Voci da mondi diversi. Penisola iberica
biografia romanzata
il libro ritrovato
Javier Moro, “Il sari rosso”
Ed. il Saggiatore, trad. Giuliana
Carraio e Eleonora Mogavero, pagg. 578, Euro 18,50
Tre donne della famiglia Gandhi hanno indossato, nel giorno delle nozze,
il sari rosso fatto con il cotone filato da Jawaharlal Nehru in prigione:
Indira Nehru che andò in sposa a Feroze Gandhi (nessuna parentela con il
Mahatma), l’italiana Sonia Maino che sposò Rajiv Gandhi, figlio primogenito di
Indira, e Priyanka Gandhi, figlia di Rajiv e di Sonia, così simile alla nonna
Indira da domandarsi se non sia la sua reincarnazione. Tre donne che si
sposavano per amore, con una decisione contrastata: né il padre di Indira, né
quello di Sonia erano contenti della scelta delle figlie. Proprio come, anni
più tardi, Sonia non avrebbe approvato il matrimonio di Priyanka. E’ già un
indice del loro carattere, la fermezza delle loro scelte?
“Il sari rosso” è la storia della vita di
Sonia Maino, la ragazza di Orbassano che
a diciotto anni si innamorò di Rajiv Gandhi e lo sposò, seguendolo in
India. Non ci sarebbe poi molto da dire su Sonia per quasi trent’anni, ma non è
proprio possibile parlare di lei senza parlare di Indira e di tutta la famiglia
Gandhi, e, a questo punto, non si può parlare dei Gandhi senza parlare
dell’India. Come ha detto Priyanka dopo le ultime elezioni che hanno visto
Sonia portare il partito del Congresso alla vittoria, “Non siamo mai stati
padroni della nostra famiglia. L’abbiamo sempre condivisa con il paese.” Come a
dire che i Gandhi sono l’India e l’India è i Gandhi.
E allora Javier Moro, con
un metodo narrativo che richiama quello di Lapierre e Collins nella loro famosa
serie di libri in parte romanzi, in parte storia, in parte inchiesta
giornalistica, ci offre un romanzo appassionante e vibrante di ideali e di passioni,
politiche e famigliari, palpitante di voci diverse, ricco di profumi che ci
sono venuti a noia, tanto sono stati arieggiati in romanzi sciropposi quanto i
film di Bollywood, se non fosse che Javier Moro li mescola ai rumori della
Storia, con un occhio altrettanto attento al dettaglio dei colori dei sari
indossati da Indira e da Sonia nelle varie occasioni quanto a quello delle
problematiche economiche e militari dell’India.
Dalle pagine de “Il sari rosso” balza
fuori l’immagine della timida italiana che fece un salto nel buio, quando
arrivò a Nuova Delhi nel gennaio del 1968 per sposare Rajiv un mese dopo.
In
un’epoca in cui tutto era difficile- viaggiare, telefonare, scrivere lettere
che impiegavano anche settimane ad arrivare-, la distanza dell’Italia
dall’India era come dall’Italia alla luna oggigiorno. Sonia amava Rajiv. Sonia
rimase nell’ombra fino alla morte di Indira e poi di Rajiv, ma in un’ombra
necessaria, senza la quale non si potrebbe stare al sole. Il libro di Moro ci
racconta delle difficoltà incontrate da Sonia (non ultima quella di abituarsi
al clima, lei che soffriva di asma), dell’amicizia con la suocera,
dell’ostilità nei suoi confronti da parte della moglie di Sanjay, fratello
minore di Rajiv. E, insieme, delle campagne elettorali di Indira, dei suoi
nemici, degli errori, del terribile periodo dell’Emergenza, della guerra con il
Pakistan, del dolore straziante per la morte di Sanjay, il figlio prediletto
che tanto aveva nuociuto alla sua immagine, e di come Rajiv, che avrebbe amato
continuare a fare il pilota di aerei, aveva dovuto entrare in politica.Sanjay e Indira |
A mano a mano che procediamo nella
lettura, mentre la morte falcia uno dopo l’altro i membri della famiglia
Gandhi, noi ammiriamo sempre più la figura di Sonia, la donna spezzata in due
dalla morte di Rajiv che infine decide di accettare la candidatura che il
partito del Congresso le offre perché non siano state inutili le morti del
marito e della suocera, perché l’India democratica e laica non piombi indietro
nell’oscurantismo e nelle lotte di religione.
E pensiamo anche che bisognerebbe
parlare di più di donne come lei, che sarebbero un esempio di gran lunga
migliore delle ‘sciacquette’ che troppo spesso occupano le prime pagine dei nostri
giornali.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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