non ci delude.
Nel 2007 Will Traynor è socio di una ditta
con gli uffici nella City di Londra, la sua ragazza sembra uscita da una
rivista di moda, ama le vacanze di azione- bungee jumping, scalate, rafting. E’
un uomo che ha veramente tutto- intelligenza, prestanza fisica, denaro. E’ un
vincente.
Nel
2009, quando sua madre assume Louisa Clark perché gli faccia da assistente (da
‘bambinaia’, dice lui brutalmente), quel
Will Traynor non esiste più. E’ una delle tante beffe del destino che Will
Traynor sia rimasto vittima di un incidente cittadino piuttosto che di una
delle sfide rischiose che lanciava a se stesso praticando sport pericolosi.
Investito da una moto, è stato in punto di morte. Ora è su una sedia a rotelle,
vive nella dépendance ristrutturata per lui accanto alla dimora dei genitori in
un piccolo centro che ha solo un antico castello come punto di interesse. Il
futuro non porterà alcun cambiamento alle sue condizioni fisiche, ci potrà
essere solo un peggioramento- un infermiere si prende cura di lui a tempo
pieno.
Ed
ecco che Louisa Clark irrompe nella sua vita. Louisa rappresenta l’esatto
opposto di Will, o meglio di quello che un tempo era Will. Louisa non si è mai
allontanata dall’ombra del castello di Stortfold, esce da sette anni con lo
stesso ragazzo che si interessa solo di sport, non ha ambizioni, non ha
studiato, faceva la cameriera, è felice della vita che ha. Proprio per questo la
madre di Will l’ha assunta. Non perché sia una sorta di sciocca e ingenua
Pollyanna che tinge il mondo di rosa, ma perché è vitale, spontanea,
anticonformista e bizzarra nel vestirsi, non si lascia intimidire da chi ha il
potere dei soldi. E, se l’incarico è irto di difficoltà, durerà però per un
tempo limitato: sei mesi. Louisa non si chiede il perché di questa scadenza.
Quando lo viene a scoprire per caso, ne sarà tanto sconvolta da dimettersi. Il
bisogno disperato del suo contributo economico da parte della famiglia e la
supplica della madre di Will la faranno restare. Impiegherà tutta la sua
inventiva per illuminare la vita di Will.
C’è molto di prevedibile e moltissimo che
non è affatto prevedibile nel romanzo di Jojo Moyes. E poi c’è la sua maniera
briosa di raccontare anche quello che è prevedibile che rende il suo libro una
lettura da cui è difficile staccarsi.
Il
lento crescere di affiatamento e intimità tra Will e Louisa è scontato, però la
vivacità della voce narrante di Lou, lo scambio di battute tra i due- dapprima
molto sarcastico lui, poi più accomodante senza perdere la durezza, niente
affatto remissiva lei che trova il tono giusto per tenergli testa facendolo
perfino divertire-, il mescolare gli incontri di Lou con il fidanzato e i
piccoli affanni quotidiani della famiglia Clark con la nuova vita di Lou che si
apre su nuove esperienze (anche solo vedere con Will un film sottotitolato oppure
ascoltare un pezzo di musica classica), fanno sì che la love story non scivoli
mai nel patetico e nello stucchevole.
E’
il modo in cui Jojo Moyes è capace di dare profondità alla storia di Will e
Louisa che sovverte le regole della probabilità, oltre al finale del romanzo.
Confesso: ho avuto la tentazione di andare a leggere le ultime pagine per
alleviare curiosità e tensione. Non l’ho fatto e state certi che non dirò una
parola di troppo. Ma, leggendo, siamo forzati a riflettere sul significato del
titolo- chi era Lou prima di incontrare Will? e Will, prima di conoscere Lou?-,
su quanto si possa cambiare e non tanto, gratuitamente, per amore o per far
piacere a chi ci ama, ma per la forza trascinante dell’amore che svela
possibilità diverse di guardare il mondo. Ci obbliga anche a domandarci quale
sia la frontiera tra amore ed egoismo, se l’amore ci dia il diritto di
possedere una persona, di prendere decisioni al suo posto. O se piuttosto non
significhi rendere libera la persona amata mettendola in grado di compiere
delle scelte e portarle a termine, restando sempre al suo fianco anche se ci si
spezza il cuore.
“Io prima di te” può certamente essere snobbato
come un romanzo sdolcinato scritto da una donna per delle donne. E’ vero che non
lo regalerei ad un uomo. E però, che bella lettura intensa, con personaggi che
non si dimenticano.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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