Voci da mondi diversi. Francia
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Theresa Révay, “L’altra riva del Bosforo”
Ed. Beat, trad. R. Boi, pagg.
362, Euro 13,52
Istanbul.
Una città costruita sulle due rive del Bosforo. Una città con due anime, una occidentale e una
orientale. L’una non potrebbe fare a meno dell’altra. Perché quella è la
ricchezza di Istanbul, quella è la sua pienezza.
E’ il 1918. La guerra è appena terminata e la Turchia è tra i paesi
sconfitti, essendosi schierata a fianco della Germania. Truppe di occupazione inglesi e francesi sciamano per la capitale,
spadroneggiando, reclamando per sé le abitazioni private. La posizione della Turchia
è debole al tavolo delle trattative. Morto Mehmet V, il sultano che aveva
dichiarato la Jihad contro l’Inghilterra nel 1914, gli era succeduto il
fratello Mehmet VI i cui ambasciatori furono incapaci di opporsi alla durezza
del trattato di pace che riduceva i confini della Turchia, riportandola ad
essere un paese di pastori e agricoltori.
Il
paese si divide in due tra coloro che mantengono la fedeltà al sultano e i
nazionalisti che stabiliranno un nuovo governo ad Ankara sotto la guida di un
ufficiale carismatico, Mustafa Kemal
che avrebbe poi cambiato il suo nome in Mustafa Atatürk nel 1934. Cambiamento altamente significativo non
solo perché Atatürk
significa ‘padre della patria’- che Mustafa Kemal fu veramente-, ma anche
perché, dettaglio di grande portata e indice della sua volontà di
occidentalizzazione della Turchia, Atatürk
divenne il suo cognome in base alla legge da lui promulgata che rendeva
obbligatorio un cognome di famiglia, mai usato nella tradizione turco-ottomana.
Il romanzo storico di Theresa Révay,
“L’altra riva del Bosforo”, si svolge su questo sfondo, in un’epoca tumultuosa
di grandi cambiamenti, in una città che incanta. Ci porta dentro i konak, le splendide abitazioni cittadine
divise in due ali, per gli uomini e per le donne della famiglia, ci traghetta
fino agli yala (le fresche residenze
estive sulla sponda asiatica, non meno splendide delle case di città), ci
descrive gli abiti orientali (squisitamente raffinati) e i gioielli delle
donne, le usanze che regolano la vita sociale.
Una famiglia al centro del romanzo, quella di Selim Bey,
diplomatico al servizio del sultano, sposato con Leyla, bellissima, giovane, ardente. Hanno due figli, un maschietto
e una bambina. Anche la madre di Selim ed un suo zio vivono con loro, con i
servitori: è questa la consuetudine delle famiglie ottomane, con una gerarchia
ben definita. La fine della guerra sconvolge tutto, nel pubblico e nel privato,
nella politica e nella gestione domestica. La
casa di Selim è requisita per un ufficiale francese. E’ grazie alla cultura
e all’educazione di questi che la famiglia non deve andarsene: all’ufficiale e
alla sua famiglia basteranno le stanze dell’ala riservata agli uomini. I due
mondi, occidentale e orientale, sono venuti a stretto contatto. Più stretto
ancora: il fratello di Leyla- uno dei giovani che si sono schierati subito con
i nazionalisti- porta in casa un tedesco
ferito. Ci si può rifiutare di curarlo, anche se la sua presenza può
mettere in pericolo l’intera famiglia? resterà nascosto per mesi in una stanza
delle donne, nessuno se ne accorgerà. Davvero, nessuno se ne accorgerà? E la
presenza di quest’uomo, un colto archeologo che insegna all’università di
Berlino, non farà intravvedere a Leyla la possibilità di un legame diverso da
quello con il marito a cui è andata sposa giovanissima e che ama, pur
sentendolo lontano, ora che lei si sente pronta per scelte politiche diverse
dalle sue?incendio di Smirne |
L’inizio è un poco lento, ci si sente
spersi in un mondo e in una Storia che conosciamo poco o affatto. Poi “L’altra
riva del Bosforo” prende il volo e non
si riesce ad interrompere la lettura. Appassionante, coinvolgente. Tutti i
personaggi palpitano di vita nel
romanzo di Theresa Révay- quelli da lei creati e quelli veri, come Atatürk che si chiama ancora
soltanto Mustafa Kemal in tutto il romanzo-, e la Storia, agli alti livelli e
nelle strade, nell’assolata Anatolia, dove deve rifugiarsi Leyla dopo essersi
messa in vista come giornalista, e nelle tragiche scene dell’incendio di Smirne,
esce dalle pagine dei testi specialistici per offrirci una conoscenza di base
degli eventi.
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